2024 10 02 Patriarca Pizzaballa: il 7 ottobre ‘preghiera, digiuno, penitenza’ per la pace in Terra Santa

CONGO RD - Chiuse due chiese profanate dai guerriglieri nell’Ituri
CONGO RD - Ucciso il coordinatore di Radio Maria/Goma
IRAN - Prosciolto in appello e libero dopo un anno a Evin pastore armeno-iraniano. Almeno 21 cristiani ancora oggi in cella a causa della loro fede.
IN RILIEVO Patriarca Pizzaballa: il 7 ottobre ‘preghiera, digiuno, penitenza’ per la pace in Terra Santa
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Vai a "Cristiani perseguitati. Memoria e preghiera"

CONGO RD - Chiuse due chiese profanate dai guerriglieri nell’Ituri

Due chiese profanate da un gruppo di ribelli sono state chiuse nella diocesi di Bunia capoluogo dell’Ituri nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Lo ha annunciato Dieudonné Uringi Uuci, Vescovo di Bunia, durante la messa di domenica 22 settembre.
Mons. Uringi nella sua dichiarazione afferma che “Considerati gli atti riprovevoli commessi da elementi del gruppo armato CODECO (Cooperativa per lo Sviluppo del Congo), che hanno chiuso le chiese di Kpandroma e Jiba la notte tra il 28 e il 29 agosto, atti qualificati come profanazione e che richiedono un risarcimento ai sensi del canone 1211,
Considerando la loro minaccia contro l’integrità fisica e morale dei sacerdoti operanti in tali strutture ecclesiali e la presa arbitraria in ostaggio di due fedeli collaboratori dei sacerdoti, Considerata la loro volontaria intenzione di estorcere del denaro per la liberazione di tali fedeli con l’unico obiettivo di arrecare danni alla Chiesa;
Considerato il nostro e immediato potere ordinario in base al canone 381 comma 1,
decretiamo: la chiusura della parrocchia Marie-Reine di Jiba e del settore dell’istituzione pastorale di Kpandroma per un periodo indeterminato”.
Mons. Uringi ha inoltre deciso di ritirare i sacerdoti che operavano nelle due chiese.
Il canone 1211 del Codice di Diritto Canonico stabilisce che “I luoghi sacri sono profanati se in essi si compiono con scandalo azioni gravemente oltraggiose, che a giudizio dell’Ordinario del luogo, sono tanto gravi e contrarie alla santità del luogo da non essere lecito esercitare in essi il culto finché l’oltraggio non venga riparato con il rito penitenziale, a norma dei libri liturgici”.
Il Vescovo sottolinea che le violenze sono iniziate dopo che la Chiesa ha lanciato un appello al dialogo e a deporre le armi.
Per tutti risposta i miliziani del CODECO hanno chiesto di vedere i sacerdoti. Non trovandoli, hanno aggredito i loro collaboratori, hanno saccheggiato i locali e bloccato le porte delle due chiese.
Un episodio simile era avvenuto sei mesi fa in una delle parrocchie interessate. I miliziani avevano maltrattato e imprigionato diversi sacerdoti, chiedendo il rilascio dei detenuti appartenenti alla CODECO. Questa sigla indica un’associazione di diverse milizie a base etnica Lendu. La sigla originaria Cooperativa per lo Sviluppo del Congo, abbastanza inusuale per un gruppo di guerriglia, deriva dal fatto che alla sua fondazione negli anni ‘70 del secolo scorso la CODECO era una vera e propria cooperativa di sviluppo agricolo composta da agricoltori Lendu. Nel corso degli anni le contese per le terre con i pastori Hema hanno fatto sì che due gruppi si armassero e la CODECO è diventata una sigla che indica un’associazione di diverse milizie Lendu in lotta contro gli Hema. La CODECO è accusata di diversi crimini contro l’umanità compresi stragi in villaggi e campi per rifugiati. (L.M.) (Agenzia Fides 25/9/2024)

