"Cigni selvatici" 7 - Jung Chang e la Rivoluzione culturale
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TERZA PARTE
gli anni compresi fra il 1956 e il 1978
Jung Chang
La terza parte del romanzo ha come principale protagonista delle vicende raccontate l'Autrice del testo.
A sei anni la Chang è già bambina precoce e, potremmo dire, bambina prodigio: recita a memoria brani di poesia classica, scrive senza errori e nel corso degli studi risulta sempre la migliore negli esami finali.
Abita con la famiglia in una bella casa concessa dal partito per l’alto livello raggiunto dai genitori, è felice di leggere nello studio del padre libri in prosa e poesia, di poter scrivere a sua volta, di partecipare a piccole feste e di vedere pellicole di film americani dove, con suo grande stupore, adulti e bambini non sono vestiti da straccioni come le veniva raccontato.
I due genitori attribuiscono grande importanza all’istruzione dei figli, a scuola come a casa, insegnano loro l’educazione morale, l’onestà, la sincerità valorizzando le doti che la piccola Chang rivela: la riflessione, la curiosità, il piacere della lettura, tutte doti guardate invece con sospetto dai suoi insegnanti e compagni di scuola, che la considerano eccentrica e non affidabile.
Quando frequenta la scuola media, la bambina chiede al padre secondo un’usanza ammessa in Cina, di cambiare il nome: da “Rosa Sbiadita” a “Jung”, vocabolo della poesia classica che richiama le arti antiche e i combattimenti di cavalieri.
Rispetto ai compagni però la adolescente vive un profondo complesso di inferiorità che la rende insicura e confusa: non è brava negli sport, non impara a lanciare le bombe a mano come ogni bravo studente, non condivide gli ordini che le vengono impartiti a scuola.
Si sentiva infatti molto triste quando le ordinavano di estirpare l’erba e i fiori dai prati. Mao aveva più volte in passato criticato fiori ed erba dicendo che dovevano essere sostituiti da cavoli e cotone. Ma la gente amava le piante e l’ordine veniva così spesso disatteso.
Il Grande Dittatore in quegli anni gettava le basi della sua deificazione e si comportava come un despota assoluto e incontrastato. Non amava la quiete e la pace e nel 1965 viene distrutto il clima di relativa tranquillità con la Rivoluzione Culturale (2).
NOTE
2. 8 agosto 1966. Decisione del Comitato centrale del Partito comunista cinese sulla Grande Rivoluzione culturale proletaria: “Benché rovesciata, la borghesia, attraverso le vecchie idee, la vecchia cultura, i vecchi costumi e le vecchie abitudini delle classi sfruttatrici, tenta di corrompere le masse e impadronirsi della loro mente per preparare la propria restaurazione. Il proletariato deve fare il contrario: deve rispondere a ogni sfida lanciata dalla borghesia in campo ideologico e usare le nuove idee, la nuova cultura, i nuovi costumi e le nuove abitudini proletarie per trasformare l'aspetto mentale dell'intera società. Attualmente, il nostro obiettivo è combattere e annientare quei dirigenti che hanno imboccato la via del capitalismo, criticare le "autorità" accademiche reazionarie della borghesia, criticare l'ideologia della borghesia e di tutte le altre classi sfruttatrici, e riformare l'istruzione, la letteratura, l'arte e tutte le altre branche della sovrastruttura che non corrispondono alla base economica socialista, in modo da favorire il consolidamento e lo sviluppo del sistema socialista... In questa grande rivoluzione, il fenomeno degli intellettuali che dominano le nostre scuole deve essere completamente eliminato… In ogni tipo di scuola, bisogna applicare a fondo la politica formulata dal compagno Mao Zedong secondo la quale l'istruzione deve essere al servizio della politica proletaria ed essere combinata con il lavoro produttivo, in modo che coloro che ricevono un'istruzione possano svilupparsi moralmente, intellettualmente e fisicamente per divenire lavoratori con una coscienza e cultura socialiste... Il periodo di studio deve essere ridotto. I programmi devono essere ridotti e migliorati. Le materie d'insegnamento devono essere radicalmente riformate, e alcune devono essere subito semplificate. Pur dedicandosi principalmente agli studi propriamente detti, gli studenti devono apprendere anche altre cose. Devono cioè non solo istruirsi sul piano culturale, ma anche su quello della produzione industriale e agricola e dell'arte militare, e devono partecipare alle lotte della rivoluzione culturale per criticare la borghesia.”