2024 07 03 PAKISTAN - Giovane cristiano condannato a morte per blasfemia
PAKISTAN - Giovane cristiano condannato a morte per blasfemia, all’origine degli gli incidenti di JaranwalaRapporto USA sulla Libertà Religiosa
Testimonianza: Due anni fa l’uccisione di SUOR LUISA DELL’ORTO, martire nell’amore
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PAKISTAN - Giovane cristiano condannato a morte per blasfemia, all’origine degli gli incidenti di Jaranwala
Con una decisione controversa, il tribunale antiterrorismo di Sahiwal ha condannato a morte il giovane cristiano Ehsan Shan per aver presumibilmente diffuso un post blasfemo sui social media, individuato come la causa delle violenze scoppiate a Jaranwala il 16 agosto del 2023. La sentenza, pubblicata il 1° luglio, prevede che il giovane sconti prima una pena detentiva di complessivi 22 anni e paghi una multa di un milione di rupie.
Il giovane è stato accusato di aver condiviso sul social media TikTok contenuti blasfemi, considerati all’origine della violenza avvenuta a Jaranwala nell’agosto 2023. Allora, in seguito alle accuse di profanazione del Sacro Corano, una folla di militanti distrusse e diede alle fiamme dozzine di case cristiane e circa 26 chiese nel quartiere cristiano della città del Punjab. Basandosi sui rapporti dell’intelligence, la polizia ha arrestato alcune persone accusate di blasfemia tre giorni dopo la violenza. Secondo la polizia, il giovane non ha prodotto e confezionato egli stesso il contenuto blasfemo, ma lo ha condiviso, facendolo diventare virale.
Secondo esponenti della locale comunità cristiana, il giovane è “un capro espiatorio”, mentre restano impuniti quanti hanno attaccato e bruciato chiese e case cristiane. Nel febbraio scorso la Corte Suprema del Pakistan ha infatti respinto il rapporto della procura competente sulla violenza di massa avvenuta a Jaranwala. La Corte suprema aveva descritto il rapporto presentato dall’ufficio del procuratore generale della provincia del Punjab, come “gravemente carente”, privo di informazioni rilevanti e dettagli sugli arresti. In un’udienza davanti alla Corte Suprema, un ufficiale giudiziario del Punjab ha affermato che dopo 304 arresti, solo 22 denunce erano state registrate e solo 18 accuse sono state formalizzate. Per questo la Corte ha poi ordinato che fosse presentato un nuovo rapporto.
“Ora si è verificata una grave ingiustizia. Il verdetto contro Ehsan Shan simboleggia la morte virtuale di tutti i cristiani in Pakistan oggi. Per la violenza e la distruzione avvenute a Jaranwala viene individuato un solo colpevole, che è un cristiano”, nota la Ong “Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement” (CLAAS).
Il caso riaccende il dibattito sulla legge di blasfemia e le sue implicazioni, riportando l’attenzione sull’urgente necessità di riforme della normativa. La legge viene spesso utilizzata in modo improprio per regolare i conti personali. Sono numerosi casi in cui individui cristiani, indù, musulmani e ahmadi sono falsamente accusati e imprigionati, mentre semplici accuse possono portare a violenza di massa ed esecuzioni extragiudiziali.
(PA) (Agenzia Fides 2/7/2024)
RAPPORTO USA SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA: India, Pakistan e Cina in fondo alla classifica
In Asia, anche Vietnam e Bangladesh hanno registrato, nel 2023, gravi casi di abusi e persecuzioni. Le critiche all’India sono state formulate nonostante Delhi sia un’alleata importante contro Pechino per Washington. In Pakistan spesso sono i musulmani Ahmadi a subire le peggiori discriminazioni.
“I governi di tutto il mondo continuano a prendere di mira individui, chiudere luoghi di culto, sfollare comunità con la forza e imprigionare persone a causa delle loro convinzioni religiose”. Con queste parole il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha presentato l’ultimo rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, ricordando che non solo il Dipartimento di Stato, ma anche il Pew Research Institute, ha accertato che negli ultimi anni le restrizioni governative nei confronti delle religioni hanno raggiunto i livelli più elevati mai registrati dal 2007.