CONGO RD - Ucciso il coordinatore di Radio Maria/Goma

Ucciso Edmond Bahati Monja, coordinatore di Radio Maria/Goma. Il delitto è avvenuto la sera del 27 settembre. Il giornalista della radio cattolica è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da uomini armati vicino alla sua casa nel distretto di Ndosho, alla periferia di Goma. La città è capoluogo del Nord Kivu, la provincia dell’est della Repubblica Democratica del Congo, scossa dall’avanzata del gruppo armato M23.
Goma si trova quasi completamente circondata dall’M23. L’esercito regolare congolese per accrescere le difese della città ha stretto alleanze di circostanza con altri gruppi armati ed ha armato alcune milizie denominate Wazalendo (“Patrioti” in Swahili). La presenza di gruppi armati irregolari ha però accresciuto i crimini violenti all’interno di Goma, con rapine e omicidi all’ordine del giorno.
Il caso dell’uccisione di Edmond Bahati, un giornalista impegnato in inchieste approfondite sulla situazione locale, rientra però in un’altra categoria: quella dei giornalisti uccisi per aver fatto il loro lavoro. In due anni sono almeno una decina i giornalisti assassinati a Goma e dintorni. Bahati aveva effettuato inchieste sulle violenze dei gruppi armati nella regione.
Secondo quanto riferito da almeno una testimone oculare, Bahati è stato ucciso da tre uomini armati (forse in tenuta militare forse in abiti civili, altre testimonianze divergono su questo punto) che poco prima dell’omicidio del giornalista l’avevano rapinata. Bahati sarebbe stato colpito dopo che i tre assassini lo hanno seguito per un breve tratto di strada. Il coordinatore di Radio Maria/Goma è stato raggiunto da almeno due colpi di armi da fuoco sparati a bruciapelo al petto. Lascia la moglie e tre figli. “Edmond era un uomo di pace, impegnato al servizio della comunità e della Chiesa. La sua scomparsa è una perdita immensa” ha dichiarato un collaboratore di Radio Maria.
I giornalisti a Goma sono fatti oggetto di minacce ricevute telefoniche o inviate tramite Sms. Le radio comunitarie come Radio Maria/Goma sono uno strumento d’informazione fondamentale in aree di crisi e di guerra come il Nord Kivu. Ma sono pure scomode per le diverse parti in lotta, perché ne denunciano le violenze contro i civili. Le violenze in città, denunciano gli abitanti, si susseguono nonostante lo stato d’assedio proclamato dalle autorità il 6 maggio 2021 nel Nord Kivu e nella vicina provincia dell’Ituri (vedi Fides 7/5/2021). Il ricorso da parte dell’esercito di gruppi armati irregolari per cercare di fermare l’avanzata dell’M23 ha aggravato l’insicurezza nel capoluogo del Nord Kivu. Il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, Arcivescovo metropolita di Kinshasa, in un’intervista all’Agenzia Fides (18/4/2024) ha messo in rilievo che “I gruppi armati alla fine diventano un pericolo per la popolazione, taglieggiando i cittadini, commettendo furti ed omicidi e mettendosi nel business dei commerci illegali dei minerali estratti dalle miniere artigianali dell’area”. (L.M.) (Agenzia Fides 30/9/2024)

IRAN - Prosciolto in appello e libero dopo un anno a Evin pastore armeno-iraniano
Il 62enne Anooshavan Avedian era stato condannato a 10 anni di prigione per aver guidato una Chiesa domestica. Il tribunale di secondo grado ne ha decretato la scarcerazione, facendo cadere le accuse. Almeno 21 cristiani ancora oggi in cella a causa della loro fede.

Le autorità hanno rilasciato dopo poco più di un anno nella prigione di Evin a Teheran, prosciogliendolo da ogni accusa, il 62enne pastore armeno-iraniano Anooshavan Avedian, condannato a 10 anni di carcere per aver guidato una Chiesa domestica. Secondo quanto riferisce Article18, sito specializzato nel documentare le repressioni e le violazioni alla libertà religiosa, soprattutto anti-cristiane, in atto nella Repubblica islamica, il leader cristiano ha lasciato in settimana la propria cella, in seguito all’accoglimento dell’appello dei giudici; nell’udienza, che si è tenuta il 24 settembre scorso nella 21ma sezione della Corte di appello della capitale, i magistrati hanno lasciato cadere i capi di imputazione, decretandone la successiva liberazione.

