Per fare chiarezza su #aborto e #contraccezione

Autore:
Mondinelli, Andrea
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Penso che l’enciclica Humanae vitae sia la più criticata della storia e nel contempo la meno conosciuta e la meno insegnata.
Per questo è meglio sgombrare il campo dalle solite interpretazioni fuorvianti, che purtroppo si allineano anche nella Chiesa con il denso e acre fumo dei cosiddetti porno teologi di satana (http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=37563).
Non solo non esiste conflitto tra il quinto comandamento (Non uccidere (Es 20,13). Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio (Mt 5,21-22)) ed il sesto (Non commettere adulterio (Es 20,14; Dt 5,18). Avete inteso che fu detto: “Non commettere adulterio”; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Mt 5,27-28)), ma esiste uno stretto rapporto tra la contraccezione e l’abominevole delitto dell’aborto. San Giovanni Paolo II, nell’Evangelium vitae al n. 13, mette bene in chiaro che:

“Certo, contraccezione ed aborto, dal punto di vista morale, sono mali specificamente diversi: l’una contraddice all’integra verità dell’atto sessuale come espressione propria dell’amore coniugale, l’altro distrugge la vita di un essere umano; la prima si oppone alla virtù della castità matrimoniale, il secondo si oppone alla virtù della giustizia e viola direttamente il precetto divino «non uccidere». Ma pur con questa diversa natura e peso morale, essi sono molto spesso in intima relazione, come frutti di una medesima pianta”.


Il beato Paolo VI è chiarissimo. Dall’Humanae vitae stralcio del punto n.14 posto sotto la voce “principi dottrinali”:

14. […]. È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. Né, a giustificazione degli atti coniugali resi intenzionalmente infecondi, si possono invocare, come valide ragioni: che bisogna scegliere quel male che sembri meno grave o il fatto che tali atti costituirebbero un tutto con gli atti fecondi che furono posti o poi seguiranno, e quindi ne condividerebbero l’unica e identica bontà morale. In verità, se è lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali.


Non esistono mezzi contraccettivi opportuni, al limite esistono metodi naturali ed è una grandissima differenza ontologica: i metodi naturali si basano sul naturale ciclo di fertilità della donna, ergo non impediscono mai artificialmente il concepimento! Pertanto, tali metodi, non scindono l’aspetto unitivo da quello procreativo. Tale separazione è una delle principali cause della distruzione del matrimonio cristiano e non. Inoltre, l’utilizzo dei mezzi contraccettivi non riduce o addirittura fa incrementare il ricorso all’aborto. Ecco un po’ di numeri dimostrativi. Alcuni dati sono eclatanti:

  • Quelli riferiti ad Inghilterra e Galles nel periodo 1997-2006 mostrano un modesto incremento relativo della copertura contraccettiva del 2,7%, ma una accresciuta probabilità d’interruzione della gravidanza (+7,2%).
  • In Francia, nel periodo 1978-2000 la percentuale di donne sessualmente attive non intenzionate ad avere una gravidanza che utilizzano un metodo contraccettivo è salito dal 95 al 98%, con un significativo incremento dell’utilizzo della contraccezione orale, passata nello stesso periodo dal 40 al 60% e degli I.U.D. (la cosiddetta spirale), anch’essi cresciuti dal 12 al 23%. Globalmente, quindi, si è verificato non tanto un incremento della quantità di contraccezione all’interno della popolazione femminile, virtualmente non ulteriormente espandibile, viste le altissime percentuali raggiunte già nel 1978, ma un impiego di metodi maggiormente efficaci. Nonostante questo miglioramento gli aborti sono rimasti stabili intorno alla cifra di 200.000 ogni anno.
  • In Spagna, nel periodo 1997-2003 la copertura contraccettiva nella popolazione femminile è cresciuta del 38,6%. Il tasso di abortività, anziché ridursi, è aumentato del 58,9%. Tale incremento è sostenuto soprattutto dall’aumento del 39% della propensione ad interrompere le gravidanze.
  • In Inghilterra, dove pure la contraccezione messa a disposizione delle adolescenti è massima, tra le ragazze di 16-19 anni il tasso di abortività è aumentato nel periodo 1996-2007 del 37,5% nonostante nello stesso periodo il tasso di gravidanze si sia ridotto nelle ragazze con meno di 20 anni del 2,7%. Il fenomeno è legato all’incremento della probabilità di interrompere la gravidanza (dal 36,2% al 42,6%). Tra le ragazze con meno di 16 anni il tasso di gravidanze è diminuito del 5,7%, ma il tasso di abortività è cresciuto del 10,5%, perché la percentuale di gravidanze interrotte è passata dal 52,9% al 61,9% (+17%). In Inghilterra il notevole sforzo economico atto ad impedire le gravidanze tra le adolescenti, pur riuscendo parzialmente nello scopo, non si è trasferito in una riduzione degli aborti, che anzi, sono cresciuti. In parole povere, su 100 ragazze incinte di età compresa tra i 16 e i 19 anni 42 abortiscono, sotto i 16 anni su cento ne abortiscono ben 62! L’assoluta fiducia nella leva contraccettiva dichiarata da gruppi di esperti comincia a trovare voci dissonanti che prendono atto che l’incremento della copertura contraccettiva non necessariamente si riflette in una riduzione degli aborti.


