Meglio morti che down
Risarcita con un milione di euro ragazza down- Autore:
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Ci sono notizie che leggo e poi rileggo perché penso sempre di avere capito male, interpretato in modo errato.
Invece spesso non è così, quando si dice che la realtà supera l’immaginazione.
La notizia è semplice, la sentenza della Cassazione rivoluzionaria.
Una coppia attende un figlio, vengono eseguiti gli esami del caso per tranquillizzare i genitori circa lo stato di salute del nascituro, non tutti gli esami del caso evidentemente, perché inaspettatamente nasce una bambina affetta da sindrome di down.
Ora, la sindrome di down non è una malattia e quindi non si può curare, prevenire, mitigare, saperlo prima non avrebbe cambiato la sua condizione.
I genitori denunciano i medici e l’ospedale di Castelfranco Veneto, perché avrebbero voluto sapere, essere messi nelle condizioni di decidere se mettere al mondo o meno quella figlia.
Tra l’altro, questo la dice lunga sul tema della legge 194 che regolamenta l’interruzione di gravidanza.
Che il nascituro sia sano o disabile di fatto non autorizza l’aborto, ma è oramai prassi asserire che un figlio disabile crea grave disagio psichico alla madre, ragione che giustifica l’interruzione di gravidanza.
La giustizia si sa spesso va per le lunghe e così la bimba oggi è una ragazza di 17 anni.
Il tribunale aveva dato torto ai genitori per due volte, ma la Cassazione ribalta il verdetto e risarcisce con un milione di euro, non i genitori, ma la ragazza, (sentenza di lana caprina, perché i tutori della ragazza immagino siano i genitori)
Resta il fatto che la sentenza è rivoluzionaria perché stabilisce che si possa essere risarciti per il fatto di avere visto la luce, stabilisce che non essere stati soppressi possa essere un danno, forse si presuppone che una vita da down debba essere una disgrazia che si poteva ‘risolvere’ con la soppressione.
Non so voi, ma io resto sbalordita davanti a certe decisioni.
Una sentenza di questo tipo mi disorienta, è come dire che Simona Atzori, ballerina, pittrice, donna dai mille interessi dovrebbe essere risarcita perché è venuta al mondo priva di braccia.
Così anche per Michel Petrucciani, grandissimo pianista jazz, aveva un fisco fragile e deforme, una malattia genetica che priva le ossa del calcio necessario per poter sostenere il peso del corpo gli impediva la crescita.
Luca, Paolo, Marina, Simone, Chiara, Luigi, Andrea andrebbero risarciti per avere visto la luce con sindromi varie che impediscono loro di sembrare normali nei lineamenti, che rallentano la loro deambulazione o incespicano le loro parole.
Ogni figlio disabile potrebbe un giorno chiedere ai genitori di essere risarcito per il solo fatto di essere stato messo al mondo e non abortito?
Leggerò la sentenza quando sarà resa pubblica, sperando di trovarvi motivazioni che possano smentire il mio sgomento.
Quello che però nel frattempo mi ha stupita in modo positivo sono le reazioni sul sito de Il Corriere che ha pubblicato la notizia.
Si è aperto un dibattito e ne è venuta fuori un’umanità non ancora del tutto anestetizzata.
C’è speranza sotto al cielo mi son detta.
Certo c’è chi pensando d’essere più realista del re, concorda con i genitori, vedendo nel risarcimento una sorta di sussidio alla crescita e alla tranquillità economica della figlia.
Ma sono molte anche le storie commoventi di genitori con figli down, o di ragazzi disabili e grati per essere stati messi al mondo e molte sono le persone che si sono sentite interrogate da questa sentenza, che hanno voluto ribadire che non può considerarsi un - danno subito - l’essere venuti al mondo.
Non solo ma che non si può nemmeno sentenziare che una persona disabile rechi danno alla sua famiglia, ai suoi fratelli, ai genitori che saranno inevitabilmente più impegnati nel crescerlo, nell’aiutarlo a sviluppare le sue potenzialità, a valorizzare i suoi talenti.
L’autore dell’articolo, il giornalista Franco Bompressi, si affanna a rispondere ai post, a rimettere la palla al centro, in modo che per quanto possibile non si perda il filo del discorso, il nocciolo della questione.
Una sentenza ha sancito che è meglio morti che down.