Il rapporto analizza la condizione di diversi Paesi nel mondo. “In India, assistiamo a un preoccupante aumento delle leggi anti-conversione, dei discorsi di odio, delle demolizioni di case e luoghi di culto di membri di comunità religiose minoritarie”, ha affermato Blinken in una rara critica a Delhi, che Washington considera un’importante alleata contro Pechino.
Nel documento vengono poi menzionate le continue violenze nello Stato nordorientale del Manipur, dove più di un anno fa sono scoppiati gli scontri tra diversi gruppi etnici. Secondo le informazioni raccolte, finora sono state bruciate oltre 250 chiese, più di 200 persone sono state uccise e oltre 60mila sono sfollate.
Anche in Pakistan la polizia non è in grado di proteggere i membri appartenenti alle minoranze religiose, si legge nel rapporto. Gli ufficiali “accusati di abusi sono stati sanzionati in modo leggero o non sono stati affatto”. Secondo il Center for Social Justice, una ong locale, nel 2023 si sono verificati 103 casi di conversioni e matrimoni forzati di donne e ragazze cristiane, indù e sikh. Almeno 16 individui sono stati uccisi a causa della loro fede, mentre “29 persone sono state accusate di blasfemia, di cui il 75% erano musulmani, il 20% Ahmadi (la Costituzione pakistana vieta di considerarli musulmani) e il 3,3% cristiani”. Una repressione che ha luogo anche online: l’ala per i crimini informatici dell’Agenzia investigativa federale ha arrestato, per presunta blasfemia sui social media, 140 persone, di cui 11 sono state condannate a morte, una pena, in due casi, confermata anche dai tribunali superiori.
Spesso sono proprio gli Ahmadi a subire le maggiori discriminazioni anche nel vicino Bangladesh: le organizzazioni locali hanno registrato 22 episodi di violenza nel 2023, in cui un musulmano ahmadi è stato ucciso e 62 sono rimasti feriti insieme a 19 indù. I leader musulmani hanno spesso riportato le interferenze del governo sulla nomina e la rimozione degli imam, a cui vengono anche fornite in tutto il Paese indicazioni riguardo il contenuto dei sermoni.
In Asia, altre gravi violazioni della libertà religiosa si verificano in Cina e in Vietnam, dove la repressione, in entrambi i casi, è esercitata dal Partito comunista. In base a diversi resoconti, Pechino continua a esercitare il controllo sui gruppi religiosi che percepisce come una minaccia agli interessi dello Stato. Dopo che a settembre sono entrate in vigore nuove misure amministrative che richiedono a monasteri, chiese, moschee, templi di sostenere la leadership del Partito comunista cinese, attuare il “pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi” e promuovere la “sinizzazione” della religione, è stata attuata una campagna per far rispettare tali misure. Il governo cinese ha quindi arrestato, torturato e maltrattato, fatto sparire o sottoposto a indottrinamento forzato un numero imprecisato di persone, spesso prese di mira con accuse “vaghe e inconsistenti”. Le stime di coloro che sono stati incarcerati per la loro fede vanno da qualche migliaio a 10mila.
Rashad Hussein, ambasciatore americano per la libertà religiosa, durante il lancio del rapporto ha affermato che anche la campagna contro gli uiguri “fa seguito a decenni di persecuzione delle comunità religiose, dai buddisti tibetani, ai cristiani, ai praticanti del Falun Gong”. Tra questi, almeno 188 sono morti a causa delle persecuzioni nel 2023, afferma ancora il rapporto.
Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, ha definito inaccurate le accuse contenute nel rapporto e ha accusato il Dipartimento di Stato americano di tentare di interferire negli affari interni cinesi.
(27/06/2024 ASIA NEWS ha collaborato Nirmala Carvalho)
Il Commento di BITTER WINTER
Il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sulla libertà religiosa: esemplare sulla Cina, timido sul Giappone
Il rapporto, pubblicato il 26 giugno 2024, conferma l’atteggiamento dell’anno scorso, che consiste nel denunciare in modo convincente i nemici ma in un certo senso scusare gli alleati politici.
