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La TV, la guerra e noi - n° 3

Autore:
Natale, Anna Maria
Fonte:
CulturaCattolica.it © 04.04.03



La quantità delle nostre nozioni e informazioni è enorme, ne siamo sovraccarichi, senza che esse cambino qualitativamente. In pochi giorni possiamo fare il giro del pianeta, prendere un aereo e viaggiare… allargando soltanto il nostro raggio informativo… L'informazione diventa per noi come un paio di brache di panno estero…Dove va a finire tutto il nostro orizzonte, tutta la nostra capacità recettiva quando ci togliamo i calzoni o ce li sfilano di dosso? Oppure quando portiamo il cucchiaio alla bocca. Prima di impugnare il cucchiaio, l'antico contadino cominciava col farsi il segno della croce e con questo solo gesto riflesso si legava alla terra e al cielo, al passato e al futuro" (Andrej Siniavskij, Pensieri improvvisi, 1966).


Bellissimo!
Mi è molto difficile parlare di questa guerra e della tragedia informativa di questi tristissimi giorni. Sappiamo già tutto. Sappiamo che la guerra non si combatte solo al fronte ma attraverso il tiro incrociato delle propagande nemiche. Sappiamo che ciò che è sotto gli occhi di tutti non è la guerra ma è il suo spettacolo, la sua confezione mediatica. Sappiamo che il controllo delle fonti di informazione può rivelarsi una delle armi determinanti per vincere quel territorio fondamentale che è l'opinione pubblica (l'America ha imparato la lezione del Vietnam, Saddam ha cacciato la CNN e Al Jazira manda reportages al mondo intero). Sappiamo che i civili sono bombardati: non solo bombardati dalle bombe, ma usati senza il minimo scrupolo (soprattutto donne e bambini, per non parlare delle mamme!) per eccitare gli animi e indurre sentimenti pro o contro. Sappiamo che le fonti antiamericane, predilette dai nostri tg, ci fanno vedere continuamente arabi esasperati o occidentali in piazze e marce a senso unico.
E così, dopo l'abbuffata mediatica, ci ritroviamo con le mani vuote e con la testa confusa. Chi vediamo in tv è il vero Saddam o è un sosia o è uno spezzone di repertorio? le centrali televisive di Bagdad sono state attaccate e distrutte o non è vero? a Bassora c'è stata la rivolta o se la sono inventata gli anglo-americani? Se muoiono i civili è perché le bombe non sono intelligenti o perché Saddam ha posizionato gli obbiettivi militari sotto la copertura di quelli civili? e così via all'infinito.
Insomma, quello che vediamo è la realtà o è tutto solo un'immensa fiction?
Forse il mondo dell'informazione ha deciso che una guerra così, se proprio non si poteva ignorarla (come succede per decine di altri conflitti non 'mediatici' sparsi per il mondo), se proprio non si poteva farsela piacere, poteva però diventare una gigantesca e succulenta materia da fiction, da spettacolo, da forti emozioni e colpi di scena.
La realtà della guerra ha assai poco a che fare con l'immenso spettacolo che ci viene propinato prima, durante e dopo i pasti. Quanto più la guerra viene mostrata, sezionata, analizzata, enfatizzata, tanto più essa viene in qualche modo oscurata. L'eccesso di informazioni finisce per produrre lo stesso effetto che produce l'oscuramento.
E la guerra rischia di diventare un fastidioso rumore di sottofondo con picchi in rialzo ad ogni nuova agenzia: quanto più vediamo animi esasperati e corpi dilaniati, tanto più siamo tentati di difenderci indossando la corazza della diffidenza e dell'indifferenza massificata.
Per questo vale la pena di tornare al 'contadino' di Siniavskij.
Non per nostalgia del passato: il passato comunque non torna e non si ricrea artificialmente.
Possiamo però ritrovare, nel mezzo della torre di Babele, un criterio di verifica e di giudizio.
Mille argomenti, un solo giudizio.

Ecco allora un piccolo filo conduttore nel "film" della guerra irakena, dentro questa nebulosa così sovrabbondante e contraddittoria da essere appunto assolutamente nebulosa.


1.Attenzione al Papa. Con un'avvertenza. Soprattutto da quando sono iniziati i bombardamenti, le parole del Papa vengono per lo più 'coperte' dietro montaggi di repertorio e con voce fuori campo: che sia perché ricorda tutte le guerre e non si presta ad essere usato in salsa 'pacifista' a senso unico?
2. Diffidare di tutte le schematizzazioni su un presunto 'scontro di civiltà'. Ricordarsi che quando i "valori" vengono sbandierati per fomentare odio, si 'usa' il nome di Dio.
3. Ricordarsi che tutto è confezionato in modo da indurre emozioni: pietà, rancore, sentimenti di appartenenza o estraneità. Ricordarsi che l'uomo è dotato di ragione non solo di reattività, e che la ragione ci è donata per vagliare tutti i fattori della realtà.
4. Scegliere tempi e programmi (evitare i tg durante i pasti, soprattutto se ci sono bambini). Ridurre l'esposizione mediatica. La legge della quantità, che è la legge fondamentale del sistema dei mass media e in particolare della tv, non produce qualità né produce informazione.
5. Diffidare dei 'buoni sentimenti'. Costano poco ma rendono molto. Ho retto a fatica una serata televisiva da Assisi (Raiuno, 25/03/03 h 21) dove tutto trasudava bontà, al punto che tutti erano compunti e imbarazzati (una volta tanto, perfino Vittorio Sgarbi è apparso ingessato!) e dove ho scoperto che San Francesco ha dato una svolta alla sua vita il giorno in cui ha "deciso di seguire ciò che gli dettava il cuore" (già, non lo sapevate che S. Francesco è il Santo dell'ecologia e dei buoni sentimenti?)
6. Ricordarsi che c'è una notizia che non sentiremo dire in tv: è che il padre della menzogna e della divisione sta lavorando instancabile, come sempre nascondendosi.


Come si può vedere, si tratta solo di qualche elementare ricetta di elementare buon senso familiare. O contadino.

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