2024 11 06 NIGERIA -Rettore di un seminario si offre (e viene rapito) al posto di due studenti che stavano per essere rapiti
NIGERIA - Quattro decapitati dai terroristi islamici di Boko Haram; una certamente perché cristiana.NIGERIA -Rettore di un seminario si offre (e viene rapito) al posto di due studenti che stavano per essere rapiti
MALI - La persecuzione. In Mali spunta la tassa per i cristiani
HAITI - Haiti, attaccata la casa delle Missionarie della Carità
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NIGERIA - Quattro decapitati dai terroristi islamici di Boko Haram; una certamente perché cristiana.
Nella Newsletter del 29 ottobre Giulio Meotti rilancia la notizia di Open Doors con queste (e altre) parole:
“Quattro cristiani sono stati decapitati dai terroristi islamici di Boko Haram, che hanno anche diffuso un video. Nel video, un terrorista annuncia che una delle persone che ha decapitato era sua sorella minore. “Fa parte degli infedeli che annienteremo oggi”, ha detto. Ha continuato dicendo che avrebbe fatto lo stesso se si fosse trattato di sua madre o di suo figlio, chiunque “va contro la nostra religione”. Prima di uccidere le persone nel video ha detto: “Ovunque ci sia un infedele, andremo a giustiziarlo”.
Ho visto il video e ho deciso di non ripubblicarlo. Ci sono immagini che devono finire in un buco nero.”
Ecco la notizia:
Open Doors, 24 ottobre 2024
Quattro decapitati davanti alle telecamere dai militanti di Boko Haram
Quattro civili sono stati assassinati da estremisti che si ritiene appartengano a Boko Haram, che hanno diffuso un filmato dell’orribile crimine. Si ritiene che almeno uno degli uccisi sia stato preso di mira perché cristiano.
Notizie orribili giungono dallo Stato di Borno, nel nord-est della Nigeria. Quattro persone rapite sono state decapitate da estremisti che si ritiene appartengano a Boko Haram, che hanno anche diffuso un video esplicito degli omicidi.
Nel video, un terrorista armato, vestito in uniforme mimetica e che parlava hausa, raccontava agli astanti che una delle persone che avrebbe decapitato era sua sorella minore.
“Fa parte degli infedeli che annienteremo oggi”, ha detto. Ha continuato dicendo che avrebbe fatto lo stesso se si fosse trattato di sua madre o di suo figlio, chiunque “vada contro la nostra religione”.
Prima di uccidere le persone nel video, ha detto: “Ovunque ci sia un infedele, andremo a trovarlo da soli e lo giustizieremo”.
I cristiani considerati “infedeli”
Si ritiene che almeno uno degli uccisi sia cristiano, sebbene la fede degli altri tre non sia stata confermata. È noto che i cristiani sono particolarmente vulnerabili agli attacchi estremisti nella regione, poiché i seguaci di Gesù sono considerati obiettivi prioritari secondo la definizione di “infedele” degli estremisti.
“I cristiani sono chiari bersagli a causa della loro fede.”
John Samuel, portavoce di Porte Aperte
“Gli estremisti di Boko Haram hanno detto chiaramente più e più volte che stanno conducendo una jihad contro le persone che chiamano ‘infedeli’, ovvero chiunque non sottoscriva la loro interpretazione estrema dell’Islam”, afferma John Samuel (Nome cambiato per motivi di sicurezza), esperto legale di Open Doors per l’Africa subsahariana. “Alcune delle persone in cima a questa lista, quindi, sono cristiani che sono chiari obiettivi a causa della loro fede”.
35.000 civili uccisi nella regione
Circa 35.000 civili sono stati uccisi e più di due milioni sono stati sfollati nella regione nord-orientale della Nigeria, secondo i dati delle Nazioni Unite. Tuttavia, con gli attacchi in corso, il governo dello Stato di Borno ha spinto affinché gli sfollati interni (IDP) tornassero a casa.
John Samuel, portavoce di Porte Aperte
“Le autorità hanno offerto incentivi ai rimpatriati, come pacchi di cibo o pagamenti una tantum”, afferma John Samuel. “I cristiani sfollati sono molto restii a tornare a causa della continua insicurezza e delle mine inesplose piazzate nei loro villaggi. Alcuni cristiani che sono tornati sono stati attaccati dai militanti e sono fuggiti di nuovo”.
