Valentino. E' Dio che fa

Valentino muore a sedici anni, il 25 aprile, dopo due anni e quattro mesi di malattia. Sul comodino il libro di don Massimo Camisasca sulle origini di Cl. Nella sofferenza fisica una certezza: "E' Dio che fa".
Autore:
Rossi, Cristina
Fonte:
Tracce Novembre 2001
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Questa morte è stata percepita da molti come qualcosa di unico e singolare: non il prematuro interrompersi del naturale corso della vita, ma il compiersi misterioso di un'opera: l'opera di Dio.
Un giorno andai a trovarlo a casa e lo trovai in uno stato di grande agitazione. Attaccato all'ossigeno, il respiro affannoso e irregolare, il volto irrigidito dalla sofferenza e dalla ribellione trattenuta. Non sapendo come fargli adeguatamente compagnia, presi dalla borsa il libro Comunione e Liberazione. Le origini che avevo con me e gli chiesi se aveva piacere che glielo leggessi. Acconsentì.
Iniziai a leggere e mi interrompevo ogni tanto pensando che si stancasse (o che non capisse), ma lui a più riprese mi invitava a proseguire dimostrando un vivo interesse. "Mi piace, leggi".
Quando stavo per andarmene gli chiesi se voleva tenere il libro, disse che non riusciva a leggere, ma proprio in quel momento entrò il papà e sentendo il discorso si offrì di proseguire la lettura nei giorni seguenti.
Da quel giorno il libro accompagna le giornate di Valentino. Un po' tutti glielo leggono.
Legge la mamma, che sorpresa da quel singolare attaccamento al libro, gli propone altre letture, magari un po' più semplici e immediate, ma inutilmente.
Quando si risveglia e riprende piena coscienza di sé, Valentino vuole che leggano il libro.
Legge la zia, che non è cristiana, eppure è lei stessa catturata dal testo e sorpresa da come una vita così articolata possa mantenere nel tempo un forte legame al cuore e all'origine dell'esperienza (e un giorno che andai all'ospedale la trovai al capezzale del letto e immediatamente mi interpellò su questo punto).
Leggono gli amici e, soprattutto, legge il papà nelle veglie notturne ed è proprio lui a intuire, come un presentimento, il misterioso legame tra suo figlio e quel testo, tanto che gli ultimi giorni cercherà di rallentare il più possibile la lettura: una paginetta e basta, per rimandare la fine, come temendo che, letta l'ultima parola, Valentino sarebbe morto. E infatti il 25 aprile alle ore sei, letta nella notte l'ultima pagina del libro, Valentino muore.
"Davanti a Dio bisogna piegare la testa" (il papà).

Gratuità dell'istante
Valentino non è un ragazzo che ama i discorsi e le belle parole, è piuttosto insofferente alle astrazioni, ma in quel libro trova una storia di cose, fatti, particolari entro cui si svolge un Mistero, una misteriosa presenza. Ed è di quella che è assetato.
Un giorno mi raccontava della passeggiata giornaliera con papà alla sera nelle vie attorno a casa e improvvisamente si era interrotto esclamando: "Mi sono dimenticato di ringraziare per questo".
Ecco: a questo, discretamente e talora con forza, quasi gridando, ci ha richiamato Valentino: l'assoluta gratuità di ogni istante.
Come la mamma, che davanti al figlio, morto da poco nel letto dell'ospedale, ha detto: "Adesso riesco veramente a ringraziare".
A don Giorgio, che lo andò a trovare prima del Triduo di Gioventù Studentesca, consegnò queste parole per i suoi amici: "Venire al Triduo è un dono, e non è scontato. È una fortuna perché tutto ci è dato. Dì loro di vivere il Triduo intensamente, perché è il momento in cui si aderisce di più al Mistero che ogni giorno ci fa". E tutti i seimila partecipanti hanno percepito l'urto di quell'invito netto di un loro coetaneo, uno a cui piaceva la musica metal, i giochi di ruolo, i Warhammer, i fumetti, la tivù e passare le serate con gli amici; uno come loro che avrebbe potuto essere lì ed era casa nel letto.
La Via Crucis ha acquistato un'intensità e una concretezza nuove col pensiero di Valentino sofferente.

