2025 10 08 “Noi cristiani, Gaza, gli scioperi e la risposta che possiamo dare”

SIRIA - Nella ‘nuova Siria’ di a-Sharaa altri tre cristiani uccisi a colpi di pistola
MESSICO - Trovato morto il sacerdote scomparso il 4 ottobre; si indaga per omicidio
IRAN - Teheran: confessioni, torture e carcere. Nuove condanne per i cristiani convertiti
NICARAGUA - a Papa Leone XIV il report sulla persecuzione religiosa
ITALIA - La statua imbrattata (di san Giovanni Paolo II) e la memoria ferita
RIFLESSIONE LETTERA - “Noi cristiani, Gaza, gli scioperi e la risposta che possiamo dare”
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SIRIA - Nella ‘nuova Siria’ di a-Sharaa altri tre cristiani uccisi a colpi di pistola
L’omicidio è avvenuto ieri nel villaggio di Anaz, periferia occidentale di Homs. Gli assalitori, in moto, hanno esploso almeno 30 proiettili per poi far perdere le loro tracce.

Uomini armati non identificati hanno aperto il fuoco contro tre cristiani nella provincia di Homs, nel centro della Siria, uccidendoli. Lo riferisce Murhaf al-Naasan, capo delle forze di sicurezza del governo di transizione siriano nell’area, secondo il quale gli omicidi sono avvenuti ieri e le vittime sarebbero tre giovani della zona. L’attacco armato è avvenuto nel villaggio di Anaz, Wadi al-Nasara (Valle dei Cristiani), a ovest di Homs; dopo aver colpito gli assalitori hanno fatto perdere le loro tracce e non vi sono nemmeno dettagli sulla matrice dell’assalto.
Secondo quanto riportano i media locali rilanciando racconti di testimoni della zona le vittime, tre membri della comunità cristiana, sono state uccise a colpi di arma da fuoco davanti all’ufficio del Mukhtar (il capo-villaggio), da uomini armati in sella a una motocicletta. L’esecuzione a sangue freddo ha scatenato l’ira e tensione diffuse in tutta Wadi al-Nasara, una zona a maggioranza cristiana nota per la sua stabilità durante il conflitto siriano perdurante da anni.

In risposta agli omicidi, i funzionari politici della zona hanno annunciato il ritiro di tutti i loro candidati dalle prossime elezioni parlamentari e hanno dichiarato il boicottaggio del processo elettorale più volte slittato, ma che dovrebbe tenersi il prossimo 5 ottobre. Inoltre, le scuole sono state sospese e molti residenti si sono astenuti dal presentarsi al lavoro per protesta.
Nell’area si respira da tempo un clima di tensione, come emerge da alcuni incidenti occorsi anche di recente. Uno di questi ha coinvolto suo malgrado il presule siro-cattolico p. Michel Naaman, assalito e derubato con pistole puntate alla tempia all’estero della propria abitazione. (…)

Sempre in riferimento all’omicidio dei cristiani nel villaggio di Anaz, l’Osservatorio siriano per i diritti umani - ong con base nel Regno Unito e una fitta rete di informatori sul territorio, che per anni ha raccontato le brutalità della guerra - parla di almeno 30 proiettili esplosi. (…)
L’Osservatorio ha documentato la morte di 1.070 persone, tra cui 32 donne e 21 bambini, in crimini di omicidio ed eliminazioni a sangue freddo che sono oggetto di azioni di ritorsione in diverse province siriane dall’inizio del 2025. Una lunga scia di sangue che mostra quanto sia ancora instabile (vedi le violenze contro gli alawiti, i drusi e gli stessi cristiani) la “nuova” Siria targata al-Sharaa.

Il capo delle milizie di Hay’at Tahrir al-Sham (Hts) oggi al potere dopo il crollo del regime di Bashar al-Assad, intervenuto nei giorni scorsi all’Onu, è un ex leader di al-Qaeda sul quale, un tempo, pendeva una taglia da 10 milioni di dollari. Tuttavia, nei mesi scorsi ha ottenuto una piena legittimazione dalla Casa Bianca, durante un incontro a Riyadh col presidente Donald Trump; inoltre, nell’ultimo periodo, sta trattando un accordo con Israele pur faticando a mantenere la promessa di elezioni legislative, slittate anche di recente. Ciononostante, l’ideale di una nazione “sicura, stabile e unificata” è ancora ben lontano dal realizzarsi. (Asia News 02/10/2025)