Fermare la violenza e iniziare la guarigione
In tutta l’Africa subsahariana, 16,2 milioni di cristiani sono sfollati a causa di conflitti e violenze.
La Nigeria è al sesto posto nella World Watch List di Open Doors, classificando i paesi in cui i cristiani affrontano la maggior parte delle persecuzioni per la loro fede, ma questa violenza sta aumentando anche nei paesi limitrofi e limitrofi.
NIGERIA -Rettore di un seminario si offre (e viene rapito) al posto di due studenti che stavano per essere rapiti
Si è offerto al posto di due studenti don Thomas Oyode, l’ultimo di una lunga lista di sacerdoti rapiti in Nigeria.
Domenica 27 ottobre intorno alle 19 alcuni uomini armati hanno assalito il Seminario Minore “Immaculate Conception Minor Seminary School”, a Agenegabode, nell’area del governo locale di Etsako East dello Stato di Edo, nel sud della Nigeria.
Secondo alcune fonti, dopo aver fatto irruzione nel seminario, gli aggressori hanno iniziato a sparare in aria e hanno quindi rapito due studenti della scuola.
Sentendo gli spari don Thomas, che è il rettore del Seminario, è uscito nel cortile e trovandosi di fronte ai banditi con i due studenti in ostaggio, ha supplicato i malviventi di lasciarli andare offrendosi al loro posto.
I rapitori hanno accettato la richiesta del sacerdote che è stato scambiato con i due studenti ed è stato quindi trascinato via dai banditi nella boscaglia.
Sono scattate le ricerche dei malviventi per liberate don Thomas. In una dichiarazione la diocesi di Auchi nel confermare i fatti ha aggiunto “il vicerettore e tutti i seminaristi sono stati rintracciati e sono al sicuro e temporaneamente trasferiti in un’area sicura fino a quando le misure di sicurezza attorno al seminario non saranno rafforzate”. (L.M.) (Agenzia Fides 29/10/2024)
MALI - La persecuzione. In Mali spunta la tassa per i cristiani
La denuncia raccolta da Aiuto alla Chiesa che Soffre: l’esattore sarebbe un gruppo estremista. La jizya è stata imposta come condizione per poter praticare la propria religione
In Mali una nuova tassa da 25mila franchi Cfa (circa 40 dollari) è stata imposta a tutti i cristiani di età superiore ai 18 anni a Douna-Pen, il più grande villaggio cristiano nell’est di Koro, nella provincia di Mopti, vicino al confine con il Burkina Faso. Secondo informazioni fornite ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da fonti locali, che hanno chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza, l’esattore è un gruppo estremista attivo nella regione.
La jizya, o tassa religiosa, è stata imposta come condizione per poter praticare la propria religione. Il rifiuto del pagamento o l’impossibilità di versare quanto richiesto può condurre alla chiusura forzata dei luoghi di culto. Il primo villaggio in cui gli estremisti l’hanno introdotta è stato Dougouténé, centro abitato più a nord nella stessa regione, e il timore che possa essere imposta ad altri villaggi è cresciuto quando anche Douna-Pen ha iniziato ad affrontare lo stesso problema.
Gli estremisti islamici avevano precedentemente chiesto la chiusura delle chiese protestanti e cattoliche di Douna-Pen. Per un po’, durante una fragile pace, ai residenti è stato permesso di praticare la loro fede, anche se senza l’uso di strumenti musicali durante il culto. Una delle fonti confidenziali ha espresso profonda preoccupazione per questa escalation: «Dovremmo vivere in uno stato laico, dove tali pratiche non dovrebbero aver luogo, ma purtroppo questa sta diventando la nostra nuova realtà. Se le autorità non agiscono, la popolazione pagherà le tasse direttamente nelle casse dei terroristi, che agiscono sotto la bandiera del jihadismo nella Repubblica del Mali». Douna-Pen si trova nel comune di Dioungani e ha una significativa popolazione cristiana. Questo recente caso di estorsione finanziaria è l’ultimo capitolo di una storia di violenze e persecuzioni che ha travolto la regione. La situazione è aggravata dalla mancanza di infrastrutture di base, come strade e approvvigionamento idrico, nonché dalla chiusura delle scuole per mancanza di sicurezza.
