In margine alle parole del Vescovo di San Marino in occasione dell’insediamento dei Capitani Reggenti

La s. Messa per l'insediamento dei Capitani Reggenti è l'occasione per il Vescovo di un giudizio sulla vita culturale, politica e civile nel nostro tempo
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Ho seguito la cerimonia di insediamento dei Capitani Reggenti e ho ascoltato con attenzione le parole del Vescovo Domenico Beneventi. E con commozione mi ha colpito il richiamo alla «dignità e sacralità di ogni essere umano».

Le parole accorate sulla libertà e sulla pace risuonano nei nostri cuori, in questo drammatico tempo in cui sembra scomparire il rispetto per ogni persona. Sia se guardiamo il panorama internazionale sia se ci soffermiamo sulle tragiche vicende di casa nostra, ci accorgiamo che l’uomo è in uno stato di sofferenza su cui dovrebbero accostarsi i nuovi samaritani della storia.
E forse questa drammaticità che ci avvolge potrebbe spazzare via ogni meschinità nello sguardo che volgiamo sulla realtà, rimettendo al centro ciò che di più caro dovremmo avere. E il Vangelo proclamato nella s. Messa di insediamento ci mostra anche il bisogno dei discepoli di Gesù di lasciarsi educare «per superare la reazione di incomprensione, disgusto e inclinazione alla vendetta che coinvolge particolarmente i discepoli in una situazione di rifiuto da parte dei samaritani, che culmina in una contraddittoria e infedele richiesta rispetto proprio allo scopo e alla missione del loro stesso maestro…»: tutti dobbiamo, di fronte alla vita e alla storia millenaria che ci contraddistingue, rimetterci ad imparare, come ha ancora ricordato il Vescovo citando le parole di s. Paolo VI ai Capitani Reggenti nel 1963: «La storia secolare della benemerita Repubblica trae di qui [una testimonianza di fede e di amore a Cristo, Re immortale e invisibile dei secoli, un atto di franca e convinta devozione alla Chiesa] il segreto della sua vitalità, la forza dei suoi ordinamenti, e soprattutto la freschezza di quelle prerogative, che la rendono ammirata anche davanti alle più grandi nazioni: il desiderio sincero e tenace della libertà e della giustizia.
Questa è stata nei secoli l’eredità gloriosa della vostra Repubblica; e questa, lo sappiamo, è la via sulla quale essa anche oggi cammina, e camminerà nell’avvenire, per il suo crescente incremento, per le sue pacifiche affermazioni nell’ordinato consesso dei popoli.»
Vivendo con intensità questo momento, ascoltando le parole di libertà, pace e giustizia, quelle parole che ci accolgono ogni volta che entriamo in questa «antica terra della libertà», ho avuto occasione di riprendere le straordinarie riflessioni del Papa emerito Benedetto XVI a proposito della libertà, che credo possano costituire anche per noi un monito e uno sprone.
Ha scritto a mons. Melina queste riflessioni: «La questione della giusta immagine dell’uomo si pone dunque come la questione pratica fondamentale nello scontro fra cristianesimo e anticristo.
Il punto centrale dello scontro, a mio parere, sarà la questione della libertà. La filosofia dell’illuminismo si è imposta con l’idea di libertà. Le parole di Schiller: “L’uomo è creato libero, è libero, foss’anche nato in catene” portano in sé, con la contrapposizione di “creato” e “nato”, un motivo di fondo cristiano. Oggi il riferimento ideale al Creatore ha perso ogni peso. Al posto di esso sta semplicemente il fatto che da sé stesso e per sé stesso l’uomo è totalmente libero e deve essere compreso e spiegato a partire dall’idea di libertà. In questo senso, libertà significa totale indeterminatezza priva di contenuto e di direttive. Si è venuta così a creare una curiosa situazione per cui, da un lato, le scienze naturali affermano di avere scoperto la completa determinatezza dell’uomo, che naturalmente viene accettata da tutti coloro che credono nella scienza. Al contempo, però, e in completa contraddizione con questo, si continua ad affermare e a praticare la tesi radicale della libertà dell’uomo.
Al contrario, per il cristiano, la libertà dell’uomo è libertà creata. Questo significa che egli porta in sé una finalità che coincide con la sua natura, vale a dire con il suo essere immagine di Dio. La libertà esiste proprio per rendere l’uomo simile a Dio. Perciò la libertà è sempre libertà condivisa nel vivere insieme al resto dell’umanità, e mai il semplice e individualistico “tutto è possibile” e “tutto è lecito”.»

Allora anche questo inizio, nell’augurio di bene per l’insediamento dei Capitani Reggenti, sarà portatore di speranza nel mondo, quella speranza che San Marino, fondatore e patrono della Repubblica, ha indicato lasciandoci «liberos ab utroque homine».

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