Il 26 giugno 2024, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha pubblicato il suo Rapporto annuale sulla libertà religiosa internazionale, relativo all’anno 2023. Dovremmo essere grati che esista un documento del genere, con molte sezioni di alta qualità che sono piccoli ma ben scritti trattati sulla situazione della libertà religiosa nei paesi presi in esame.
Noi di “Bitter Winter” siamo anche grati che la nostra rivista sia citata quasi in ogni pagina e in effetti nella maggior parte dei paragrafi che trattano casi specifici di violazioni della libertà religiosa in Cina, tra cui Tibet, Hong Kong e Xinjiang. Ancora più importante, apprezziamo la struttura generale della sezione sulla Cina e delle sezioni altrettanto persuasive su Russia e Pakistan, entrambi paesi a cui “Bitter Winter” dedica un’attenzione speciale.
L’architettura della parte sulla Cina è convincente e persino esemplare. Spiega come le leggi e i regolamenti sulle religioni siano costantemente modificati in peggio e la loro applicazione da parte di tribunali, autorità amministrative e polizia rafforza la repressione. Lodevolmente, il rapporto non si occupa solo della persecuzione dei membri delle religioni principali, tra cui buddisti tibetani, musulmani turchi e hui, protestanti delle chiese domestiche e obiettori di coscienza cattolici, ma sottolinea la dura repressione dei gruppi etichettati come “xie jiao” (organizzazioni non ortodosse, a volte tradotte come “sette”). Riferisce il dramma del Falun Gong, notando che “A marzo, la New York City Bar Association ha pubblicato un rapporto che ha scoperto che c’erano ‘ampie prove che la Cina continua a impegnarsi nel prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza’”.
La sezione dettagliata sulla Chiesa di Dio Onnipotente (CAG) merita di essere citata per intero. La CAG “ha affrontato detenzioni e arresti su larga scala in 29 province, secondo i resoconti della società civile. La CAG ha riferito che durante l’anno [2023], il governo ha arrestato almeno 12.463 individui, rispetto ai 10.895 arresti nel 2022. Le autorità hanno condannato almeno 2.207 individui alla prigione (rispetto ai 1.901 nel 2022), tra cui 1.094 individui che hanno ricevuto condanne di tre anni o più. Le autorità hanno sottoposto almeno 5.832 persone a tortura o indottrinamento forzato. Il numero più alto di arresti si è verificato nelle province di Jiangsu, Anhui, Zhejiang e Shandong. Secondo la CAG, almeno 20 membri sono morti a causa della persecuzione durante l’anno. La CAG ha dichiarato che la polizia ha sottoposto i detenuti che si rifiutavano di rinunciare alla propria fede alla privazione del sonno fino a 10 giorni, alla sospensione con i polsi ammanettati, alla posizione eretta o seduta prolungata, a posizioni di stress, scosse elettriche e percosse. Secondo i familiari, alcuni individui morti in custodia apparivano contusi, malnutriti ed emaciati. Secondo “Bitter Winter”, una pubblicazione online che tiene traccia delle violazioni della libertà religiosa e dei diritti umani nel paese, un membro della CAG è morto tre giorni dopo il suo arresto; la polizia ha affermato che si è impiccata, ma i parenti che hanno visto il corpo hanno riferito che non c’erano segni di impiccagione sul collo e che sembrava avere ferite alla testa. Una donna, inseguita dalla polizia, si è suicidata gettandosi. A settembre, “Bitter Winter” ha riferito che all’inizio dell’anno il governo ha avviato un’ampia campagna per eliminare la CAG. La sicurezza pubblica, la sicurezza nazionale, la polizia armata e la polizia delle forze speciali hanno condotto operazioni congiunte per arrestare i membri della CAG. Le autorità avrebbero sorvegliato i membri della chiesa per mesi o addirittura anni prima di effettuare arresti di massa. Ad esempio, il 15 giugno, le autorità della provincia di Zhejiang hanno arrestato almeno 1.043 membri della CAG. Le autorità hanno trasferito alcuni degli arrestati in centri di rieducazione o siti neri dove hanno sottoposto i membri della chiesa a torture fisiche e psicologiche e alla “deprogrammazione” forzata. Un agente di pubblica sicurezza della provincia di Anhui ha detto a “Bitter Winter “, “Questa è una purga coordinata a livello nazionale; quest’anno il nostro obiettivo è quello di reprimere la Chiesa di Dio Onnipotente”. Un agente avrebbe detto a un detenuto durante l’interrogatorio, “Questa volta, stiamo sradicando i leader dalle regioni fino ai distretti più piccoli, e poi alle chiese locali, e l’intensità dello sciopero continuerà ad aumentare”.
