No ad una nuova «Ostpolitik»
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Sono amico di Magdi Cristiano Allam, e ritengo l’incontro con lui una grazia del Signore. Ho conosciuto da tempo la sua decisione di abbracciare la fede cristiana, e - pur con tutto il timore dovuto alla sua sicurezza - ne ho condiviso lo spirito e le ragioni.
Nelle tante occasioni di incontro quello che più mi ha colpito, oltre al suo senso della amicizia di una intensità straordinaria, è stata la sua dirittura morale, che mi ha ricordato mio papà, la persona che ho amato più di tutte e che è stato colui che mi ha introdotto ad una esperienza di fede chiara e coraggiosa, limpida e ragionevole (ricordo che ho sempre con me l’edizione popolare dei «Dialoghi sopra i massimi sistemi…» di Galileo Galilei che lui, da giovane Presidente Diocesano della Azione Cattolica, mi ha affidato).
L’esperienza di fede che ho vissuto, e che ha avuto come padre e maestro don Giussani, mi ha sempre richiamato al valore della ragione e della realtà, oltre che ad una stima per l’uomo che non ha paragone in questo mondo così spesso carico di pregiudizi.
È per questo che provo un disagio immenso quando vedo applicate ad un fatto così semplice e vero, così carico di umanissima concretezza, delle categorie che ne stravolgono il significato reale e ne cercano sotterranee implicazioni, dietrologie, secondi fini e quant’altro.
Uno dei primi libri che ho letto è stato «La Chiesa cattolica e la conversione», di Chesterton: ecco alcune frasi della profonda introduzione di H. Belloc. «E’ soltanto con estrema modestia che un individuo, nato nella fede, può permettersi di affrontare il tremendo soggetto della conversione. Indubbiamente questo soggetto lo può affrontare più facilmente chi ignora cosa sia la fede, che non uno il quale ha avuto il privilegio di averla fin dalla sua infanzia. Affrontare un’esperienza diversa dalla propria, e che perciò si può percepire soltanto molto imperfettamente, è un qualcosa che sa d’impertinenza, per non dire di ignoranza. […]
Questi convertiti sono forse il fattore più determinante, che spiega la vigorosa fioritura della Chiesa Cattolica ai nostri giorni. L’ammirazione, che il cattolico di nascita nutre per il loro coraggio, è una eco esatta dell’ammirazione che la Chiesa dei primi secoli nutriva per i martiri. Perché la parola «martire» significa «testimone». Il fenomeno della conversione, che si riscontra in ogni classe e che raggiunge tutte le categorie di personalità, è il grande testimone moderno della veracità della fede, di questo fatto che la fede è realtà e che soltanto nella fede sta il fondamento della realtà. […]
La Chiesa è il focolare naturale dello spirito umano.
La verità è che, se cercate di spiegarvi il fenomeno della conversione con uno di quei sistemi che lo spiegano mediante l’illusione, non concluderete nulla. Se immaginate che la conversione provenga da questa o da quell’altra causa erronea o particolare, limitata o insufficiente, scoprirete ben presto che la conversione è qualche cosa di inspiegabile. Non c’è che una spiegazione di questo fenomeno […] non c’è che una spiegazione che quadri, per la molteplicità degli spiriti attirati dal grande cambiamento: la spiegazione che la Chiesa Cattolica è una realtà».
È proprio qui la ragione profonda di questo cammino.
Ho letto tante obiezioni (oltre che a commossi ringraziamenti) per il gesto fatto. Ho sentito anche perplessità di fronte alla sua lettera al Corriere della Sera in cui spiega questo passo. Ma mi sembra che solo qui stia il cuore di questo fatto. Non c’è nessuna «Ostpolitik» da vivere, solo una battaglia di libertà e di testimonianza da operare.