La jizya rappresenta non solo una violazione della libertà di culto, ma anche una minaccia alla sicurezza degli abitanti dei villaggi in cui viene imposta. Per questo si teme che questi pagamenti forzati a gruppi estremisti islamici possano portare a profonde divisioni tra la popolazione, erodendo la fiducia nel governo e danneggiando ulteriormente la fragile stabilità della regione. A ciò si aggiunga l’ovvio effetto di un potenziamento degli estremisti, i quali potranno rendere più efficace la loro azione grazie alle entrate finanziarie. (…) (Avvenire 31 ottobre 2024)
HAITI - Haiti, attaccata la casa delle Missionarie della Carità
Il convento e l’ospedale delle suore di Madre Teresa, nella capitale Port-au-Price, sono stati vandalizzati e incendiati da un gruppo armato. Le religiose accoglievano e curavano fino a 30 mila persone all’anno
Fino alla notte di sabato 26 ottobre era stato uno degli ultimi luoghi rispettati in un Paese, Haiti, in preda alla violenza. Quella sera una banda ha saccheggiato il convento e l’ospedale delle Missionarie della Carità, nella capitale Port-au-Prince, prima di dare tutto alle fiamme. Nessuna suora, fortunatamente, è rimasta ferita. A fine settembre la polizia aveva chiesto alle religiose di lasciare la zona e di chiudere la loro casa, poiché gli scontri con le bande stavano diventando pericolosi per le loro stesse vite. Il 26 ottobre i vandali si sono introdotti nella casa, hanno distrutto parte dei muri e hanno svuotato completamente il convento e l’ospedale. Panche, letti, attrezzature mediche, tutto è stato portato via e alcuni oggetti sono già stati rivenduti al mercato nero della città. (RV)
Sabato sera, 26 ottobre 2024, uno dei gruppi armati al comando di Jimmy Chérizier, alias Barbecue, è entrato nel complesso delle suore Missionarie della Carità, hanno saccheggiato il convento e il dispensario, per poi dare fuoco all’intera struttura.
Lo riferisce suor Paësie, fondatrice della famiglia Kizito e missionaria a Haiti, tramite p. Cipriano missionario camilliano.
“Gli oggetti brutalmente rubati si trovano ancora in vendita al mercato vicino alla scuola di Saint Joseph. Le suore si trovavano in questa casa dal 1979, quando Santa Teresa di Calcutta aprì il centro. Sono al servizio della popolazione di Bas Delmas da 47 anni. Qui ogni anno hanno accolto gratuitamente circa 1.500 pazienti in ricovero e quasi 30.000 in ambulatorio.”
L’intera zona di Bas-Delmas, Port au Prince, è considerata la ‘roccaforte’ di Chérizier, ex poliziotto a capo di gang criminali che stanno devastando l’isola. Accusato di uno dei peggiori eccidi nelle bidonville di Port-au-Prince è attualmente il più potente e temuto uomo di Haiti. Ha respinto il piano Usa per porre fine al caos nel Paese e dice di voler liberare la sua terra ‘dai politici tradizionali e dagli oligarchi corrotti’. (Fides)
È la prima volta che le Missionarie della Carità vengono attaccate così direttamente nel Paese. Finora anche le bande hanno rispettato la loro missione vitale per la popolazione. Jimmy Chérizier, indiscusso capo della banda dietro all’attacco, è particolarmente pericoloso, confida una fonte sul posto: “Ha perso ogni razionalità, ogni rispetto per le suore e per la gente, perché sa benissimo che sono i più poveri a beneficiare del servizio delle suore e che ne hanno beneficiato per tutti questi anni”. Quasi 30 mila persone venivano curate ogni anno nella casa delle suore. Durante l’estate, la sicurezza è peggiorata nel quartiere Bas Delmas di Port-au-Prince, molte case sono state bruciate e la maggior parte dei civili è dovuta fuggire. I missionari sono attualmente ospitati nell’altra comunità che le suore di Madre Teresa hanno sempre ad Haiti.
Mai prima d’ora le missionarie avevano dovuto lasciare la loro casa, che era diventata il cuore del quartiere. Era stata aperta da Madre Teresa stessa nel 1979, dopo aver visto i pazienti lasciati morire nel cortile dell’ospedale generale di Port-au-Prince. Da allora, migliaia di haitiani sono passati per le mani amorevoli delle suore, ricevendo aiuti alimentari, assistenza, interventi chirurgici o cure mediche. In un Paese immerso nella violenza, questo attacco diretto alle suore potrebbe compromettere l’intera loro missione ad Haiti. 03 novembre 2024 (RV).
(RV e Agenzia Fides 31/10/2024)