Lo scorso anno il Comitato Onu per i diritti umani ha chiesto a Teheran di “rilasciare immediatamente le persone imprigionate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di religione o di credo” e di garantire loro un “adeguato risarcimento”. Oltre ad Anooshavan, almeno altri 21 cristiani stanno attualmente scontando pene legate alla loro fede e, fra questi, una decina a Evin. Tra loro vi è Hakop Gochumyan, un cittadino armeno condannato a 10 anni per presunto “proselitismo deviato” e che ha accompagnato Anooshavan ai cancelli del carcere al momento del rilascio.

All’epoca del processo, insieme al pastore armeno-iraniano erano stati condannati pure due membri della stessa chiesa domestica: il 45enne Abbas Soori e la 46enne Maryam Mohammadi, entrambi convertiti, sono stati però subito rilasciati senza dover scontare la pena in prigione. La vicenda di Anooshavan, Maryam e Abbas risale all’agosto 2020, quando è avvenuto il primo arresto, ma è rimasta a lungo sotto silenzio. Almeno 30 agenti dell’intelligence hanno fatto irruzione nella casa a Narmak, nord-est della capitale.

Al momento dell’assalto vi erano circa 18 fedeli intenti a pregare e leggere le letture. Durante il raid sono state sequestrate copie della Bibbia, effetti personali, telefoni cellulari e altri apparecchi informatici, oltre a dover fornire la password degli smartphone e dei social. Nel tempo intercorso fra l’arresto e la condanna hanno trascorso alcuni periodi nella famigerata di prigione di Evin, alla periferia di Teheran, dove hanno subito interrogatori, torture psicologiche e abusi.

Negli ultimi anni sono migliaia i cristiani appartenenti a chiese domestiche arrestati dalle autorità, centinaia quelli condannati al carcere con l’accusa di “agire contro la sicurezza nazionale”. Eventi che smentiscono, nei fatti, i proclami di Teheran e delle rappresentanze diplomatiche iraniane nel mondo secondo le quali i cristiani “continuano a godere della libertà religiosa, di svolgere le loro attività di praticare il culto nelle loro chiese e di dedicarsi ai propri programmi”.
Teheran (AsiaNews28/09/2024)

IN RILIEVO

Patriarca Pizzaballa: il 7 ottobre ‘preghiera, digiuno, penitenza’ per la pace in Terra Santa

Il giorno che segna l’attacco di Hamas a Israele e l’inizio della guerra a Gaza per il porporato è data “simbolica del dramma che stiamo vivendo”. Nel mese della Madonna l’invito a pregare in comunità per una vera riconciliazione. Il “vortice” di “violenza e odio” che causa “migliaia di vittime innocenti” oggi trova spazio “anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali”.

“Una giornata di preghiera, digiuno e penitenza, per il giorno 7 ottobre prossimo, data diventata simbolica del dramma che stiamo vivendo” nel mese in cui la Chiesa celebra la Madonna e proprio il 7 ottobre “la memoria di Maria Regina del Rosario”. È l’iniziativa lanciata dal card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, in una riflessione pubblicata alla vigilia del primo anno dallo scoppio della guerra a Gaza in risposta all’attacco di Hamas a Israele, e nei giorni in cui è forte il timore che possa estendersi al Libano. Nella lettera indirizzata alla diocesi del patriarcato e inviata per conoscenza ad AsiaNews, il porporato sottolinea come negli ultimi 12 mesi la Terra Santa “è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima”. Di fronte a questa escalation, avverte, i “governanti e quanti hanno la grave responsabilità delle decisioni” devono rispondere con senso di “giustizia” e rispetto del diritto di ciascuno alla libertà, alla dignità e alla pace”.

Di seguito, la riflessione del card. Pizzaballa con la preghiera per la pace:

Alla Diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme

Carissimi,
il Signore vi dia pace!