MESSICO - Trovato morto il sacerdote scomparso il 4 ottobre; si indaga per omicidio

È stato ritrovato il corpo di padre Bertoldo Pantaleón Estrada, il sacerdote di cui era stata denunciata la scomparsa sabato 4 ottobre, a Cocula nello Stato di Guerrero in Messico
Il corpo del sacerdote, che era parroco di San Cristóbal, Mezcala, nella diocesi di Chilpancingo-Chilapa, è stato ritrovato intorno alle 14 tra le città di Zumpango e Mezcala in una strada sterrata nei pressi del chilometro 199 dell’autostrada federale Messico-Acapulco. La Procura della Repubblica ha aperto un’indagine per il reato di omicidio aggravato.
In un comunicato della locale Conferenza Episcopale i Vescovi del Messico esprimono il loro dolore per la scoperta di padre Bertoldo Pantaleón Estrada. “Prendiamo atto con tristezza e dolore che azioni violente hanno nuovamente gettato la nostra comunità nel lutto” affermano. “Pertanto, chiediamo alle autorità statali e federali competenti di condurre un’indagine tempestiva, approfondita e trasparente che faccia luce su questo crimine e garantisca una giusta punizione per i responsabili”.
(L.M.) (Agenzia Fides 7/10/2025)

IRAN - Teheran: confessioni, torture e carcere. Nuove condanne per i cristiani convertiti
Un tribunale ha confermato in appello decine di anni di prigione a carico di cinque imputati. La loro “colpa” è aver partecipato a funzioni nelle chiese domestiche, seguito corsi sulla fede online e di formazione all’estero (Turchia).


Confessioni estorte a forza facendo ampio ricorso alla tortura, condanne al carcere in primo grado e altre confermate in appello con sentenze che vanno fino ai 10 anni di prigione, con la sola “colpa” di professare la fede o essersi convertiti abbandonando l’islam. I cristiani in Iran sono di nuovo nel mirino della magistratura e delle autorità, con un giro di vite che prende di mira soprattutto gli adulti convertiti in base a capi di imputazione pretestuosi come il minare l’integrità dello Stato ed essere al soldo di potenze straniere. Una forma di persecuzione a sfondo confessionale che perdura da tempo e che ha reso la Repubblica islamica uno dei Paesi particolarmente a rischio in tema di libertà religiosa.

Il 17 settembre scorso la sezione 36 della Corte d’appello di Teheran ha confermato in secondo grado le condanne a un totale di oltre 41 anni di reclusione per cinque iraniani convertiti al cristianesimo. Human Rights Activists News Agency riferisce che Hessamuddin Mohammad Junaidi, Abolfazl Ahmadzadeh-Khajani e altri due imputati che hanno chiesto l’anonimato dovranno scontare ciascuno otto anni e un mese di reclusione. Il quinto, Morteza Faghanpour Saasi, si è visto comminare una condanna a otto anni e 11 mesi, di cui: sette anni e sei mesi per “attività educative e di proselitismo devianti, contrarie e lesive della legge islamica (sharia) in relazione a contatti con l’estero”, sette mesi per propaganda contro il regime e 17 mesi per aver insultato la Guida Suprema.

Gli altri quattro imputati hanno ricevuto sette anni e sei mesi per l’accusa di proselitismo più sette mesi per propaganda contro il regime. La Sezione 1 del Tribunale Rivoluzionario di Varamin ha emesso la sentenza iniziale il 16 luglio. Le accuse si basavano su presunte distribuzioni illegali di libri a sfondo religioso cristiano, partecipazione a programmi di formazione alla fede online all’estero e pubblicazione di una caricatura di Ali Khamenei sui social media. A questo si aggiunge un ulteriore capo di imputazione per vilipendio, con un’udienza fissata per il prossimo 7 ottobre presso la Sezione 104 del Tribunale Penale Due di Varamin.

Le accuse contro i cristiani, presentate ai sensi dei famigerati articoli 500 bis, 500 e 514 del codice penale islamico, riguardavano la loro partecipazione a corsi di formazione cristiana in Turchia, la partecipazione a riunioni della chiesa domestica e altre attività online. Ad uno dei cinque condannati - Faghanpour Saasi, arrestato a giugno e trasferito a Evin - è stato riservato un trattamento particolarmente duro: perquisizione della casa, la confisca di libri e di immagini religiose, il sequestro del cellulare e violenze in carcere durante i mesi di detenzione preventiva.