Negli anni ’50, il dottor Pincus stava già lavorando alla pillola contraccettiva. I preparati contraccettivi ormonali, cioè l’associazione di due ormoni sintetici (pillola estro-progestinica), presentano un meccanismo d’azione complesso già noto a Pincus: 1. il blocco della ovulazione; 2. l’alterazione dell’habitat endouterino e relativo impedimento dell’annidamento dell’embrione; 3. l’alterazione della motilità tubarica, e, in ultimo; 4. l’alterazione delle caratteristiche qualitative del muco cervicale. Da quanto esposto, è facile dedurre che i punti 2 e 3, se il blocco centrale della ovulazione fallisce, rappresentano l’azione abortiva e non solo contraccettiva dei preparati ormonali: è un problema di linguaggio, di onestà scientifica e di correttezza professionale. Ma qui entra in gioco l’«antilingua»: con grande spudoratezza viene cambiata la definizione di gravidanza. Fino agli anni 50, non vi era alcun dubbio che il momento del concepimento sancisse l’inizio della gravidanza. Nel 1972 la società ginecologica americana, invece, la definì come il momento dell’annidamento dell’embrione alle pareti dell’utero! La comunità scientifica internazionale dei ginecologi, nel 1985 su richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha affermato che “la gravidanza ha inizio quando l’ovulo fecondato attecchisce all’utero materno”. Con un gioco di parole, quello che era, ed è in realtà, un meccanismo abortivo divenne contraccettivo. Nel suo ben noto Manuale di Bioetica, Sua Eccellenza Monsignor Sgreccia, presidente onorario della Pontificia Accademia per la Vita, fornisce un esaustivo chiarimento della questione: “In pratica, ci riferiamo ad alcune tecniche di controllo delle nascite, impropriamente chiamate contraccettive, le quali non impediscono l’incontro tra i gameti, cioè la fecondazione, come farebbe pensare il termine «contraccettivo» o «antifecondativo». Il loro meccanismo, in realtà, è quello di impedire all’ovocellula già fecondata di impiantarsi nell’utero. Chi propaganda queste tecniche si guarda bene dal chiamarle abortive”. Il meccanismo d’azione di tali preparati, non viene comunicato correttamente e, per definizione e per tradizione, vengono assunti a scopo contraccettivo. Un esempio per tutti è il foglietto illustrativo di una pillola estro-progestinica prodotta da una nota casa farmaceutica tedesca (Bayer): “L’effetto contraccettivo si basa sull’interazione di numerosi fattori, i più importanti dei quali sono l’inibizione dell’ovulazione e le modifiche nell’endometrio”
(http://www.torrinomedica.it/farmaci/schedetecniche/Yasmin_0-03_mg-3_mg_compresse_rivestite_con_film.asp#axzz40bzfQdfB).
Quest’ultimo è chiaramente meccanismo abortivo, senonché, per definizione, è diventato magicamente contraccettivo, contraddicendo la parola stessa, poiché la pillola agisce anche dopo il concepimento! Ricordiamo l’etimologia del vocabolo contraccezione: dall’inglese contraception, composto del latino contra (contro) e di (con)ceptio (concezione), ossia il complesso delle tecniche e delle pratiche utili ad evitare la procreazione.
Già dal 1989, negli USA, gli attivisti pro aborto riconoscono l’effetto come abortivo precoce dei contraccettivi orali. Kahlenborn cita dal New York Times il giudizio, molto famoso allora, di “Webster contro Reproductive Health Services” della Corte Suprema, nel quale Frank Susman, per conto degli abortisti, rispose così alla domanda del giudice Scalia: “I metodi usati più abitualmente per quello che oggigiorno conosciamo generalmente come contraccezione, gli IUD e le pillole contraccettive a basso dosaggio, che sono le pillole più sicure che abbiamo a disposizione per il controllo della natalità agiscono anche come abortivi. Dalla prospettiva scientifica e medica, entrambe le denominazioni sono valide allo stesso modo” [New York Times, 27-4-1989].
Allora, vediamo una stima di quanti cripto aborti sono dovuti annualmente, in Italia, all’utilizzo di quei mezzi “contraccettivi” il cui utilizzo, nella vulgata corrente, aiuterebbe a diminuire il numero degli aborti tout court (dati reperiti dal cap. 4 del libro Contraccezione e aborto: “Dalla Pincus alla mini-pillola estroprogestinica” del dott. Angelo Francesco Filardo): pillola estro-progestinica: da 75.000 a 630.000 cripto aborti (considerando un rapporto sessuale a settimana e diverse stime dei cicli ovulatori durante l’uso della pillola: dall’1% dello studio di Goldzieher, al 7% di Ehmann); pillola del giorno dopo: 60.000 cripto aborti; spirale (I.U.D.): 898.000 cripto aborti, 1.595.000 con tasso di concepimento spontaneo per ciclo del 25-35% , con meno di un rapporto sessuale a settimana. Tirando le somme, solo in Italia, si stimano da 1.033.000 a 2.285.000 cripto aborti ogni anno, nell’indifferenza più totale, molto spesso nell’ignoranza più assoluta, certamente come se niente fosse. In realtà, gli aborti provocati dalla legge 194 (130.000 all’anno) sono solamente la punta visibile dell’iceberg aborto.
SENZA CONTARE LE MORTI DELLE DONNE PROVOCATE DIRETTAMENTE DAI CONTRACCETTIVI ORMONALI! Giusto ieri l’articolo di Benedetta Frigerio sulla Nuova Bussola Quotidiana:

Fra le più conosciute ci sono le storie di Erika Langhart, che cinque anni fa, all’età di 24 anni, morì collassata e quella di Michael Jane Alexander, la ventenne deceduta a causa della Yaz, da lei ingerita come fosse una «pillola miracolosa». Brittany Michelle Malone, 23 anni, è invece morta nel 2013, in seguito a un arresto cardiaco causato dal contraccettivo ormonale. Lo stesso anno Miranda Scott, a soli 18 anni, è collassata in palestra a causa di un’embolia seguita all’uso di Yasmin. Dalle ultime cifre, risalenti a tre anni fa, emerge che la casa farmaceutica Bayer ha speso 1.6 miliardi di dollari in 6.800 cause aperte da persone gravemente lese e da 100 famiglie di donne decedute dopo aver assunto la Yaz.
La multinazionale Merck & Co ha invece risarcito con 100 milioni 3.800 donne lese e 83 famiglie le cui figlie sono state uccise dalla Nuvaring. Le cifre pubblicate lo stesso anno dalla rete statale Canadian Broadcasting Company parlano di un miliardo di risarcimenti per i danni sulle consumatrici della Yaz e della Yasmin e di 23 decessi avvenuti solo in Canada. Evidentemente, però, i ricavi delle vendite superano di gran lunga le spese di risarcimento.


È evidente il rapporto perverso tra contraccezione e aborto, che sono “come frutti di una medesima pianta”. È parte integrante dell’Evangelium vitae il fatto che l’aborto procurato (peccato contro il quinto comandamento) è il frutto perverso del peccato contro la castità (peccato contro il sesto comandamento).
Giusto per fare un po’ di chiarezza…