Il mese di ottobre si avvicina, e con esso la consapevolezza che da un anno la Terra Santa, e non solo, è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima. In questi dodici mesi abbiamo assistito a tragedie che per la loro intensità e per il loro impatto hanno lacerato in maniera profonda la nostra coscienza e il nostro senso di umanità.

La violenza, che ha causato e sta causando migliaia di vittime innocenti, ha trovato spazio anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali. Ha profondamente colpito il senso di comune appartenenza alla Terra Santa, alla coscienza di essere parte di un disegno della Provvidenza che ci ha voluti qui per costruire insieme il Suo Regno di pace e di giustizia, e non per farne un bacino di odio e di disprezzo, di rifiuto e annientamento reciproco.

In questi mesi ci siamo già espressi chiaramente su quanto sta avvenendo e abbiamo ribadito più volte la nostra condanna di questa guerra insensata e di ciò che l’ha generata, richiamando tutti a fermare questa deriva di violenza, e ad avere il coraggio di individuare altre vie di risoluzione del conflitto in corso, che tengano conto delle esigenze di giustizia, di dignità e di sicurezza per tutti.

Non possiamo che richiamare ancora una volta i governanti e quanti hanno la grave responsabilità delle decisioni in questo contesto, ad un impegno per la giustizia e per il rispetto del diritto di ciascuno alla libertà, alla dignità e alla pace.

Anche noi abbiamo però il dovere di impegnarci per la pace, innanzitutto preservando il nostro cuore da ogni sentimento di odio, e custodendo invece il desiderio di bene per ciascuno. E poi impegnandoci, ognuno nei propri contesti comunitari e nelle forme possibili, a sostenere chi è nel bisogno, aiutare chi si sta spendendo per alleviare le sofferenze di quanti sono colpiti da questa
guerra, e promuovere ogni azione di pace, di riconciliazione e di incontro.

Ma abbiamo anche bisogno di pregare, di portare a Dio il nostro dolore e il nostro desiderio di pace. Abbiamo bisogno di convertirci, di fare penitenza, di implorare perdono.

Vi invito, perciò, ad una giornata di preghiera, digiuno e penitenza, per il giorno 7 ottobre prossimo, data diventata simbolica del dramma che stiamo vivendo. Il mese di ottobre è anche il mese mariano e il 7 ottobre celebriamo la memoria di Maria Regina del Rosario.

Ciascuno, con il rosario o nelle forme che riterrà opportune, personalmente ma meglio ancora in comunità, trovi un momento per fermarsi e pregare, e portare al “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1,3), il nostro desiderio di pace e riconciliazione.

In allegato alla presente troverete una proposta di preghiera, da usare liberamente. Invochiamo l’intercessione di Maria Regina del Rosario per questa Terra amata e i suoi abitanti.

Con l’augurio di ogni bene,
†Pierbattista Card. Pizzaballa
Patriarca di Gerusalemme dei Latini

Preghiera per la pace
Signore Dio nostro,
Padre del Signore Gesù Cristo
e Padre dell’umanità intera,
che nella croce del Tuo Figlio
e mediante il dono della sua stessa vita
a caro prezzo hai voluto distruggere
il muro dell’inimicizia e dell’ostilità
che separa i popoli e ci rende nemici:
manda nei nostri cuori
il dono dello Spirito Santo,
affinché ci purifichi da ogni sentimento
di violenza, di odio e di vendetta,
ci illumini per comprendere
la dignità insopprimibile
di ogni persona umana,
e ci infiammi fino a consumarci
per un mondo pacificato e riconciliato
nella verità e nella giustizia,
nell’amore e nella libertà.

Dio onnipotente ed eterno,
nelle Tue mani sono le speranze degli uomini
e i diritti di ogni popolo:
assisti con la Tua sapienza coloro che ci governano,
perché, con il Tuo aiuto,
diventino sensibili alle sofferenze dei poveri
e di quanti subiscono le conseguenze
della violenza e della guerra;
fa’ che promuovano nella nostra regione
e su tutta la terra
il bene comune e una pace duratura.

Vergine Maria, Madre della speranza,
ottieni il dono della pace
per la Santa Terra che ti ha generato
e per il mondo intero. Amen.