Il rapporto merita anche credito per aver confermato che la “sinizzazione” di tutte le religioni non significa adattarsi alla cultura e alle tradizioni cinesi, ma portare “tutta la dottrina e la pratica religiosa in linea con la dottrina del PCC, che includeva l’obbligo per il clero di tutte le fedi di partecipare a sessioni di indottrinamento politico [e] suggerire contenuti per i sermoni che enfatizzassero la lealtà al PCC e allo Stato”. Più in generale, “il governo ha mantenuto un sistema quasi onnipresente di sorveglianza ad alta tecnologia dei siti religiosi e ha ampliato l’uso di quadri locali del partito per sorvegliare i vicini e segnalare “attività legate al culto, predicazioni illegali e altri rischi politici e per la sicurezza”. Le autorità hanno bloccato i siti web religiosi e censurato i contenuti religiosi dal popolare servizio di messaggistica WeChat. Le autorità hanno continuato a limitare la stampa e la distribuzione della Bibbia, del Corano e di altra letteratura religiosa e hanno penalizzato le aziende che hanno copiato e pubblicato materiale religioso”.
Il rapporto cita da “Bitter Winter” “che le autorità trattavano comunemente i libri religiosi non autorizzati e ‘superstiziosi’, comprese le edizioni non autorizzate della Bibbia, allo stesso modo della pornografia per quanto riguarda le sanzioni per la loro produzione, distribuzione e possesso. (…)
Come accennato in precedenza, come è successo l’anno scorso, il rapporto è un po’ “morbido” con gli alleati politici degli Stati Uniti. Non sorprende che menzioni che in Francia i Testimoni di Geova hanno presentato un’azione amministrativa chiedendo all’agenzia governativa anti-sette MIVILUDES di cancellare da alcuni dei suoi documenti “passaggi diffamatori” senza specificare che i Testimoni di Geova hanno vinto la causa. Questa vittoria è arrivata nel 2024 e il rapporto si occupa solo degli eventi del 2023. Lo stesso vale per le “preoccupazioni” segnalate su una nuova pericolosa legge sulle “sette” che era in discussione in Francia nel 2023. È stata approvata nel 2024 e possiamo aspettarci e sperare che venga discussa in dettaglio nel rapporto dell’anno prossimo. (…)
Lo stesso vale per il Giappone, ma lì il rapporto non poteva ignorare cosa stava succedendo alla Chiesa dell’Unificazione (ora chiamata Federazione della Famiglia per la Pace e l’Unificazione nel Mondo) e ai Testimoni di Geova. Il rapporto nota che, “Il 13 ottobre 2023, la Corte distrettuale di Tokyo ha ufficialmente accettato una richiesta presentata da MEXT per ordinare la revoca dello status giuridico aziendale per la Federazione della Famiglia al fine di ‘sciogliere’ la chiesa...” Il rapporto nota che, “Questa è stata la prima richiesta del governo di sciogliere una corporazione religiosa sulla base di una violazione del diritto civile”. La legge giapponese è stata costantemente interpretata come richiesta di violazioni di leggi penali, piuttosto che semplicemente civili, per procedere con una richiesta di scioglimento.