Dare significato
Una ragazza, al Triduo per la prima volta, ha saputo esprimere meglio di noi quello che è accaduto in una lettera indirizzata a Valentino che non ha mai conosciuto: "14 aprile 2001. Valentino, io non ti conosco (l'anno scorso non c'ero alla Tre giorni), ma Pontiggia continua a parlare di te. È incredibile come semplicemente dalle tue parole si riesca a sentire il legame che Gesù Cristo ha costruito per voi! Sì, Gesù Cristo, perché se no non sarebbe così forte da riuscire a sentirlo io, che non vi conosco direttamente e le seimila persone qui con me. Voglio ringraziarti perché anche se non ci sei, è come se ci fossi e così facendo hai provocato in me il desiderio di avere anch'io un rapporto di vera amicizia con la mia autorità. In voi ho sentito quello che in un primo tempo devono aver sentito gli ebrei negli apostoli il giorno della Pentecoste. Sono sempre stata diffidente, ma ora voglio dire sì, un sì concreto e per questo devo ringraziare te e Pontiggia perché mi avete richiamato all'amicizia in Dio. So che stai male, ma sono certa che Gesù in questo momento ti tiene in braccio, questo non toglie il tuo dolore, ma gli dà un significato e questo non rende la tua vita vana. In questo momento Gesù ha più che mai la faccia che tu hai. Il Mistero è in te più che mai! Il tuo dolore è per chi non conosce ancora Gesù Cristo, per chi è solo, per chi è disperato! È grande il tuo dolore! Quest'anno è la mia ultima Tre giorni e me ne vado non solo con emozione, ma con delle certezze". E ai tanti che lo ringraziavano per le parole inviate, rispondeva sbrigativo: "Prego, prego. Davo per scontato io di esserci!".
Ecco, di questo siamo grati a Valentino, di avere detto un sì pieno come ha colto il fratello: "Attraverso di lui si vedeva che quello che Dio gli ha chiesto è grande e lui ha detto un sì non sintetico, di plastica, un sì umano. In tutti i suoi limiti (da arrabbiato, disperato) è riuscito a portare a termine la sua opera. Io non ho più paura del destino ultimo che abbiamo, ho più paura di non fare il mio lavoro, cioè delle giornate in cui non porto Cristo, amorfe. Quelle in cui alla fine dico: "Qual è il senso? Cosa ho fatto?". Siamo tutti uomini di carne e questo sembra definire tutto. Prima mi sembrava tutto della realtà, invece adesso ho più il concetto del dopo, del destino. La cosa più brutta è rimanere in silenzio, non prendere posizione. È più uomo chi non ci sta a questo che uno di mezzo che non decide".

La macchia apparente
Un giorno mi fece chiudere la porta della sua camera e scoppiò a piangere, si asciugava le lacrime con un asciugamano che era lì sul letto e diceva: "Io non voglio angosciare nessuno con il mio dolore".
Spesso ha vissuto nel silenzio il proprio tormento interiore, sgomento, ma anche semplice e stupito, come un bambino, accogliendo le parole e i gesti di don Mario, che con fedeltà estrema lo ha accompagnato fino alla fine.
Un altro giorno mi ha detto: "Vedi, il male è come una macchia che intravedi sulla manica della camicia. Pensi con un semplice gesto di potertela scrollare di dosso e invece rimane lì attaccata. Eppure questa non è che apparenza. Non è tutto".
Un giorno il fratello Cristiano si è seduto vicino a lui arrabbiato per come andavano le cose nello studio e in casa e gli ha chiesto: "Come faccio?" e lui ha risposto: "Guarda me. Ho il fisico di un vecchio ottantenne e ho sedici anni. È Dio che fa".
Il giorno della sua morte sono arrivata in ospedale alle otto e immediatamente con Jonny, Miriam, Cristiano, don Mario e don Giorgio si è imposta un'evidenza: dentro il dolore c'era come una strana letizia.
Così ci siamo ritrovati a pranzo con il giro degli amici di Valentino e Cristiano, senza alcuna esitazione, ha raccolto immediatamente la testimonianza del fratello: "Fino a ora siamo stati insieme per divertirci, adesso si impone una decisione, un motivo più grande che Valentino ci ha testimoniato. Ci state?".
Ed è nata l'idea di costruire una sala studio dedicata a lui.
Dio da questi giovani cuori saprà trarre il sangue e la carne della Sua opera definitiva. Ce lo ha dimostrato. "Valentino sei scomparso ai nostri occhi, ma non sei scomparso. Tu vivi nella pienezza di Dio e agisci, anzi adesso sei più esperto di noi della vera natura della vita e quindi ti chiediamo di accompagnarci in questo cammino che per noi è ancora tutto da fare e che per te è compiuto. Vorrei dirti, Valentino, che ora tocca a te leggere il libro di Dio nella nostra vita, perché il cammino ci porti un giorno a ritrovarci totalmente e per sempre insieme" (don Giorgio al funerale di Valentino).