«Se non ora quando?»
«Il mio corpo è più del mio corpo. Io non ho un corpo, io sono un corpo»(Emmanuel Mounier)
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Voglio proprio vedere se il movimento Se Non Ora Quando, in un sussulto di dignità, si dissocia dalla piazzata delle quattro Femen che in topless, il busto tatuato con la scritta “in gay we trust”, hanno manifestato durante l’Angelus gridando come delle ossesse. Pareva di aver capito – ma forse mi sbaglio – che il movimento è nato per difendere la dignità delle donne e per ribadire che il corpo non è un oggetto. Vedremo.
Per la verità è difficile comprendere cosa sta a cuore al movimento Se Non Ora Quando. E’ di oggi un lungo articolo su La bussola quotidiana online in cui si denuncia lo scandalo internazionale delle madri surrogate, fenomeno per il quale nella sola India si calcola un giro d’affari di oltre 2 miliardi di dollari. Le baby-factories – i bambinifici – sfornano circa 25 mila bambini l’anno, ospitati nel grembo di poveracce locali, cui si programma il cesareo in perfetta sincronia con i biglietti aerei degli acquirenti: omosessuali o coppie ricche in cui lei è sterile o ha semplicemente deciso di delegare la gravidanza. Queste “mamme-uovo” o “mamme-pancia”, spesso spinte dai mariti a mettere a disposizione per denaro il proprio apparato riproduttore, vengono imbottite di ormoni e sono sottoposte a protocolli con gravi effetti collaterali tanto da rischiare (e perdere) spesso la vita, ma nonostante si tratti di casi evidenti di sfruttamento, non ho visto ancora alcuna levata di scudi da parte delle femministe nostrane, a cui evidentemente la salvaguardia vera della salute e della dignità delle donne non interessa affatto.
Brutta roba l’ideologia, se si tollera che per esprimere le proprie idee una donna non usi la voce per dar ragione delle proprie ragioni, ma esibisca il seno per attirare l’attenzione.
Brutta roba l’ideologia, se si chiudono gli occhi di fronte al dramma delle madri surrogate, in nome del diktat politicallly correct del figlio ad ogni costo.
Nel manifesto programmatico, il comitato promotore di Se Non Ora Quando così aveva scritto, a settembre del 2011: «Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale». Sottoscriviamo, rispediamo al mittente e attendiamo risposta.