"Futuro in trance": una chiave di lettura
Le presenti riflessioni sono state scritte in occasione del corso La realtà, lo sguardo, la scrittura tenuto dal prof. Alberto Brasioli. Il testo a cui si fa riferimento è Futuro in trance (Mockingbird) di Walter Tevis- Autore:
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A sedici anni, quando ho letto "Futuro in trance" (1), giunto ad un determinato passo sono rimasto molto colpito. Avevo addosso una forte emozione, come se qualcosa mi avesse percosso. Qualcosa aveva evocato in me una corrispondenza sconosciuta, che affiorava dal profondo e diceva molto di me. Che cosa? È quanto vorrei scoprire.
Innanzitutto ecco il passo incriminato:
"Il letto era confortevole, ma non ho dormito bene. Mi sono svegliato diverse volte durante la notte e sono rimasto immobile sul materasso ad ascoltare il frusciare delle ruote sulla strada e a desiderare di poter dormire. Dopo essermi svegliato per la terza o quarta volta ho cominciato a rendermi conto di avere una sgradevole stretta allo stomaco e che la mia mente, tutt'altro che leggera, era permeata da quella sorta di disperazione che mi era familiare, ma per la quale non avevo nome. Là nel buio, col fruscio sommesso delle gomme del bus nelle orecchie, gradualmente mi è diventato chiaro: sono solo. Sono dolorosamente "solo", prima non l'avevo nemmeno saputo. Mi sono tirato su a sedere. Mio Dio! Era così semplice. Stava assalendomi la collera. Avere la mia Privacy e la mia Autosufficienza e la mia Libertà, cosa contava, se mi sentivo così? Ero in uno stato di "struggimento", e lo ero da anni. Non ero felice... non lo ero quasi mai stato. "E' terribile!" ho pensato. "Tutte quelle menzogne!" Le immagini mi sono ripassate davanti agli occhi con un senso fisico di nausea: rivedermi bambino inebetito davanti alla televisione, in aula mentre insegnanti robot mi dicevano che lo "sviluppo verso l'interiorità" è lo scopo della vita, che il "sesso svelto è meglio", che l'unica realtà era nella mia coscienza e poteva essere alterata chimicamente. Quel che avevo desiderato e voluto anche allora, era essere amato. E amare. E loro non mi avevano nemmeno insegnato la parola." (2) Devo premettere che mentre leggevo il libro si era realizzata in me una profonda immedesimazione. Ero immerso nel libro e lo recepivo non solo nel significato delle parole ma nella loro capacità di comunicare un mondo. Sentivo quello che viveva Paul ed ero in simpatia con lui.
Dunque Paul è a bordo di un Pensierobus. Ha lasciato la comunità in cui ha vissuto l'ultimo periodo di vita. Quelli di Maugre erano uomini che non condivideva, ma ha apprezzato la loro compagnia, il loro calore umano. Ed ora è in viaggio. Ha deciso di partire perché ha realizzato che vuole scoprire che ne è stato di Mary Lou. Si sente divenuto forte. Non ha paura. Durante la notte però non riesce a dormire: prova una disperazione che gli è familiare, cioè che conosce per aver già provato più volte, ma a cui non sa dare il nome. Finalmente trova il nome: "Sono solo!". Si accorge che in tutta la sua vita è rimasto sempre in uno struggimento perché era solo. Tutto il mondo attorno a lui aveva cercato di tenerlo lontano da quella essenziale verità. Tutto era stato menzogna. Si accorge che sempre, fin dalla sua infanzia, anche allora, aveva desiderato essere amato, e amare. A questo punto del libro sono sobbalzato. Perché? Perché è una essenziale verità anche mia. La presa di coscienza di Paul toccava la mia coscienza. Ho provato la sensazione di essere più me stesso, più vero. Ho desiderato la vita, una vita piena, piena di amore ricevuto e dato. Mi sono sentito forte e col desiderio di affrontare il mondo.
Mentre rileggevo il brano mi ha colpito un'altra cosa. Lo scrittore ha separato il desiderio di essere amato dal desiderio di amare. C'è una piccola pausa, un punto fermo. Prima comprende che desidera essere amato. Piccola pausa. A questo punto si accorge di desiderare di amare. Senza accorgersi del primo non avrebbe scorto il secondo desiderio; ma il secondo è completamento del primo, è necessario al primo, lo segue necessariamente.
1. Walter Tevis, Futuro in trance (Mockingbird), classici Urania nº 240, A. Mondadori, Marzo 1997. Il testo è stato pubblicato in Italia anche in una edizione della Editrice Nord con il titolo Solo il mimo canta.
2. Ivi, pp. 258-259