Per un uso creativo dell'informatica a scuola: un’esperienza milanese - 2
La rivista "LineaTempo" nel suo numero 9 di ottobre/novembre 2005 ha dedicato un dossier alle possibilità didattiche dell'utilizzo dell'informatica a scuola. Pubblichiamo un contributo su una significativa esperienza milanese, a cura di Marco Giacobazzi e Paolo Zara.- Autore:
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Quando l’Istituto Besta divenne polo di riferimento per la multimedialità, molti docenti cominciarono a inserire la creazione di ipertesti all’interno dei curricula, spinti a questo dall’introduzione della cosiddetta area di progetto, un’esperienza di sperimentazione metodologica-didattica, prevista dalla C.M. n.231 del 30/7/1991. Essa avrebbe lo scopo di rendere gli studenti soggetti attivi del processo d’apprendimento, di coinvolgere e far collaborare concretamente nel progetto stesso più discipline: in questo modo dovrebbe realizzarsi un percorso basato sull’integrazione di conoscenze, capacità, interessi e impegno di docenti e discenti.
L’elemento qualificante di quest’esperienza è la realizzazione di un prodotto, che viene presentato all’Esame di stato, risultato dell’impegno e della ricerca della comunità di classe e testimonianza di un processo formativo che dovrebbe consentire allo studente di
cogliere l’unitarietà del sapere
riflettere sulle proprie capacità operative e organizzative
favorire il confronto fra scuola e mondo del lavoro
sviluppare senso di responsabilità e rispetto degli impegni
Nel corso degli anni molti sono stati i lavori realizzati all’interno o comunque sull’onda di quest’esperienza: progetti relativi a varie simulazioni d’impresa, come la costituzione di un’agenzia turistica su base cooperativa, la produzione di una guida turistica multimediale della Croazia, l’apertura di un negozio di abbigliamento giovanile e di un negozio di telefonia cellulare, con costruzione del relativo sito internet, la costituzione di una cooperativa per la produzione di software didattico, con relativa creazione di tre CD-Rom sulla Provenza, sulla Valle della Loira e su Parigi, realizzati utilizzando diversi sistemi multimediali e aventi anche lo scopo di valorizzare l’esperienza dei viaggi d’istruzione.
Quest’ultimo progetto si è concretizzato in un lavoro complesso e lungo, ma anche ricco di soddisfazioni: l’idea nacque alla fine del terz’anno, in una classe di periti aziendali del Piano Nazionale Informatico, per valorizzare il viaggio d’istruzione appena compiuto, un’esperienza spesso dispersiva e senza alcuna relazione con il lavoro didattico, attraverso la produzione di un CD-Rom sulla Provenza, da inserire in un progetto triennale che prevedesse in quarta un viaggio d’istruzione nella Loira, con relativa produzione da realizzare a cavallo del quarto e quinto anno, e infine, nell’anno scolastico 2000/01, il viaggio a Parigi, anche questa volta accompagnato dalla realizzazione di un ipertesto. Poco dopo maturò in seno al Consiglio di classe l’ipotesi di un’ulteriore definizione del progetto, poi presentato all’esame di Stato 2001, con il coinvolgimento di altre materie dell’area tecnico-scientifica (Matematica, Diritto e Finanze), sulla base della simulazione della costituzione di una cooperativa operante nel settore della produzione di software a carattere didattico.
Naturalmente non tutti i lavori hanno richiesto la mole d’impegno da parte di studenti e docenti di quelli facenti capo all’area di progetto. Alcuni sono stati realizzati nell’arco di qualche mese o, al massimo, di un anno scolastico, in particolare quelli legati ai vari viaggi d’istruzione compiuti dalle classi dell’Istituto (Borgogna, Vienna, Berlino, Sudtirolo, Normandia) oppure rivolti all’approfondimento di particolari tematiche storiche, come il Quarantotto, il Medioevo o la Grande Guerra: in tutti si è sempre cercato di coinvolgere una pluralità di docenti e di sperimentare anche altri pacchetti di software, per esempio Incomedia o FrontPage, specie dove già le competenze informatiche erano in possesso della classe, anche se poi il più utilizzato, per la sua facilità, è stato PowerPoint.
Proprio con un lavoro in PowerPoint una classe IV Ragionieri IGEA ha partecipato nell’a. s. 2004/05 al concorso “Filo diretto con il Parlamento Europeo”: l’idea vincente (in tutti i sensi, perché la classe ha vinto un viaggio a Strasburgo!) è stata quella di creare un “gioco dell’oca”, con caselle che contenevano domande, immagini, files musicale e animazioni clip-art, che consentivano di avanzare od obbligavano a retrocedere, fino alla conclusione del percorso.
