2024 08 07 Escalation contro la Chiesa Cattolica
NICARAGUA – Escalation contro la Chiesa CattolicaCIAD - Arrestato un sacerdote cattolico
JAKARTA - a un mese dalla visita del Papa sventati attacchi a due chiese
CINA - “Governo più rigoroso verso la religione” anche per i cattolici
TESTIMONIANZA
RD CONGO - un sacerdote: qui la violenza uccide, il Papa ci fa sentire amati
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NICARAGUA – Escalation contro la Chiesa Cattolica
«Nelle ultime 48 ore c’è stata un’escalation repressiva contro i sacerdoti della Chiesa cattolica» nel dipartimento di Matagalpa, nella parte settentrionale del Paese, ha dichiarato il Colectivo Nicaragua Nunca Más in un comunicato. «Diverse parrocchie sono state assediate e almeno 11 sacerdoti e un seminarista, sono stati detenuti arbitrariamente, di alcuni di essi ora non si conosce il luogo di fermo e detenzione», precisano dalla ONG. Il chiaro intento celebrativo del regime nel ricordo delle violenze contro Mons. Alvarez di due anni orsono, si evidenzia dal fatto che i primi detenuti di questa “caccia” ai sacerdoti, iniziata giovedì 1° agosto, sono stati i monsignori Ulises Vega e Edgard Sacasa, che amministravano rispettivamente le parrocchie di San Ramón e San Isidro, entrambe chiese della diocesi di Matagalpa. I due erano a capo della diocesi di Matagalpa, dai giorni successivi all’arresto e al successivo esilio di monsignor Rolando Álvarez.
Nicaragua, nuova ondata di arresti di sacerdoti. Il silenzio da parte delle autorità
Venerdì nero per la Chiesa del Paese latinoamericano, dove il 2 agosto sono stati fermati altri otto religiosi, la maggior parte dei quali appartenenti alla diocesi di Matagalpa
La Chiesa in Nicaragua sta vivendo una nuova ondata di arresti di sacerdoti, secondo quanto riportato dalla stampa nicaraguense. Ieri, venerdì 2 agosto, sono stati arrestati otto sacerdoti e un diacono, la maggior parte dei quali appartenenti alla diocesi di Matagalpa. Nove persone che si aggiungono alle tre arrestate negli ultimi giorni. Le autorità non hanno ancora fornito informazioni ufficiali sui luoghi e sui motivi dei fermi.
I nomi dei fermati
II sacerdoti arrestati, secondo il sito indipendente Despacho 505, sono: Jairo Pravia, parroco della Iglesia Inmaculada Concepción; Víctor Godoy, vicario della Iglesia Inmaculada Concepción; Marlon Velásquez, amministratore della Iglesia Santa Lucía; Antonio López, parroco di Nuestro Señor de Veracruz de Ciudad Darío; il diacono Erwin Aguirre, della chiesa Nuestro Señor de Veracruz de Ciudad Darío; Raúl Villegas, parroco della chiesa Nuestra Señora de Guadalupe de Matiguás; Francisco Tercero, parroco della chiesa Santa Faustina Kowalska, Solingalpa; Silvio Romero, parroco della chiesa San Francisco de Asís, diocesi di Juigalpa.
(Vatican News 03 agosto 2024)
Nicaragua, le autorità arrestano due vicari della diocesi di Matagalpa
Ulises René Vega Matamoros e Edgard Sacasa sono stati fermati il primo agosto, durante la festa del patrono di Managua, San Domenico di Guzmán
I media nicaraguensi riferiscono dell’arresto dei sacerdoti, vicari della diocesi di Matagalpa, Ulises René Vega Matamoros e Edgard Sacasa. Il motivo dell’arresto e il luogo di detenzione non sono ancora noti. Questa Chiesa locale è stata anche oggetto dell’incarcerazione, nel dicembre 2023, e poi dell’esilio, nel gennaio 2024, del suo vescovo, Monsignor Rolando Álvarez.
