Il contrasto tra Darwin e i credenti
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L’evoluzione come teoria scientifica non è affatto in contrasto con la fede, dal momento che tutto ciò che evolve, deve anzitutto, in primo luogo, esistere. La fede in un Dio Creatore spiega appunto l’esistenza di qualcosa, invece che del nulla. Quanto poi alla modalità con cui l’evoluzione si è realizzata, tutte le ipotesi possibili sono compatibili con l’idea di Dio. Occorre però evitare di fingere di avere un’idea sufficientemente chiara e precisa di quanto è accaduto: la verità è che se sulla microevoluzione tutti gli scienziati concordano, sulla macroevoluzione, invece, vi sono posizioni estremamente differenti e discordanti.
L’unica tesi che un credente, ma anche una persona che non voglia abdicare alla ragione, deve respingere, è l’idea che l’evoluzione, cioè la varietà, la discontinuità e l’ordine che si osservano in natura, sia frutto del caso. Allora perché tanti contrasti tra credenti ed evoluzionismo? Anzitutto perché gli evoluzionisti hanno spesso ritenuto di poter travalicare il piano scientifico, sperimentale, per proporre il dogma materialista. Un simile errore è già presente in origine, nello stesso Darwin, allorché volle identificare tout court l’uomo con l’animale, ignorando che oltre alla sua natura corporale, l’uomo possiede una natura spirituale, altrettanto vera ed evidente. Dalla negazione della dignità soprannaturale dell’uomo, Darwin e suo cugino Galton trassero conclusioni etiche aberranti.
E’ un dato di fatto che la stessa parola “eugenetica” è stata inventata da sir Francis Galton, cugino di Charles Darwin: i due parenti erano in ottimi rapporti, ed anzi Darwin cita Galton in numerosissimi punti. Ebbene Galton era convinto che gran parte delle caratteristiche di una persona, sia fisiche sia morali, fossero ereditarie, e che la selezione artificiale dovesse collaborare con quella naturale per creare “razze più adatte” (fittest), “migliorare lo stock umano” igienizzandolo dalle pericolose e subdole “macchie ereditarie” (C. Fuschetto, “Fabbricare l’uomo”, Armando). Scriveva Galton: “Se venisse speso in provvedimenti per migliorare la razza umana anche solo un ventesimo dei costi e dei sacrifici che si spendono per migliorare la razza dei cavalli e dei bovini, che galassia di genii potremmo creare! Potremmo introdurre nel mondo profeti e gran sacerdoti della civilizzazione così come ora possiamo moltiplicare gli idioti mettendo insieme i cretini” (citato in Cascioli e Gaspari, “Le bugie degli ambientalisti”, Piemme, 2004). Dalle idee di Galton, per comune ammissione, sarebbero nati esperimenti devastanti di eugenetica, come ad esempio le sterilizzazioni di massa dei “non adatti” attuate in America poche decine di anni più tardi (a farne le spese furono soprattutto immigrati italiani e irlandesi ritenuti nocivi e geneticamente inferiori, vedi M. D’Antonio, “La rivolta dei figli dello Stato”, Fandango). Ma cosa pensava Darwin rispetto a tutto ciò? Scriveva, ne “L’origine dell’uomo”: “D’altra parte, come ha rimarcato Galton, se le persone prudenti evitano di sposarsi, mentre invece gli sconsiderati si sposano, gli individui inferiori della società tenderanno a sopravanzare quelli superiori”. E’ scienza questa? Chi sono i “superiori”, gli “inferiori” e cosa significa “sconsiderati”? Nel paragrafo intitolato “influenza della selezione naturale nelle nazioni civili”, Darwin, dopo aver lamentato che troppe persone vengono salvate da ospedali, “leggi per i poveri” e medici, quando la natura giustamente le eliminerebbe, aggiunge: “Greg e Galton hanno molto insistito sull’ostacolo più importante, esistente nei paesi civilizzati, contro l’incremento di numero degli uomini di classe superiore, cioè sul fatto che i più poveri e negligenti, che sono spesso degradati dal vizio, quasi invariabilmente si sposano per primi, mentre i prudenti e frugali… Ovvero, come scrive Greg: ‘L’Irlandese imprevidente, squallido, senza ambizioni, si moltiplica come i conigli; lo scozzese frugale, previdente, pieno di autorispetto… trascorre i suoi migliori anni nella lotta e nel celibato… Nell’eterna lotta per l’esistenza è la razza inferiore e meno favorita che ha prevalso ed ha prevalso non ad opera delle sue buone qualità ma dei suoi difetti’”.
Non è razzismo, classismo, e quant’altro, tutto questo? E cosa dice Darwin sulle donne, dopo aver spiegato che il loro cervello è più piccolo, analogamente a quello delle scimmie, di quello degli uomini? Afferma con convinzione “l’attuale disuguaglianza delle qualità mentali tra i sessi”: “Si crede generalmente che la donna superi l’uomo nell’imitazione, nel rapido apprendimento e forse nell’intuizione, ma almeno alcune di tali facoltà sono caratteristiche delle razze inferiori e quindi di un più basso e ormai tramontato grado di civiltà.
La distinzione principale nei poteri mentali dei due sessi è costituita dal fatto che l’uomo giunge più avanti della donna, qualunque azione intraprenda, sia che essa richieda un pensiero profondo, o ragione, immaginazione, o semplicemente l’uso delle mani e dei sensi… In questo modo alla fine l’uomo è divenuto superiore alla donna”. A nota di ciò Darwin, col solito razzismo, pone una frase di Vogt: “E’ una circostanza notevole che la differenza tra i due sessi per quanto riguarda la cavità cranica, aumenti con lo sviluppo della razza, così che il maschio europeo supera la femmina più di quanto un negro non superi la negra”. Se a Marcello Scutari e a quanti amano discutere non degli argomenti ma dei titoli onorifici (i suoi devono essere straordinari), non dovesse bastare, concludo con una citazione tratta dall’ultima pagina de “L’Origine dell’uomo”, che ricorda l’idea nazista di controllare i matrimoni per mezzo dello Stato, come se appunto gli uomini fossero solo animali da riproduzione (il nazismo, diceva Hitler, è “biologia darwiniana applicata”): “L’uomo analizza scrupolosamente il carattere e l’ascendenza dei suoi cavalli, del suo bestiame e dei suoi cani prima di accoppiarli; ma allorché giunge alle nozze, raramente o mai si prende una cura simile… L’avanzamento del benessere del genere umano è il problema più complesso: tutti coloro che non possono evitare la povertà per i propri figli dovrebbero evitare il matrimonio; infatti la povertà non solo è un gran male, ma tende al proprio incremento”.