Morteza è stato fermato sul posto di lavoro il 12 giugno, poi gli agenti hanno fatto irruzione nella sua abitazione e hanno confiscato gli effetti personali tra cui la sua Bibbia. Le accuse di propaganda a suo carico riguardavano la sua presunta distribuzione “illegale” di libri cristiani e l’aver preso parte a corsi e funzioni online. Secondo fonti di Article18 è stato oggetto di torture e abusi durante i 20 giorni trascorsi nella sezione 209 della prigione Evin a Teheran, reparto sotto la giurisdizione del ministero dell’Intelligence.

La Repubblica islamica è il nono peggior Paese al mondo in tema di persecuzione cristiana nella World Watch List di Open Doors International. Sebbene Teheran riconosca alcune comunità storiche come gli armeni e i caldei, i fedeli sono spesso trattati come cittadini di seconda classe e colpiti da politiche discriminatorie. È loro vietato predicare il Vangelo o possedere una Bibbia in lingua persiana, mentre la maggioranza della popolazione è formata da convertiti dall’islam che affrontano le peggiori conseguenze della repressione. Sono visti come apostati e trattati come una minaccia al controllo del governo islamico sul popolo, ministri del culto sono stati arrestati e accusati di “crimini contro la sicurezza nazionale”.

Le persecuzioni, in alcuni casi, si trasformano anche in una sorta di una gogna pubblica: lo scorso agosto, infatti, il telegiornale serale di una televisione di Stato ha trasmesso confessioni forzate di cristiani convertiti in una sorta di documentario propaganda che riportava accuse relative alla sicurezza, parte di una campagna di fabbricazione di casi e pressioni. Il reportage, prodotto con la partecipazione di Ameneh Sadat Zabihpour, una nota figura dell’Irib (Islamic Republic of Iran Broadcasting) legata alle agenzie di sicurezza, bolla i convertiti come “evangelisti” legati a entità straniere, collaborazionisti e minaccia alla sicurezza. (Asia News 03/10/2025)

NICARAGUA - a Papa Leone XIV il report sulla persecuzione religiosa
Papa Leone XIV ha ricevuto il rapporto sulla persecuzione dei cattolici in Nicaragua: dal 2019 a oggi più di mille atti ostili da parte di Ortega

Nella mattinata di oggi, durante il celebrazioni per il Giubileo dei Migranti, l’attivista nicaraguense Muriel Sáenz ha raggiunto Papa Leone XIV al quale ha consegnato il rapporto “Nicaragua: una Chiesa perseguitata” redatto dalla ricercatrice – anche lei nicaraguense – in esilio volontario Martha Patricia Molina che raccoglie alcune lucide e dirette testimonianze di ciò che i religiosi sono costretti a subire in un Nicaragua da troppi anni nelle mani del regime dittatoriale retto da Daniel Ortega e dalla moglie Rosario Murillo. (…)
L’attivista Muriel Sáenz sui suoi canali social ha spiegato che il pontefice statunitense si è mostrato “molto attento” nel momento in cui ha nominato il Nicaragua, chiedendogli di “intercedere per i prigionieri politici” affinché si possa dare risalto alle loro disperate richieste di libertà; mentre il Papa ha ricevuto anche una confezione di “caffè nicaraguense” che avrebbe definito “molto buono”.

Il fenomeno della persecuzione religiosa in Nicaragua: tra il 2019 e il 2025 registrati 1.010 atti ostili contro la Chiesa
Al di là della consegna del rapporto e di quello che potrebbe conseguirne, interessante è soffermarci sulle evidenze raccolte da Martha Patricia Molina secondo la quale ci sarebbero prove documentate – probabilmente corrispondenti solo a una minima parte di un fenomeno ben più ampio – di almeno 1.010 atti di ostilità contro la Chiesa cattolica in Nicaragua tra il 2019 e il 2025: nel solo ultimo anno (fino a luglio) le ostilità sarebbero almeno 32; mentre tra il 2024 e il 2023 erano state addirittura – rispettivamente – 183 e 321.
Tra gli oltre mille atti ostili contro la Chiesa registrati in Nicaragua, secondo la ricercatrice in esilio ci sarebbero almeno 362 atti di repressione diretta, 244 attacchi contro la chiesa, 103 differenti profanazioni e poi – ancora – 92 discorsi che hanno incitato all’odio, 75 attacchi contro i media religiosi e 36 confische; mentre la riduzione di atti ostili tra il 2024 e il 2025 secondo la ricercatrice sono da imputare più che altro alla crescente paura dei religiosi del Nicaragua di denunciare le vessazioni, più che a una reale diminuzione delle ostilità da parte del regime.
(Lorenzo Drigo Pubblicato 3 Ottobre 2025 IlSussidiario.net)