Nell’anno scolastico 2001/02 l’’Istituto “Besta” divenne scuola-polo in Lombardia per un “progetto ministeriale a favore degli studenti”, che fra i suoi obiettivi si prefiggeva la costruzione di un “giornale in rete”, che, attraverso l’utilizzo di Internet, incrementasse la partecipazione alla vita della scuola e favorisse la diffusione di informazioni, giudizi, prodotti e idee degli studenti e la promozione di nuovi linguaggi per “raccontare” la scuola.
Il progetto ha permesso di arrivare alla realizzazione di un giornale on line, battezzato l’oblò, tuttora attivo, anche se per svariati motivi si è ormai in gran parte trasformato in “giornale d’istituto”, che ha partecipato a due concorsi volti alla valorizzazione dei progetti editoriali degli studenti, il primo indetto dall’Ordine dei Giornalisti, il secondo dalla Provincia di Milano, risultando in entrambi i casi uno dei “giornali studenteschi” premiati.
In conclusione, dopo anni di “esperienze multimediali”, vorremmo esprimere alcune considerazioni, sia di carattere eminentemente pratico, sia a livello teorico.
Cominciamo da queste ultime. Innanzitutto un ipertesto è più povero di un libro, salvo che non raggiunga livelli di complessità impossibili in un’esperienza scolastica, e non può offrire, nei contenuti, nulla di più di “informazioni schematiche, semplificate, parcellizzate”: tuttavia è vero che gli ipertesti, anche semplici come quelli sopra elencati, ricompongono “l’originale multimedialità del pensiero, proprio in quanto capaci di utilizzare, contemporaneamente, codici differenti” (scrittura, linguaggio delle immagini, fisse o in movimento, musica), e in questo senso costituiscono un’esperienza comunicativa intensa. Inoltre un ipertesto, per i processi analogici che mette in moto, finisce per indirizzare gli approfondimenti anche su contenuti che altrimenti sarebbero ignorati, totalmente o parzialmente, sia dai suoi “autori”, sia dai suoi “fruitori”.
In secondo luogo, se è vero che non tutti i contenuti sono valorialmente uguali e quindi intercambiabili, è tuttavia anche vero che esiste una “rete” del sapere e di ciò un ipertesto permette di assumere consapevolezza, essendo esso una rete di informazioni fittamente intrecciata, cui si può accedere attraverso un percorso personale, che quindi implica un certo grado di interattività, che manca nel semplice testo scritto. Naturalmente “solo una parte piccola delle informazioni, dei concetti, delle conoscenze accumulate” durante il lavoro preparatorio confluisce nel prodotto finale, ma questo è vero per tutti i lavori di ricerca.
Terzo, l’acquisizione di competenze informatiche è, per ora, imprescindibile in quelle scuole, come gli istituti tecnici, che danno accesso immediato al mondo del lavoro (ma crediamo che il discorso valga anche per i licei): ora, queste competenze è decisamente meglio acquisirle, per così dire, a caldo, piuttosto che a freddo, cioè applicandole immediatamente alla realizzazione di un prodotto che dovrebbe maggiormente coinvolgere gli alunni, sfruttando la loro maggiore propensione alle nuove tecnologie e proponendo un approccio pluridisciplinare, che è diventato un obiettivo importante nel lavoro didattico.
Infine, in diversi casi il risultato è stato la realizzazione di prodotti certamente non professionali, ma dignitosi e per certi aspetti “belli”, che hanno lasciato soddisfatti, cosa che a scuola non accade poi così di frequente, e che hanno posto le basi per una sorta di piccolo archivio multimediale che potrà essere riutilizzato proficuamente dal punto di vista didattico da docenti e studenti dell’Istituto, elemento quanto mai importante, visto che spesso le esperienze positive e i progetti che vengono realizzati all’interno di una classe rischiano di rimanere fini a se stessi, senza una ricaduta sull’attività complessiva di una scuola.
Veniamo ora ad alcune osservazioni molto concrete: se ci aspettavamo la “salvezza” della scuola dai nuovi strumenti informatici o dalla multimedialità, abbiamo sbagliato. Abbiamo l’impressione che si stia ripetendo quanto già verificatosi al tempo della sbornia “audiovisiva”, per cui, dopo i primi anni di entusiasmo per la novità, lentamente, ma inesorabilmente, stiamo assistendo al riflusso dell’interesse da parte degli studenti, favorito da una serie d’oggettivi limiti strutturali, in “tempi di vacche magre” difficilmente eliminabili: paradossalmente, ci sembra che quanto più i computer, Internet ecc. si diffondono fra i ragazzi, tanto più diminuisca l’interesse a utilizzarli seriamente nel lavoro scolastico, anzi, Internet in particolare si sta rivelando un elemento che favorisce la passività e l’acriticità negli studenti, al punto che tutto ciò che passa la “rete” viene ritenuto automaticamente vero, tanto da non richiedere neppure lo sforzo necessario per un “assemblaggio” intelligente!