(Asia News 26/09/2024)

2024 10 02 Patriarca Pizzaballa: il 7 ottobre ‘preghiera, digiuno, penitenza’ per la pace in Terra Santa

CONGO RD - Chiuse due chiese profanate dai guerriglieri nell’Ituri
CONGO RD - Ucciso il coordinatore di Radio Maria/Goma
IRAN - Prosciolto in appello e libero dopo un anno a Evin pastore armeno-iraniano. Almeno 21 cristiani ancora oggi in cella a causa della loro fede.
IN RILIEVO Patriarca Pizzaballa: il 7 ottobre ‘preghiera, digiuno, penitenza’ per la pace in Terra Santa
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Vai a "Cristiani perseguitati. Memoria e preghiera"

CONGO RD - Chiuse due chiese profanate dai guerriglieri nell’Ituri

Due chiese profanate da un gruppo di ribelli sono state chiuse nella diocesi di Bunia capoluogo dell’Ituri nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Lo ha annunciato Dieudonné Uringi Uuci, Vescovo di Bunia, durante la messa di domenica 22 settembre.
Mons. Uringi nella sua dichiarazione afferma che “Considerati gli atti riprovevoli commessi da elementi del gruppo armato CODECO (Cooperativa per lo Sviluppo del Congo), che hanno chiuso le chiese di Kpandroma e Jiba la notte tra il 28 e il 29 agosto, atti qualificati come profanazione e che richiedono un risarcimento ai sensi del canone 1211,
Considerando la loro minaccia contro l’integrità fisica e morale dei sacerdoti operanti in tali strutture ecclesiali e la presa arbitraria in ostaggio di due fedeli collaboratori dei sacerdoti, Considerata la loro volontaria intenzione di estorcere del denaro per la liberazione di tali fedeli con l’unico obiettivo di arrecare danni alla Chiesa;
Considerato il nostro e immediato potere ordinario in base al canone 381 comma 1,
decretiamo: la chiusura della parrocchia Marie-Reine di Jiba e del settore dell’istituzione pastorale di Kpandroma per un periodo indeterminato”.
Mons. Uringi ha inoltre deciso di ritirare i sacerdoti che operavano nelle due chiese.
Il canone 1211 del Codice di Diritto Canonico stabilisce che “I luoghi sacri sono profanati se in essi si compiono con scandalo azioni gravemente oltraggiose, che a giudizio dell’Ordinario del luogo, sono tanto gravi e contrarie alla santità del luogo da non essere lecito esercitare in essi il culto finché l’oltraggio non venga riparato con il rito penitenziale, a norma dei libri liturgici”.
Il Vescovo sottolinea che le violenze sono iniziate dopo che la Chiesa ha lanciato un appello al dialogo e a deporre le armi.
Per tutti risposta i miliziani del CODECO hanno chiesto di vedere i sacerdoti. Non trovandoli, hanno aggredito i loro collaboratori, hanno saccheggiato i locali e bloccato le porte delle due chiese.
Un episodio simile era avvenuto sei mesi fa in una delle parrocchie interessate. I miliziani avevano maltrattato e imprigionato diversi sacerdoti, chiedendo il rilascio dei detenuti appartenenti alla CODECO. Questa sigla indica un’associazione di diverse milizie a base etnica Lendu. La sigla originaria Cooperativa per lo Sviluppo del Congo, abbastanza inusuale per un gruppo di guerriglia, deriva dal fatto che alla sua fondazione negli anni ‘70 del secolo scorso la CODECO era una vera e propria cooperativa di sviluppo agricolo composta da agricoltori Lendu. Nel corso degli anni le contese per le terre con i pastori Hema hanno fatto sì che due gruppi si armassero e la CODECO è diventata una sigla che indica un’associazione di diverse milizie Lendu in lotta contro gli Hema. La CODECO è accusata di diversi crimini contro l’umanità compresi stragi in villaggi e campi per rifugiati. (L.M.) (Agenzia Fides 25/9/2024)