ITALIA - La statua imbrattata (di san Giovanni Paolo II) e la memoria ferita

C’è un gesto che emerge dalle cronache di piazza: l’imbrattamento della statua di san Giovanni Paolo II davanti alla stazione Termini. Vernice nera, una falce e martello, un insulto triviale. Non è solo vandalismo: in un momento in cui le piazze italiane reclamano pace, giustizia, diritti, qualcuno sceglie di colpire la memoria di un Papa che ha fatto della riconciliazione tra i popoli, del dialogo e della ricerca della pace segni indelebili del suo pontificato. Giovanni Paolo II è ridotto a bersaglio di uno scontro sempre più polarizzato.
Wojtyla non può essere arruolato nel campo delle bandiere contrapposte; per questo il gesto, per quanto intollerabile, va oltre lo scontro politico.
Se anche un’immagine sacra diventa preda di slogan aggressivi, significa che la democrazia culturale – sempre più vittima della sindrome del rumore – è brutalmente ferita: non si ascolta, si aggredisce. E il passaggio è drammatico: colpire un simbolo non è un atto innocuo; è la spia di un clima che rischia di diventare sempre più tossico. (…)
San Giovanni Paolo II ha attraversato il Novecento con la forza di un testimone capace di parlare a credenti e non credenti, di denunciare ogni totalitarismo e di aprire varchi di dialogo. Imbrattare la sua statua non ne cancella l’eredità, svela invece la fragilità di una cultura che non sa più reggere il confronto e che al dialogo preferisce l’offesa.
Roma, città che custodisce memorie millenarie, non può permettere che i suoi simboli siano trasformati in bersagli d’odio. Non si tratta quindi solo di ripulire il bronzo, ma di rigenerare l’anima pubblica. Perché una democrazia che lascia profanare la memoria senza rigenerarla ha già perso un pezzo della sua identità. (5 Ottobre 2025 SIR Riccardo Benotti)

RIFLESSIONE (lettera pubblicata da ilSussidiario.net)

LETTERA/ “Noi cristiani, Gaza, gli scioperi e la risposta che possiamo dare”

Prima di scendere in piazza per Gaza, i cattolici dovrebbero interrogarsi sull’insegnamento della Chiesa e sui loro compagni di strada

Caro direttore,
come sacerdote assisto nella mia comunità cristiana a discussioni vivaci sulla questione della guerra a Gaza e sulle manifestazioni organizzate in Italia in questi giorni. Vorrei esporre, come riesco, la posizione della Chiesa su queste questioni, sperando di offrire una cosa utile anche per altre comunità.

La prima e fondamentale preoccupazione della Chiesa, dalla quale derivano tutte le altre considerazioni, è l’affermazione di una verità di principio ontologica e basilare, ricordata da tutti i Sommi Pontefici e sintetizzata da due asserzioni ripetute molte volte da Papa Francesco: “ogni persona umana, senza alcuna eccezione, è sacra e inviolabile, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale” (per cui la guerra è un atto “disumano e sacrilego”); “nulla può giustificare il massacro di un bambino” (per cui per la Chiesa cattolica il valore di un bambino è assoluto e non è negoziabile o sacrificabile per nessun motivo).
Queste due asserzioni si basano sull’ontologia della persona umana, che risulta composta di “corpo ed anima”, cioè di una realtà fisico-biologica – già stupefacente per molte ragioni in se stessa – e del mistero trascendente e unico di un “io” in cui accade la coscienza dell’essere e soprattutto dell’essere infinito verso cui questo “io” è proteso con tutto se stesso. Giustamente san Tommaso D’Aquino asseriva che “la persona umana è quanto di più perfetto ed elevato esista nel mondo”.

