L'Università «cattolica» (???) di Lovanio difende il diritto all'aborto

Aborto e diritti dell'uomo. Come può dirsi «cattolica» una Università che difende l'aborto?
Autore:
Mondinelli, Andrea
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il prof. Stéphane Mercier è stato censurato e sospeso dall’università cattolica di Lovanio per avere detto la semplice verità: l’aborto è un delitto abominevole.
Tosatti, in questo articolo, http://www.lanuovabq.it/it/articoli-a-lovanio-l-universita-cattolica-difende-il-diritto-all-aborto-19365.htm
spera che intervengano i vescovi del Belgio e poi l’autorità di Roma. Spero di essere smentito, ma temo che questo non avverrà. I motivi sono profondi, essenziali, e meritano uno sforzo di comprensione. Cercherò di essere chiaro e sintetico.
Analizziamo la posizione del prof. Stéphane Mercier, che è quella della dottrina cattolica di sempre:

«Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: “Non uccidere il bimbo con l’aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita”. “Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell’uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come pure l’infanticidio sono abominevoli delitti”» (no. 2271).


In generale, la posizione dello stato laico, avallata dall’università di Lovanio, è la seguente:

«a prescindere dall’istruttoria il diritto all’aborto è iscritto nel diritto belga e il testo di cui siamo venuti a conoscenza è in contraddizione con i valori sostenuti dall’università. Il fatto di veicolare posizioni contrarie a questi valori durante l’insegnamento è inaccettabile»

Ora, su una cosa Lovanio ha perfettamente ragione: la dottrina cattolica basata sulla legge morale naturale, ossia sulla legge Eterna, ossia su “Dio, padrone della vita”, è in contraddizione con i valori sostenuti dallo stato e, quindi, dall’università. Contraddizione, aggiungo, insanabile. Ed eccone la motivazione.
Per noi cattolici, il fondamento della morale, che lo Stato deve recepire e riconoscere, è il nostro dovere verso Dio, che si esplicita nell’osservanza della legge morale naturale. Invece, per qualsiasi Stato laico, la neutralità verso Dio è costitutiva della loro esistenza, ma tale neutralità non può che essere, gioco forza, un rifiuto di Dio. Infatti, “Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde” [Mt 12,30]. La teoria liberale dei diritti umani si fonda sulla dignità dell’uomo, dignità che, però, è sganciata da Dio e si fonda sulla libertà umana di definire ciò che è bene e ciò che è male per me. Attenzione! Non riconoscere, ma definire! Capite bene, che questa società, “neutralmente” lontana da Dio, in realtà è fondata proprio sul peccato originale, paradossalmente negandone l’esistenza. In questa società, che è l’apocalittica città di Babilonia, i diritti umani sono l’ideologia, la dittatura con cui eliminare la vera dignità dell’uomo, dignità che risiede nell’essere creature a immagine e somiglianza di Dio, che da Dio sono state create per conoscerLo, amarLo, servirLo in questa vita terrena e goderne la visione beatifica in Paradiso.

Se si rifiuta la legge morale naturale, se si rifiuta Dio, non esiste un criterio per stabilire che un diritto è più cogente di un altro, perché per fare ciò è necessario usare proprio ciò che si rifiuta in partenza ossia Dio. In uno Stato siffatto i diritti umani sostituiscono i comandamenti del Decalogo, che sono espressione della legge naturale. Il filosofo Marcello Pera, nel suo libro “Diritti umani e cristianesimo”, allora, spiega bene come è nato il diritto all’aborto:

Una volta proclamati ed inseriti in una Carta, i diritti umani assumono la veste di un Giano bifronte: istanze morali da un lato e norme legali (tipicamente costituzionali) dall’altro. Mentre la faccia morale ed astratta richiede riconoscimento, quella legale e concreta che soddisfa la domanda richiede interpretazioni e sanzioni. Come ha scritto una studiosa “se i diritti devono diventare qualcosa di più di scudi di carta, allora occorre che alle corti – nazionali ed internazionali – sia concesso il potere e l’autorità di sviluppare questo processo”.

È noto che le Corti di giustizia nazionali ed internazionali si sono offerte di buon grado per assolvere il compito, ma con il risultato di creare diritto anziché solo applicarlo. Ciò è inevitabile: il giudice che legga “non sopprimere la vita” usa molti più giudizi di valore del giudice che legga “non calpestare le aiuole” data la tessitura molto aperta della nozione di vita.

Questo fenomeno provoca un paradosso: considerati come diritti non-positivi, i diritti umani finiscono per diventare positivi per altra via. Come se Giano perdesse la faccia morale a vantaggio di quella solo legale. Si realizza, in modo diverso, quello contro cui Pio IX aveva scagliato un suo anatema: lo Stato diventa fonte di tutti i diritti. Ciò che è inerente alla persona, e dunque per definizione non è nella disponibilità dello Stato, finisce col dipendere da ciò che di volta in volta è deciso da un organo dello Stato o sovra-statale. Nati come scudo protettivo contro l’interferenza dello Stato, i diritti umani diventano l’arma positiva dello Stato che perfora lo scudo.

