Eluana Englaro: Comunicato Stampa di Medicina e Persona

Rispettare le competenze per non stravolgerle è il primo modo di fare giustizia.
Fonte:
Medicina & Persona
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COMUNICATO STAMPA

Milano 17 ottobre 2007

In merito alla Sentenza della Corte di Cassazione di Milano, n. 21748 del 16 ottobre, sul caso di Eluana Englaro, comunichiamo quanto segue:

- non è compito di un giudice stabilire criteri clinici in base ai quali dichiarare non più assistibile un paziente

- in medicina, il giudizio di irreversibilità di una condizione patologica, qualunque essa sia, non è criterio sufficiente per richiedere la sospensione delle cure: con questa sentenza viene data priorità assoluta a una selezione della persona, in base al solo criterio della qualità della vita

- la letteratura scientifica internazionale riconosce unanimemente lo stato di irreversibilità di un paziente solo nel caso di "morte cerebrale"

- va precisato che la condizione di "stato vegetativo permanente" non è mai identificabile con uno stato di "coma irreversibile" dal quale si differenzia per la presenza di risveglio spontaneo o stimolato, di attività elettrica cerebrale presente e variabile, di movimenti di apertura degli occhi spontanei o sotto stimolo ambientale. Inoltre il concetto di "permanenza" di stato vegetativo oggi non è più utilizzato per l’evidenza di risvegli anche molto tardivi

- il paziente in stato vegetativo persistente non è un paziente terminale (Nathan D. Zasler, NeuroRehabilitation, 2004) e per questo è inappropriato e antiscientifico legare la sua "idoneità a vivere" ad una eventuale condizione di reversibilità

Rispettare le competenze per non stravolgerle è il primo modo di fare giustizia.

Comprendiamo che questo diventa difficile se manca un senso della malattia e del dolore, soprattutto se questo dolore è di chi vive accanto a noi. Ma non è inventando modalità di gestione scientifiche (inesistenti) o legali (future) che sarà possibile risolvere il dramma di una vita diversa. Si tratterebbe infatti di una nuova violenza, come quella di una condanna a morte, perpetrata per legge e in nome di una falsa pietà.

Medicina e Persona