La maggior parte degli attivisti e degli studiosi internazionali per la libertà religiosa concorda sul fatto che cambiare l’interpretazione della legge su una questione così cruciale come lo scioglimento di un’organizzazione religiosa e applicare la nuova interpretazione retroattivamente è incoerente con gli impegni internazionali del Giappone in materia di diritti umani e libertà religiosa. Pur menzionando questa opinione e riassumendo l’opuscolo dell’”avvocato internazionale Nakayama Tatsuki” serializzato in inglese da “Bitter Winter”, il rapporto del Dipartimento di Stato sceglie di rimanere neutrale. Riporta l’opinione del governo e l’opinione dei suoi critici. Quale sia la posizione dello stesso Dipartimento di Stato degli Stati Uniti rimane poco chiaro.
Allo stesso modo, il rapporto menziona che la campagna contro le “sette”, che ha preso di mira anche i Testimoni di Geova, ha causato gravi conseguenze sociali. Nota che i Testimoni di Geova in Giappone hanno denunciato una “copertura mediatica ‘sbilanciata’ che ha perpetuato pericolosi stereotipi fondati su affermazioni inaccurate e distorte fatte da ex associati”. (…)
È importante che venga riconosciuta l’attuale situazione drammatica dei membri della Federazione della famiglia e dei Testimoni di Geova in Giappone. Ciò che manca, tuttavia, è una chiara dichiarazione che le campagne post-assassinio di Abe e le azioni governative che hanno preso di mira la Chiesa dell’Unificazione/Federazione della famiglia e i Testimoni di Geova in Giappone hanno creato quella che è la peggiore crisi di libertà religiosa del 21 ° secolo in un paese democratico. Ci si sarebbe aspettati che da quello che è il più completo e, da molti punti di vista, il migliore rapporto governativo sulla libertà religiosa al mondo, si superasse la cautela politica e si affermasse questa semplice verità in così tante parole.
(28/06/2024 MASSIMO INTROVIGNE Bitter Winter)
TESTIMONIANZA
DUE ANNI FA L’UCCISIONE DI SUOR LUISA DELL’ORTO, MARTIRE NELL’AMORE
In questi giorni ricorre il secondo anniversario della morte della piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, uccisa a Pourt-au-Prince il 25 giugno 2022. A Lomagna, suo paese natale, la comunità l’ha ricordata in una Messa
Proprio oggi, 27 giugno, suor Luisa dell’Orto avrebbe compiuto 67 anni. Un giorno speciale non solo per lei ma anche per Haiti, la sua seconda casa, che sempre oggi è in festa per la sua Patrona, Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. È un filo doppio che lega questa terra, sconvolta dalla violenza delle bande criminali, e la piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld che lì ha trovato la morte il 25 giugno 2022. Una morte che ha sconvolto tutti soprattutto i bambini di Kay Chal, Casa Carlo, che lei ha cresciuto nell’amore per il Signore e che oggi, faticosamente, portano avanti la sua opera.
Il segreto di un amore totale
Nella parrocchia di Lomagna, dove è cresciuta la sua vocazione, ieri è stata celebrata una Messa per ricordare suor Luisa. Il rito è stato presieduto da monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio diocesano per le Cause dei Santi della diocesi di Milano. “Non sappiamo - ha detto - se suor Luisa è una martire della fede, ma sicuramente è una martire della cura e dell’amare come ci ha insegnato Gesù”. “Suor Luisa sentiva il dovere di rimanere e di farsi carico di quei fratelli e di quelle sorelle. In ogni bambino trovava il volto dell’amore. In loro vedeva l’amore totale che il Signore ci ha donato. Una donna che ha saputo amare provoca e interroga. Non è morta per caso: ci provoca - ha aggiunto monsignor Apeciti - nell’essere capaci di essere testimoni di ciò che abbiamo visto e sentito. Lui è il segreto di questa sorella”.