CONGO RD - Ucciso il coordinatore di Radio Maria/Goma

Ucciso Edmond Bahati Monja, coordinatore di Radio Maria/Goma. Il delitto è avvenuto la sera del 27 settembre. Il giornalista della radio cattolica è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da uomini armati vicino alla sua casa nel distretto di Ndosho, alla periferia di Goma. La città è capoluogo del Nord Kivu, la provincia dell’est della Repubblica Democratica del Congo, scossa dall’avanzata del gruppo armato M23.
Goma si trova quasi completamente circondata dall’M23. L’esercito regolare congolese per accrescere le difese della città ha stretto alleanze di circostanza con altri gruppi armati ed ha armato alcune milizie denominate Wazalendo (“Patrioti” in Swahili). La presenza di gruppi armati irregolari ha però accresciuto i crimini violenti all’interno di Goma, con rapine e omicidi all’ordine del giorno.
Il caso dell’uccisione di Edmond Bahati, un giornalista impegnato in inchieste approfondite sulla situazione locale, rientra però in un’altra categoria: quella dei giornalisti uccisi per aver fatto il loro lavoro. In due anni sono almeno una decina i giornalisti assassinati a Goma e dintorni. Bahati aveva effettuato inchieste sulle violenze dei gruppi armati nella regione.
Secondo quanto riferito da almeno una testimone oculare, Bahati è stato ucciso da tre uomini armati (forse in tenuta militare forse in abiti civili, altre testimonianze divergono su questo punto) che poco prima dell’omicidio del giornalista l’avevano rapinata. Bahati sarebbe stato colpito dopo che i tre assassini lo hanno seguito per un breve tratto di strada. Il coordinatore di Radio Maria/Goma è stato raggiunto da almeno due colpi di armi da fuoco sparati a bruciapelo al petto. Lascia la moglie e tre figli. “Edmond era un uomo di pace, impegnato al servizio della comunità e della Chiesa. La sua scomparsa è una perdita immensa” ha dichiarato un collaboratore di Radio Maria.
I giornalisti a Goma sono fatti oggetto di minacce ricevute telefoniche o inviate tramite Sms. Le radio comunitarie come Radio Maria/Goma sono uno strumento d’informazione fondamentale in aree di crisi e di guerra come il Nord Kivu. Ma sono pure scomode per le diverse parti in lotta, perché ne denunciano le violenze contro i civili. Le violenze in città, denunciano gli abitanti, si susseguono nonostante lo stato d’assedio proclamato dalle autorità il 6 maggio 2021 nel Nord Kivu e nella vicina provincia dell’Ituri (vedi Fides 7/5/2021). Il ricorso da parte dell’esercito di gruppi armati irregolari per cercare di fermare l’avanzata dell’M23 ha aggravato l’insicurezza nel capoluogo del Nord Kivu. Il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, Arcivescovo metropolita di Kinshasa, in un’intervista all’Agenzia Fides (18/4/2024) ha messo in rilievo che “I gruppi armati alla fine diventano un pericolo per la popolazione, taglieggiando i cittadini, commettendo furti ed omicidi e mettendosi nel business dei commerci illegali dei minerali estratti dalle miniere artigianali dell’area”. (L.M.) (Agenzia Fides 30/9/2024)

IRAN - Prosciolto in appello e libero dopo un anno a Evin pastore armeno-iraniano
Il 62enne Anooshavan Avedian era stato condannato a 10 anni di prigione per aver guidato una Chiesa domestica. Il tribunale di secondo grado ne ha decretato la scarcerazione, facendo cadere le accuse. Almeno 21 cristiani ancora oggi in cella a causa della loro fede.

Le autorità hanno rilasciato dopo poco più di un anno nella prigione di Evin a Teheran, prosciogliendolo da ogni accusa, il 62enne pastore armeno-iraniano Anooshavan Avedian, condannato a 10 anni di carcere per aver guidato una Chiesa domestica. Secondo quanto riferisce Article18, sito specializzato nel documentare le repressioni e le violazioni alla libertà religiosa, soprattutto anti-cristiane, in atto nella Repubblica islamica, il leader cristiano ha lasciato in settimana la propria cella, in seguito all’accoglimento dell’appello dei giudici; nell’udienza, che si è tenuta il 24 settembre scorso nella 21ma sezione della Corte di appello della capitale, i magistrati hanno lasciato cadere i capi di imputazione, decretandone la successiva liberazione.

