Vita e percezione della vita: riflessioni a partire dalle neuroscienze 1 – Domande sulla vita

Presentiamo, in sinergia con la rivista “Emmeciquadro”, un’ampia serie di riflessioni sulla vita, compiuta dal prof. Flavio Keller, Ordinario di Neurofisiologia presso l’Università “Campus Biomedico” di Roma, tenendo come punti di riferimento da una parte le ricerche che svolge da molti anni nel campo della neurofisiologia a livello molecolare, e dall’altra la sua funzione nella formazione degli studenti in medicina. Una rivisitazione storica dei vari tentativi di definire scientificamente che cos’è la vita, in cui si analizza il fenomeno vita nelle caratteristiche che lo distinguono dai sistemi inanimati. Ma l’auto-poiesi, l’aumento dei gradi di libertà non sembrano costituire le sole risposte possibili nella definizione di essere vivente.
Autore:
Keller, Flavio
Fonte:
CulturaCattolica.it
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La vita è una presenza reale che si differenzia chiaramente da qualsiasi costruzione mentale. L’essere vivente nella sua concretezza si colloca agli antipodi dei grandi sistemi filosofici che hanno caratterizzato le epoche passate, oppure delle «chiacchiere» che sembrano caratterizzare l’epoca post-moderna. Per questa ragione, la riflessione sulla vita riveste oggi grande importanza.
Una caratteristica della vita biologica che colpisce immediatamente è la facilità con la quale, in genere, siamo in grado di distinguere tra un essere vivente e un corpo inanimato. Sappiamo istintivamente se qualcosa è vivo e se noi stessi siamo vivi, attraverso una sorta di conoscenza per connaturalità. La vita ci è connaturale, tanto che utilizziamo analogie che fanno riferimento alla vita anche per definire fenomeni della natura inanimata, per esempio quando parliamo della nascita dell’Universo, della morte di una stella.
Questa facilità è in netto contrasto con le difficoltà che incontriamo quando dobbiamo rispondere alla domanda «che cos’è la vita». Una considerazione della natura della vita è impresa, difficile e perennemente esposta al pericolo di cadere in due opposti estremi: il meccanicismo da una parte, e un vitalismo irrazionalista dall’altra. Nella lunga storia della biofilosofia, a partire dal mondo greco, gli esseri viventi sono stati caratterizzati in base a differenti caratteristiche fondamentali: auto-movimento, auto-poiesi, generazione a partire da altri esseri viventi, auto-regolazione, auto-limitazione, capacità di rispondere a stimoli ambientali in modo finalizzato, identità sostanziale che sopravvive ai cambi materiali (identità dinamica), mortalità, capacità di conoscere il mondo e se stessi (questo aspetto assume il suo massimo grado di sviluppo negli esseri spirituali), capacità di entrare in relazione (anche questo aspetto assume il suo massimo grado di sviluppo negli esseri spirituali). Al di là delle sue caratteristiche particolari, la questione di fondo è la seguente: la vita è qualcosa di speciale, oppure no? La biologia obbedisce o no a leggi speciali che non possono essere fatte rientrare nel quadro delle leggi universali della fisica?

NOTE
1. Il termine «vita» è utilizzato con significati differenti. J. Seifert (What is Life? The Originality, Irreducibility, and Value of Life. Value Inquiry Book Series, vol. 51, H.C. Callaway, Editor, 1997, cap. 1) distingue bìos (la vita come ci appare in un corpo biologico) da zoè (la vita in quanto tale, che caratterizza tutte le forme di vita concepibili, anche gli esseri spirituali, e che raggiunge la sua massima perfezione in Dio, nel quale secondo Boezio si ha la interminabilis vitae total simul et perfecta possessio). Questo saggio fa riferimento esclusivamente alla vita biologica.