Re Lear 11 - Quarto atto: Edgar accetta il mistero delle cose
Non esistono eventi non riscattabili e vite che non siano preziose agli occhi della Divinità.- Autore:
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QUARTO ATTO Come Lear, un'ultima cosa può ancora fare dopo tante ingiustizie commesse: può donare i suoi beni al povero Tom, al pazzo che lo accompagna, vagando nudo per la brughiera, così la sua ricchezza sarà ripartita con chi non ha niente e la carità cristiana e la compassione potranno addolcire gli ultimi momenti della sua vita.
Gloucester: Tieni, prendi questa borsa, tu su cui si sono abbattute tutte le sciagure del cielo; sii meno infelice vedendo me più disgraziato. Cieli, fate che così sia sempre! L'uomo che vive nel superfluo e fra i piaceri, che disprezza le vostre leggi, che non vuol vedere perché è insensibile, provi subito la vostra potenza, così una giusta ripartizione distrugge il superfluo e ognuno avrà il sufficiente. (pagg.95,96)
Si lancerà dalla scogliera chiedendo agli Dei di benedire Edgar e il povero Tom lo aiuterà.
Gloucester compirà un salto credendo di buttarsi dall'alto della montagna, ma in realtà ricadrà semplicemente sul prato che calpestava poco prima.
Al suo risveglio sempre Edgar, abbandonate le vesti di Tom, senza ancora rivelarsi, si finge un mendicante che ha assistito alla scena e lo convince che ciò che ha visto è straordinario e al padre disperato insegna la gratitudine: “La tua vita è un miracolo”, gli dice; egli è caro agli dei che lo hanno protetto e salvato. Per questo non può più desiderare di morire. E non esistono eventi non riscattabili e vite che non siano preziose agli occhi della Divinità.
E il vecchio si pente del suo atto: "D'ora innanzi sopporterò il mio affanno".
Assistendo alla pena di Lear e del padre, Edgar non sente più la violenza della ribellione al suo destino e accetta il mistero delle cose:
"Quando vediamo uomini a noi superiori che sopportano gli stessi nostri mali, non possiamo più considerare nostre nemiche le nostre miserie.... lo spirito può sopportare molta sofferenza quando il dolore ha amici e il male compagnia. Come la mia pena mi sembra leggera quando ciò che piega me fa curvare il re: per lui le figlie, per me mio padre" (pag.157)
Se la sofferenza può essere condivisa, non è da uomini farsene schiacciare, ma bisogna accettarla come insegnano i due vecchi.
Nel cuore di Edgar si fanno strada una diversa visione del proprio destino e una diversa consapevolezza del valore della sua vita.
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