Le fonti riferiscono che i sacerdoti sono stati arrestati il primo agosto, durante la celebrazione del patrono di Managua, San Domenico di Guzmán. Monsignor Ulises Vega è il parroco della chiesa di San Ramón, mentre monsignor Edgar Sacasa è il parroco della chiesa di San Isidro. Il 26 luglio scorso, anche l’amministratore ad omnia della diocesi di Esteli, monsignor Frutos Valle, era stato arrestato e trasferito nel Seminario nazionale interdiocesano di Nostra Signora di Fatima a Managua, attualmente preso dalle autorità come luogo di confino per i membri del clero.
Si stima che almeno 140 tra religiosi e religiose siano stati costretti a lasciare il Paese dal 2018, senza dimenticare le numerose organizzazioni ecclesiastiche che sono state espropriate o a cui è stato tolto il loro status giuridico.
(Vatican News 02 agosto 2024)
CIAD - Arrestato un sacerdote cattolico, senza che nessuna accusa sia stata formalizzata dal procuratore
“Non sappiamo dove si trovi don Madou dopo il suo arresto di ieri. Il procuratore non si è ancora pronunciato e quindi non c’è ancora un’accusa formale nei suoi confronti” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale da N’Djamena, la capitale del Ciad, dove ieri, 5 agosto, don Simon-Pierre Madou Baïhana, parroco della chiesa della Beata Isidore Bakandja di Walia Goré, è stato prelevato da agenti di sicurezza. Secondo un comunicato firmato da Goetbé Edmond Djitangar, Arcivescovo metropolita di N’Djamena, don Madou è stato arrestato “il 5 agosto alle 18,33. L’arresto è stato fatto senza tante cerimonie malgrado il suo stato di salute. Don Madou è malato ed è in cura presso il centro sanitario Santa Madre Teresa di Calcutta. È stato prelevato da uomini con il turbante venuti su veicoli non identificati. Il portone d’ingresso della parrocchia è stato forzato con 4 colpi di arma da fuoco sparati sui lucchetti”.
“Le modalità dell’arresto avevano fatto pensare in un primo momento in un sequestro da parte di banditi. Poi in un comunicato il governo ha reso noto che il sacerdote è stato tratto in arresto” dicono le nostre fonti.
In effetti dopo che si erano diffuse voci sul presunto sequestro del sacerdote, il Ministro degli Esteri e portavoce del governo, Abderrahmane Koulamalah, ha emesso un comunicato nel quale afferma che “don Madou è stato arrestato dalle forze dell’ordine in modo regolare e nello stretto rispetto delle procedure giudiziarie”. Il sacerdote secondo il comunicato del governo è stato arrestato per “le sue dichiarazioni ricorrenti, incitanti alla divisione che mettono in pericolo la coesione nazionale”. Ma come sottolineano le fonti di Fides, “a più di 12 ore dall’arresto, il procuratore non ha formalizzato alcun capo d’imputazione contro il sacerdote”.
Mons. Djitangar invita i fedeli alla calma e chiede alle “autorità competenti di fare completa luce sugli autori e i mandanti reali di questa azione”. (L.M.) (Agenzia Fides 6/8/2024)
JAKARTA - a un mese dalla visita del Papa sventati attacchi a due chiese
Nel mirino due luoghi di culto a Malang. La polizia nega legami con l’imminente viaggio apostolico di Francesco nell’Asia-Pacifico. Fermate tre persone, fra cui un elemento noto con il nome di “Hok” e con sospetta affiliazione al gruppo estremista Daulah Islamiyah. Confiscati elementi chimici usati per fabbricare la bomba “Madre di Satana”.
A poco più di un mese dall’attesa visita di papa Francesco in Indonesia, due chiese cattoliche nel Paese sono finite nel mirino degli estremisti islamici nell’East Java. È di queste ore, infatti, la notizia secondo cui le squadre dell’anti-terrorismo - meglio note con il nome di Densus-88 Polri - avrebbero sventato un progetto di attacco suicida che aveva come obiettivo due luoghi di culto a Malang. Un segnale di allerta in vista del viaggio apostolico del pontefice argentino nel Sud-est asiatico e in Oceania dal 2 al 13 settembre prossimo e che rilancia il tema della sicurezza e delle violenze confessionali a Jakarta.
