Šmeman, Aleksandr - I passi della fede. Conversazioni domenicali

La Casa di Matriona, €15.00
Fonte:
CulturaCattolica.it

Come si fa a recensire un libro? A me di solito interessa capire la ragione per cui chi presenta il testo me lo consiglia. Perché poi sono capace da solo di valutarlo, comprenderlo e/o criticarlo.
Allora, per presentare il libro «I passi della fede» di Aleksandr Šmeman, vi dirò ciò che mi ha convinto a leggerlo, e vi dirò anche che non mi sono pentito.
Giovanna Parravicini, introducendo tale testo, cita questa pagina autobiografica dell’autore:

«Entravo ogni giorno, passando per rue Legendre mentre mi recavo al Licée Carnot, in St. Charles de Monceau. Sempre, nell’immensa chiesa buia, a uno degli altari si celebrava silenziosamente una messa... Qualche volta penso che proprio il contrasto tra rue Legendre e il suo frastuono, le botteghe, la gente, e questa messa così solitaria, quasi immota (una macchia di luce nella chiesa oscura)... ebbene, proprio questo contrasto abbia determinato dall’interno la mia “esperienza religiosa”, l’intuizione che sostanzialmente non mi ha più abbandonato... La strada, rue Legendre, non diventava una realtà inutile, ostile, inesistente. Al contrario, acquistava in qualche modo un nuovo fascino, comprensibile, anzi evidente solo a me, che conoscevo il suo rapporto con la “festa”, la “presenza” che si manifestava nella messa. Proprio per questo tutto mi diventava estremamente interessante: ogni vetrina, il volto di ogni passante, la concretezza dell’istante, del rapporto esistente fra il tempo, la strada, le case, le persone. E questo mi è rimasto per sempre: una sensazione incredibilmente intensa della vita nella sua fisicità e incarnazione, nella realtà, nell’irripetibile unicità di ogni minuto, del legame di cui vive ogni cosa al suo interno. Questo interesse si radicava sempre e soltanto nel rapporto tra tutto questo e ciò di cui la silenziosa messa era non solo testimonianza e memoria, ma presenza stessa, epifania, gioia... Questa “corrispondenza” è un legame, ma non a livello di idee bensì di esperienza. E non appena questa luce interiore si effonde sul mondo e sulla vita, tutto ne viene subito illuminato, e il mondo stesso diventa per l’anima un segno, un simbolo, un’attesa esultante».


Giovanna Parravicini riprende poi questa straordinaria riflessione, chiedendosi «Che cosa abbiamo dunque smarrito, noi cristiani di oggi?» Così lo sintetizza padre Aleksandr:
«Una religione senza Cristo (foss’anche il cristianesimo, foss’anche l’ortodossia) è un fenomeno negativo, direi spaventoso, con cui è pericoloso anche solo entrare in contatto. Per i primi cristiani il Suo Corpo è sull’altare, perché Egli è in mezzo a loro. Per i cristiani di oggi Cristo è qui, perché il Suo Corpo è sull’altare. Parrebbe la stessa cosa, ma in realtà è la differenza fondamentale che distingue il cristianesimo delle origini dal nostro... Nel primo caso tutto scaturisce dalla conoscenza di Cristo, dall’amore a Lui. Nel secondo, in-vece, è preponderante il desiderio di “produrre una sacralità”. Là, si è condotti alla comunione dalla sequela a Cristo e da essa scaturisce la sequela a Cristo. Qui, Cristo non sembra entrarci quasi per nulla. Sono quasi due diverse religioni».



A me sono bastate questi due brani per spingermi a una lettura che non ha mai tradito l’intuizione originale, l’impressione di verità e di bellezza.
Vi invito a fare la stessa esperienza.