Si consideri il caso dell’aborto. Come nasce questo “diritto”? Tramite una serie di passaggi ciascuno dei quali, presentandosi come una prosecuzione logica del precedente, ha una forza irresistibile. Si comincia con il diritto alla vita. Chi ha diritto alla vita ha diritto a una vita degna o ad “una vita veramente umana”, come dice il cap. 26 di GS; chi ha diritto ad una vita veramente umana ha in primo luogo il diritto a che non sia ostacolata da interferenze altrui; chi ha diritto ad una vita non ostacolata ha diritto ad auto-determinarsi; e chi ha diritto ad auto-determinarsi ha diritto a rimuovere gli ostacoli che possono limitarlo. A quel punto, interviene un parlamento o una corte giurisdizionale a riconoscere che una madre, la quale ritenga che un figlio ostacoli la sua vita fisica, sociale e morale, ha diritto ad abortire. E così si produce l’autofagia: il diritto alla vita finisce con l’implicare il diritto alla soppressione della vita; in generale il diritto alla dignità della persona finisce con implicare il diritto alla distruzione della persona.

Come può, allora, l’università cattolica di Lovanio sposare quest’aberrante ideologia? Come organo legato allo stato, la questione è chiara. Ma come può definirsi cattolica senza colpo ferire, senza alcun richiamo ufficiale, senza che le venga tolta questa qualifica? Perché questa aberrante dittatura dei diritti umani è penetrata anche nella cittadella cattolica ed i danni provocato sono stati, sono e saranno gravissimi. Prosegue Marcello Pera:

È la “sorprendente contraddizione” di cui parlava Giovanni Paolo II: gli stessi diritti umani intesi per proteggere la persona finiscono col minacciarla. Perché allora proclamare i diritti umani in forza del Vangelo? Perché vedere nell’evoluzione dei diritti umani l’opera dello Spirito di Dio?

Purtroppo, questa ideologia ha preso ben piede anche nella Chiesa cattolica. Vi basti, come esempio anche di linguaggio, la TERRIFICANTE citazione conclusiva del documento della Commissione Teologica Internazionale dal titolo “Dignità e diritti della persona umana” (1983):

[…] ai giorni nostri, per ciò che riguarda il riconoscimento dei diritti dell’uomo, occorre tenere presente quanto segue: ammesso che quello fondamentale della dignità umana sia da ritenere come il valore sommo nell’ordine morale e come la ragione dell’obbligatorietà giuridica, bisogna innanzitutto definire con chiarezza e precisione i diritti dell’uomo e fissarne la formulazione giuridica (PRENDO ATTO CHE A TUTTO’GGI NON ESISTE UNA CHIARA DEFINIZIONE! E MAI POTRÀ ESISTERE…NDR!). Che questi diritti fondamentali possano poi esser riconosciuti nella pratica, dipenderà dal consenso che si riuscirà a ottenere al di là delle diverse concezioni (filosofiche e sociologiche) sull’uomo. Una volta ottenuto, tale consenso servirà come fondamento per un’interpretazione comune dei diritti dell’uomo, almeno in termini politici e sociali. Ora, questo fondamento sta in quei tre principi basilari che sono la libertà, l’uguaglianza e la partecipazione (NON A CASO MANCA LA VERITÀ! NDR). Da questi dipendono i diritti relativi alla libertà personale, all’eguaglianza giuridica e alla partecipazione sociale, economica, culturale e politica. Il nesso esistente tra i tre principi basilari esclude qualsiasi interpretazione unilaterale, quale, ad esempio, quella del liberalismo (CI PRENDETE IN GIRO?? NDR), del funzionalismo e del collettivismo. […] Una volta definiti, i diritti fondamentali dovranno essere inseriti nella Costituzione e nelle istituzioni e garantiti dappertutto con sanzione giuridica. Tuttavia non si giungerà mai a un pieno riconoscimento e a una pratica attuazione universale dei diritti dell’uomo, finché tutti gli stati non riconosceranno — specie in occasione di conflitti — la giurisdizione d’un istituto internazionale, rinunciando, in quei casi, all’esercizio della propria assoluta potestà. Per ottenere un simile consenso giuridico internazionale, è necessario prescindere, metodicamente, dai conflitti dottrinali del passato e dai modelli più restrittivi, propri di alcune comunità. Parimente è necessario, nella famiglia dei popoli, che tutti — e ogni singolo cittadino per parte sua — attribuiscano grande importanza ai diritti fondamentali e mantengano vivi quei valori che ne sono la fonte (QUALE FONTE, VISTO CHE IL LORO FONDAMENTO E’ IL MERO CONSENSO! NDR).


Per questo temo che nessuno interverrà per riportare all’ordine l’università di Lovanio, perché bisognerebbe mettere in discussione, tout court, la laicità dello Stato e la dittatura dei diritti umani nella loro concezione liberale, invece si lascerà scivolare via la notizia, che presto passerà nel dimenticatoio. Dimenticatoio umano, ma non Divino! Non interverranno, perché si sono liquidati da soli (QUI)…

Cosa fare allora? Ripartire dalla sana dottrina cattolica, intraprendendo una Crociata per “Instaurare omnia in Christo”. Christus vincit, Christus regnat, Christus ímperat.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia!

P.S. è chiaro che il problema non sono Paglia, Farrell o Versaldi, ma ben altro.

Tosatti e Von Balthasar