In secondo luogo la Chiesa afferma l’esistenza di una legge morale fondamentale, iscritta dal Creatore dentro l’”io” umano, che consiste nell’amore all’essere. Ciò significa quindi anzitutto amore ai due livelli massimi dell’essere: l’Essere infinito ed assoluto, che è Dio-Creatore, e la persona umana. Da ciò deriva, per volere di Dio per il bene della persona umana, il valore sacro della famiglia, costituita dall’unione indissolubile dell’uomo e della donna per la generazione dei figli e perciò delle comunità e dei popoli.

Non occorre essere laureati ad Oxford per capire che oggi nel mondo questi principi non sono per nulla riconosciuti né dai governanti, né dalle opposizioni e persino nemmeno da molti cristiani. Qui sta la causa della confusione e dell’ipocrisia di molte opinioni o azioni socio-politiche in questi tempi burrascosi.

Nel caso di Gaza, da una parte assistiamo alla sacrosanta indignazione della gente di fronte all’orrenda modalità con cui il governo israeliano sta conducendo da due anni la lotta contro il pur orribile terrorismo di Hamas: una modalità che comporta l’uccisione violenta di decine di migliaia donne e bambini innocenti, il calvario di un’intera popolazione di 2,3 milioni di abitanti, la riduzione in macerie di tutta la loro città-territorio.

Dall’altra parte assistiamo alla strumentalizzazione di questa sacrosanta indignazione da parte di chi lotta per il potere politico e per imporre a tutti ideologie che vanno nella direzione opposta a quella della difesa di ogni vita umana.

Come si può scendere in piazza al seguito di chi, pretendendo di salvare i bambini di Gaza, vuole al contempo con tutte le sue forze che prosegua e si incrementi lo sterminio dei bambini nascituri in Italia e nel mondo e con esso anche la distruzione della famiglia uomo-donna e della natalità?

Il povero popolo palestinese, molto religioso e amante della famiglia con molti bambini, oltre alla disgrazia della guerra rischia di avere anche quella di “salvatori” pronti ad insegnare anche ad esso la cultura dello scarto e della morte, fino a ridurlo ad un ospizio per anziani come è avvenuto per l’Europa.

Di fronte a tutto questo la responsabilità di noi cristiani è enorme. Dobbiamo scegliere se essere “sale della terra” e “luce del mondo”, oppure se essere servitori degli idoli della destra e della sinistra.
Il nostro compito è quello di proclamare i principi fondamentali sopra esposti, senza sconti, senza incertezze, senza nascondimenti e senza compromessi, ma con il massimo impegno culturale, spirituale, sociale e politico.

Chi ci libererà da tutta la menzogna e dalle atroci iniquità che sfigurano e insanguinano le vicende in corso? Lo sappiamo bene: solo Dio lo può fare. Perciò è fondamentale l’invito del Papa alla preghiera insistente e appassionata, da proporre a noi stessi e a tutti pubblicamente.
E non solo la preghiera, ma anche l’opera di divulgazione pubblica degli insegnamenti della Chiesa e l’intervento presso le autorità competenti affinché compiano immediatamente il loro dovere per il cessate il fuoco, i negoziati di pace, il soccorso alle popolazioni e la ricostruzione. Ciò non vale solo per le guerre in corso (ma chi parla dei 14 milioni di profughi del Sudan?), ma anche per rompere il silenzio dei cattolici sul genocidio dei nascituri italiani.

Oso avanzare una proposta a tutti i gruppi cattolici: perché non facciamo insieme in tutte le città italiane dei gazebo in cui offrire a tutti i passanti dei rosari con istruzioni per la preghiera, insieme ad opuscoli e manifesti con gli interventi dei papi sulle guerre in corso e a istruzioni per l’intervento sulle pubbliche autorità?
Se tutti i cittadini potessero incontrare questi gazebo di amici cristiani, uniti, consapevoli e impegnati a far conoscere ciò che il mondo non conosce e a proporre ciò che il mondo non propone, allora per molti inizierebbe un percorso di liberazione dalle menzogne e di rinascita per la loro stessa vita oltre che per quella dei popoli.

Il manifesto di questa iniziativa, come di ogni intervento pubblico dei cristiani, è scritto da duemila anni in san Paolo, Efesini 4 e Filippesi 1, da leggere con attenzione.

Spero che questa proposta trovi qualcuno disposto ad ascoltarla. Grazie.

(Pietro Salvetti Lettera firmata Pubblicato 5 Ottobre 2025 IlSussidiario.net)