Interpellato dai media locali sulla vicenda il brig. gen. Trunoyudo Wisnu Andiko ha confermato che “due chiese erano il target” di un attacco, ma non ha voluto aggiungere ulteriori dettagli sulle modalità dell’operazione e i tempi di azione. Al contempo, le forze di polizia hanno voluto smentire le voci secondo cui l’operazione terroristica sarebbe legata alla prossima presenza del papa nel Paese, che da tempo cerca di mostrare al mondo una versione “moderata” della fede islamica.
I tre sospetti fermati dai reparti speciali della sicurezza sarebbero legati - almeno sul piano politico - al gruppo estremista noto come Daulah Islamiyah. Il raid notturno di Densus-88 Polri è stato effettuato in una casa presa in affitto nel villaggio di Jeding, distretto di Junrejo, nella reggenza di Batu, a circa 25 km dal centro di Malang. La città - con i suoi oltre 820mila abitanti - è sede di decine di gruppi religiosi cristiani, al suo interno operano suore e sacerdoti, e ospita anche la celebre Scuola superiore di filosofia e teologia “Widya Sasana”, in cui si laureano centinaia di seminaristi appartenenti in entrambe le discipline.
Tra i tre sospetti terroristi arrestati vi è anche un elemento conosciuto col nome di “Hok”, uno studente liceale che sarebbe stato identificato come “esecutore” dell’attacco suicida. Secondo alcune informazioni circolate nel pomeriggio di ieri il giovane nell’interrogatorio ha ammesso di volersi far esplodere in una delle chiese di Malang, dopo essere stato indottrinato “per sei o sette mesi” dagli estremisti di Daulah Islamiyah. Il giovane avrebbe infine usato parte del denaro ricevuto dalla famiglia per comprare esplosivi.
L’antiterrorismo ha infine confiscato materiali chimici - noti con il termine di Tatp, triaceton triperoxide - per fabbricare una bomba meglio nota col nome di “Madre di Satana”, nota per le sue forti esplosioni. Prelevati altri oggetti fra i quali le “palle” di ferro, sempre utilizzate dai terroristi per amplificare i danni della deflagrazione nel tentativo di colpire con maggiore gravità e causare un maggior numero di vittime.
(di Mathias Hariyadi Asia News 06/08/2024)
CINA - “Governo più rigoroso verso la religione” anche per i cattolici
Una conferenza tenutasi a Huizhou, nel Guangdong, è un segnale che la nuova politica verrà estesa anche alla Chiesa cattolica patriottica.
“Bitter Winter” sta prestando attenzione alla “Governance rigorosa della religione”, uno slogan relativamente nuovo promosso dal Dipartimento del lavoro del Fronte Unito . Implica che le cinque religioni autorizzate dovrebbero mettere il Pensiero di Xi Jinping e i “valori socialisti” al centro dei loro incontri religiosi e sermoni. Implica anche che il controllo della religione da parte dei burocrati degli organismi religiosi controllati dal governo non è stato abbastanza efficace. Ora dovrebbero accettare una supervisione più diretta da parte del PCC e del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito .
Il Fronte Unito ha iniziato a promuovere la “Governance rigorosa della religione” tra i protestanti, attraverso il “China Christian Implementation of Strict Governance of Religion Exchange Meeting” tenutosi a Xi’an, Shaanxi dal 27 al 28 giugno 2024, subito dopo il seminario nazionale di alto livello sulla sinizzazione della religione del 26 giugno. Ci sono segnali che il Fronte Unito stia estendendo la politica ai buddisti tibetani e ai musulmani Hui.
Il 10 luglio, la sezione di Huizhou, Guangdong, dell’Associazione patriottica cattolica cinese della provincia del Guangdong ha tenuto un “Incontro per promuovere la governance completa e rigorosa della Chiesa cattolica” presso la chiesa cattolica locale di Huangjiatang.
L’oratore principale è stato Tao Maoyong, vicedirettore del Dipartimento di lavoro del Fronte Unito del Comitato del Partito municipale di Huizhou e direttore dell’Ufficio per gli affari etnici e religiosi municipali. Sono stati convocati a partecipare tutti i preti e le suore della città affiliati all’Associazione patriottica cattolica cinese, ovvero l’organismo cattolico controllato dal governo che ora è approvato dal Vaticano, insieme ai lavoratori laici.