Le preghiere del popolo di Dio
Già Papa Francesco, all’Angelus del 27 giugno 2022, esprimendo la sua vicinanza ai familiari di suor Luisa aveva parlato di una vita, “un dono per gli altri fino al martirio”. Il 20 dicembre 2023, a Roma, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola, il Santuario dei Nuovi martiri del XX e XXI secolo, sono state poste le reliquie di suor Luisa Dell’Orto, venute da Haiti: una campanella con la quale richiamava i piccoli del centro; la sua Bibbia e gli appunti di filosofia perché lei era stata anche una luce importante per i futuri sacerdoti. “È santa?” si è domandato monsignor Apeciti, “personalmente penso di sì”. “Per la beatificazione - ha aggiunto - non dipende dall’arcivescovo della diocesi, ma dipende da voi, dal popolo di Dio. Bisogna prendere esempio dalla sua testimonianza”. (RV Benedetta Capelli - Città del Vaticano 27 giugno 2024)
Haiti, un salesiano: “La situazione che si vive non può essere descritta a parole”
La drammatica testimonianza del missionario padre Victor Auguste: “La violenza delle bande causa notevoli spostamenti di persone, soprattutto donne e bambini”. Il clima, denuncia, è di grande insicurezza e di carestia
“La vita ad Haiti, in particolare nell’area metropolitana di Port-au-Prince, non può essere descritta a parole. Siamo in uno stato di anarchia quasi totale. In genere la gente non è in grado di svolgere le proprie attività e le strade principali sono chiuse”. Questa drammatica testimonianza, resa all’agenzia Fides, è di padre Victor Auguste, missionario salesiano ad Haiti. “La violenza delle bande causa notevoli spostamenti di persone, soprattutto donne e bambini.” Nonostante le pesanti precarietà e disagi, i missionari Salesiani, insieme a tanti altri, continuano a stare al fianco della popolazione haitiana.
“Andarsene significherebbe abbandonare la nostra missione...”
“Ogni giorno affrontiamo rischi enormi, quando sento che qualche istituzione è stata attaccata penso a quando toccherà a noi – prosegue il missionario economo -. Qualche settimana fa hanno rapito alcune suore, sono entrati nella loro casa e le hanno portate via. Sono ricomparse dopo pochi giorni. E la stessa cosa accade con la popolazione civile. Scompaiono e chiedono soldi per liberarli. Viviamo nel cuore degli eventi e, come i nostri fratelli e sorelle, affrontiamo le stesse difficoltà. Non abbiamo mai considerato l’opzione di lasciare il Paese, andarsene significherebbe abbandonare la nostra missione a favore dei più bisognosi in questi tempi difficili. È vero che ora siamo tutti vulnerabili, ma è la nostra scelta di vita. Essere accanto alle persone, sperimentare ciò che stanno vivendo è già un grande segno di speranza, mentre speriamo di organizzarci per aiutarle nei bisogni più urgenti.”
Clima di insicurezza e carestia
“Viviamo costantemente in un clima di insicurezza, con sfollamenti forzati e carestia. I problemi del cibo, dei kit sanitari e dell’acqua potabile devono essere risolti con urgenza. Come è altrettanto molto difficile garantire la sopravvivenza economica. I pochi soldi che avevamo erano destinati alle iscrizioni degli studenti. Ora la maggior parte delle scuole di Port-au-Prince non possono aprire. Come tesoriere quello che chiedo alle comunità è un razionamento drastico, perché davvero non sappiamo cosa accadrà domani. Ciò che è evidente è che le bande vogliono controllare l’intero paese. La maggior parte delle risorse finanziarie che abbiamo provengono dall’esterno. È molto difficile ricevere aiuti nell’area metropolitana per via della chiusura delle vie di comunicazione. Tuttavia qualcosa si può fare nel resto del Paese, soprattutto al Nord, dove si possono acquistare i prodotti e distribuirli a chi è più vicino, come studenti, le loro famiglie e i collaboratori.
Grati a chi vuole conoscere questa crisi
Padre Victor conclude esortando l’intera comunità internazionale di prendere parte alle iniziative in aiuto alla popolazione haitiana per farla uscire dalla grave situazione in cui si trovano. “Haiti attraversa da anni una grave crisi politica, economica e sociale... e per questo è difficile mobilitare un aiuto concreto e pratico che possa far fronte alle bande criminali. Siamo grati a tutti coloro che ci aiutano e per l’interesse che dimostrano nel voler conoscere questa crisi che stiamo vivendo nel silenzio e di fronte all’indifferenza della comunità internazionale.”
(Vatican News)