Lo scorso anno il Comitato Onu per i diritti umani ha chiesto a Teheran di “rilasciare immediatamente le persone imprigionate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di religione o di credo” e di garantire loro un “adeguato risarcimento”. Oltre ad Anooshavan, almeno altri 21 cristiani stanno attualmente scontando pene legate alla loro fede e, fra questi, una decina a Evin. Tra loro vi è Hakop Gochumyan, un cittadino armeno condannato a 10 anni per presunto “proselitismo deviato” e che ha accompagnato Anooshavan ai cancelli del carcere al momento del rilascio.

All’epoca del processo, insieme al pastore armeno-iraniano erano stati condannati pure due membri della stessa chiesa domestica: il 45enne Abbas Soori e la 46enne Maryam Mohammadi, entrambi convertiti, sono stati però subito rilasciati senza dover scontare la pena in prigione. La vicenda di Anooshavan, Maryam e Abbas risale all’agosto 2020, quando è avvenuto il primo arresto, ma è rimasta a lungo sotto silenzio. Almeno 30 agenti dell’intelligence hanno fatto irruzione nella casa a Narmak, nord-est della capitale.

Al momento dell’assalto vi erano circa 18 fedeli intenti a pregare e leggere le letture. Durante il raid sono state sequestrate copie della Bibbia, effetti personali, telefoni cellulari e altri apparecchi informatici, oltre a dover fornire la password degli smartphone e dei social. Nel tempo intercorso fra l’arresto e la condanna hanno trascorso alcuni periodi nella famigerata di prigione di Evin, alla periferia di Teheran, dove hanno subito interrogatori, torture psicologiche e abusi.

Negli ultimi anni sono migliaia i cristiani appartenenti a chiese domestiche arrestati dalle autorità, centinaia quelli condannati al carcere con l’accusa di “agire contro la sicurezza nazionale”. Eventi che smentiscono, nei fatti, i proclami di Teheran e delle rappresentanze diplomatiche iraniane nel mondo secondo le quali i cristiani “continuano a godere della libertà religiosa, di svolgere le loro attività di praticare il culto nelle loro chiese e di dedicarsi ai propri programmi”.
Teheran (AsiaNews28/09/2024)

IN RILIEVO

Patriarca Pizzaballa: il 7 ottobre ‘preghiera, digiuno, penitenza’ per la pace in Terra Santa

Il giorno che segna l’attacco di Hamas a Israele e l’inizio della guerra a Gaza per il porporato è data “simbolica del dramma che stiamo vivendo”. Nel mese della Madonna l’invito a pregare in comunità per una vera riconciliazione. Il “vortice” di “violenza e odio” che causa “migliaia di vittime innocenti” oggi trova spazio “anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali”.

“Una giornata di preghiera, digiuno e penitenza, per il giorno 7 ottobre prossimo, data diventata simbolica del dramma che stiamo vivendo” nel mese in cui la Chiesa celebra la Madonna e proprio il 7 ottobre “la memoria di Maria Regina del Rosario”. È l’iniziativa lanciata dal card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, in una riflessione pubblicata alla vigilia del primo anno dallo scoppio della guerra a Gaza in risposta all’attacco di Hamas a Israele, e nei giorni in cui è forte il timore che possa estendersi al Libano. Nella lettera indirizzata alla diocesi del patriarcato e inviata per conoscenza ad AsiaNews, il porporato sottolinea come negli ultimi 12 mesi la Terra Santa “è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima”. Di fronte a questa escalation, avverte, i “governanti e quanti hanno la grave responsabilità delle decisioni” devono rispondere con senso di “giustizia” e rispetto del diritto di ciascuno alla libertà, alla dignità e alla pace”.

Di seguito, la riflessione del card. Pizzaballa con la preghiera per la pace:

Alla Diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme

Carissimi,
il Signore vi dia pace!