Tao ha presentato il concetto di “Governo Rigoroso della Religione” e ha spiegato che dovrebbe essere applicato dai Cattolici in sei aree: “guida politica, costruzione di sistemi di gruppo, gestione del clero, gestione di sedi di attività, reclutamento e servizi di informazione religiosa su Internet”. In tutte queste aree, il clero e i leader laici dovrebbero assicurarsi che i “valori fondamentali socialisti” siano al centro del messaggio della Chiesa e porsi sotto la supervisione del Fronte Unito.
Si è trattato di un incontro locale per la città di Huizhou, il che non è irrilevante in quanto la città a livello di prefettura ha una popolazione di oltre sei milioni e una presenza cattolica tradizionalmente significativa. (Bitter Winter 30/07/2024 di Zhang Chunhua)
TESTIMONIANZA
RD CONGO - un sacerdote: qui la violenza uccide, il Papa ci fa sentire amati
Nel Paese dell’Africa centrale, teatro di sanguinosi scontri armati, la denuncia di un religioso che si trova in una delle zone più colpite: “Per non essere massacrata la gente dorme in strada. Incendiate le automobili del servizio umanitario e distrutti i materiali destinati ad un ospedale”. Il grazie a Francesco per la sua vicinanza e le sue preghiere
“La situazione è drammatica, tra la popolazione c’è un grande clima di panico”. La voce del sacerdote arriva dalla diocesi di Butembo-Beni, nel sudest della Repubblica Democratica del Congo, una delle zone più colpite dalle violenze e dagli scontri armati che ormai da tempo stanno mettendo in ginocchio il Paese dell’Africa Centrale. Il religioso, che per motivi di sicurezza vuole mantenere l’anonimato, riesce a mettersi in contatto con i media vaticani in modo rocambolesco perché, dice, è diventato molto difficile utilizzare i normali mezzi di comunicazione e la guerriglia non risparmia nemmeno i ripetitori telefonici né Internet, che sta diventando sempre più inaccessibile.
Saccheggi e rapine
Il sacerdote racconta con apprensione che la paura della gente deriva dal fatto che in quella zona presto arriveranno i ribelli del gruppo denominato “M23” provenienti da Goma, il capoluogo della provincia del Kivu del nord. “L’esercito governativo - afferma preoccupato il religioso - non è in grado di contrastare questa avanzata e sta abbandonando le proprie posizioni. Ora a controllare le nostre zone ci sono i ragazzi delle brigate nazionaliste Wazelendo e sono loro che tentano di proteggere la popolazione”. Ma tra questi giovani ce ne sono molti che non perdono occasione per saccheggiare rapinare, uccidere. “C’ è un controllo molto stretto del territorio. Sabato scorso hanno bruciato cinque automobili del nostro servizio umanitario ed un camion contenente tutto il materiale per costruire la sala operatoria di un ospedale che si trova a 10 chilometri dalla parrocchia di Massereka”, denuncia.
Cristiani, i più coinvolti
Per paura di essere colpiti nel sonno da questi gruppi di nazionalisti che girano di casa in casa in cerca del nemico da eliminare, di notte gli abitanti dei villaggi dormono all’aperto. “I più coinvolti in questa situazione drammatica sono i cristiani perché nella zona di Butembo-Beni sono in maggioranza: dunque i cristiani sono le prime vittime” dice il religioso secondo il quale la Chiesa sta soffrendo anche dal punto di vista pastorale e sacramentale: “In numerose parrocchie a ovest del Paese non è stato possibile far fare la cresima ai ragazzi che si erano preparati per questo evento così importante. Ora questi nostri giovani sono diventati profughi nascosti chi sa dove”.
Aiuto ai profughi
La Chiesa locale è in prima linea per l’accoglienza di chi scappa dalla propria città per lasciarsi alle spalle l’orrore del conflitto. Il religioso spiega che “tramite la Caritas, i vescovi stanno cercando di essere vicini alle loro sofferenze sia dal punto di vista materiale che spirituale.
(Federico Piana RV 05 luglio 2024)