Il presepe: lo possiamo fare o no
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Domanda
Carissimo Nicola,
i ragazzi a scuola vorrebbero fare un presepio.
Lo possiamo fare o no.
Grazie.
Risposta
Ritengo che qualsiasi attività didattica e, a maggior ragione argomenti del programma della propria disciplina per i quali si intende proporre alla classe un approfondimento, debbano raccordarsi con la programmazione di interclasse e soprattutto tener conto delle finalità del POF.
Ora tra le finalità della scuola non può non esserci quanto la Civiltà Cattolica in un editoriale del numero 3637 indicava: “La scuola dovrebbe insegnare agli alunni il rispetto reciproco delle convinzioni religiose che, se sono diverse e anche contrastanti su alcuni punti essenziali, non sono e non possono essere nemiche e tanto meno odiarsi …”
Un POF che si rispetti ha una finalità culturale e formativa e può rettamente accogliere qualsiasi iniziativa che è in sintonia con tali finalità, purché tale collaborazione e qualsiasi intervento esterno alla scuola restino in linea con tali finalità e non abbiano altri intenti come per esempio una attività di proselitismo.
Tocca certo al collegio dei docenti verificare queste caratteristiche ed accettare quanto proposto dal docente della disciplina nel rispetto della finalità della scuola.
L’attenzione al pluralismo culturale e religioso oggi di fatto esistente nella nostra nazione, e non solo in essa, deve favorire non soltanto un atteggiamento di tolleranza ma anche capacità di dialogo con chi culturalmente e religiosamente è da noi diverso e la scuola non può non essere sensibile a sviluppare un clima di tolleranza e di dialogo nella reciproca conoscenza.
Sempre nella stessa Civiltà Cattolica nel numero 3638 del 19.01.02 si dice:
“Quanto debba essere vasto questo dialogo, e perciò quanto sia complesso, lo si deduce da un documento vaticano che parla di:
1) dialogo della vita, dove le persone si sforzano si sforzano di vivere in uno spirito di apertura e di buon vicinato, condividendo le loro gioie e le loro pene, i loro problemi e le loro preoccupazioni umane;
2) dialogo delle opere, dove i cristiani e gli altri collaborano in vista dello sviluppo integrale e della liberazione della gente …”
Quanto alle motivazioni riguardanti il preteso rispetto di una cultura, prego di leggere e possibilmente far leggere l’editoriale di “La Civiltà Cattolica”, numero 3637 del 5 gennaio 2002 dove tra l’altro si dice: “Non si rende un buon servizio [al nostro Paese] quando si tenta di privarlo dell’eredità cristiana, perché il cristianesimo – lo si voglia o no – ha permeato tutta la storia, le istituzioni sociali, il diritto, la letteratura, l’arte del nostro Paese e perfino il carattere, il modo di pensare e di sentire dei suoi abitanti” (pagina 8) e poco sopra aveva affermato: “In realtà il pericolo che corre il nostro Paese è quello della perdita di una parte essenziale della propria identità spirituale e culturale”.
Dopo tutta la vicenda del Crocifisso nella scuola e nel luoghi pubblici con quel che ne è seguito di risposte da parte di tutte o quasi le componenti della cultura, mi sembra un po’ anacronistico riproporre dei veti a un segno, sia esso il Crocifisso o il presepe, che è fortemente espressivo delle nostre radici e della nostra identità cristiana e cattolica.
Per completezza aggiungo la Risoluzione in Commissione 7-01056
presentata da PAOLA FRASSINETTI
giovedì 6 dicembre 2012, seduta n.730
La VII Commissione,
premesso che:
in occasione dell'approssimarsi delle festività natalizie, la dirigente scolastica della scuola materna di Caorso, in provincia di Piacenza, che conta circa centoventi bambini, ha vietato l'allestimento del presepe e la rappresentazione di ogni riferimento religioso, asserendo di averlo fatto per non offendere i bambini di religione diversa da quella cattolica; i genitori dei bambini hanno manifestato con fermezza la loro indignazione e contrarietà a tale decisione ed hanno chiesto che fosse allestito il presepe e che durante le recite fossero intonati anche canti religiosi natalizi; casi simili a quello di Caorso sono accaduti anche in altre scuole d'Italia e spesso la decisione di vietare l'allestimento del presepe risulta essere frutto di una sbagliata e fuorviante interpretazione del principio di integrazione sociale e rispetto del pluralismo culturale. Per favorire la convivenza con chi proviene da altri Paesi, non serve cancellare i nostri usi e le nostre tradizioni, rischiando di generare incomprensioni e barriere. Integrazione significa conoscenza reciproca e tolleranza per le diversità, senza imporre
alcuna rinuncia, impegna il Governo ad adottare le iniziative più opportune volte a garantire che ai bambini delle scuole materne e primarie venga assicurata l'opportunità di celebrare la festività del Santo Natale attraverso l'allestimento del presepe e l'organizzazione di rappresentazioni e canti natalizi di tipo religioso, garantendo che in ogni istituto scolastico siano valorizzate le nostre tradizioni culturali, scongiurando in questo modo il rischio di negare ai nostri ragazzi, attraverso l'imposizioni di astratte e fuorvianti neutralità ideologiche e religiose, l'apprendimento della propria identità e la possibilità di celebrarla nelle forme tipiche della nostra tradizione.
(7-01056) «Frassinetti»