Il mese di ottobre si avvicina, e con esso la consapevolezza che da un anno la Terra Santa, e non solo, è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima. In questi dodici mesi abbiamo assistito a tragedie che per la loro intensità e per il loro impatto hanno lacerato in maniera profonda la nostra coscienza e il nostro senso di umanità.

La violenza, che ha causato e sta causando migliaia di vittime innocenti, ha trovato spazio anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali. Ha profondamente colpito il senso di comune appartenenza alla Terra Santa, alla coscienza di essere parte di un disegno della Provvidenza che ci ha voluti qui per costruire insieme il Suo Regno di pace e di giustizia, e non per farne un bacino di odio e di disprezzo, di rifiuto e annientamento reciproco.

In questi mesi ci siamo già espressi chiaramente su quanto sta avvenendo e abbiamo ribadito più volte la nostra condanna di questa guerra insensata e di ciò che l’ha generata, richiamando tutti a fermare questa deriva di violenza, e ad avere il coraggio di individuare altre vie di risoluzione del conflitto in corso, che tengano conto delle esigenze di giustizia, di dignità e di sicurezza per tutti.

Non possiamo che richiamare ancora una volta i governanti e quanti hanno la grave responsabilità delle decisioni in questo contesto, ad un impegno per la giustizia e per il rispetto del diritto di ciascuno alla libertà, alla dignità e alla pace.

Anche noi abbiamo però il dovere di impegnarci per la pace, innanzitutto preservando il nostro cuore da ogni sentimento di odio, e custodendo invece il desiderio di bene per ciascuno. E poi impegnandoci, ognuno nei propri contesti comunitari e nelle forme possibili, a sostenere chi è nel bisogno, aiutare chi si sta spendendo per alleviare le sofferenze di quanti sono colpiti da questa
guerra, e promuovere ogni azione di pace, di riconciliazione e di incontro.

Ma abbiamo anche bisogno di pregare, di portare a Dio il nostro dolore e il nostro desiderio di pace. Abbiamo bisogno di convertirci, di fare penitenza, di implorare perdono.

Vi invito, perciò, ad una giornata di preghiera, digiuno e penitenza, per il giorno 7 ottobre prossimo, data diventata simbolica del dramma che stiamo vivendo. Il mese di ottobre è anche il mese mariano e il 7 ottobre celebriamo la memoria di Maria Regina del Rosario.

Ciascuno, con il rosario o nelle forme che riterrà opportune, personalmente ma meglio ancora in comunità, trovi un momento per fermarsi e pregare, e portare al “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1,3), il nostro desiderio di pace e riconciliazione.

In allegato alla presente troverete una proposta di preghiera, da usare liberamente. Invochiamo l’intercessione di Maria Regina del Rosario per questa Terra amata e i suoi abitanti.

Con l’augurio di ogni bene,
†Pierbattista Card. Pizzaballa
Patriarca di Gerusalemme dei Latini

Preghiera per la pace
Signore Dio nostro,
Padre del Signore Gesù Cristo
e Padre dell’umanità intera,
che nella croce del Tuo Figlio
e mediante il dono della sua stessa vita
a caro prezzo hai voluto distruggere
il muro dell’inimicizia e dell’ostilità
che separa i popoli e ci rende nemici:
manda nei nostri cuori
il dono dello Spirito Santo,
affinché ci purifichi da ogni sentimento
di violenza, di odio e di vendetta,
ci illumini per comprendere
la dignità insopprimibile
di ogni persona umana,
e ci infiammi fino a consumarci
per un mondo pacificato e riconciliato
nella verità e nella giustizia,
nell’amore e nella libertà.

Dio onnipotente ed eterno,
nelle Tue mani sono le speranze degli uomini
e i diritti di ogni popolo:
assisti con la Tua sapienza coloro che ci governano,
perché, con il Tuo aiuto,
diventino sensibili alle sofferenze dei poveri
e di quanti subiscono le conseguenze
della violenza e della guerra;
fa’ che promuovano nella nostra regione
e su tutta la terra
il bene comune e una pace duratura.

Vergine Maria, Madre della speranza,
ottieni il dono della pace
per la Santa Terra che ti ha generato
e per il mondo intero. Amen.

(Asia News 26/09/2024)