2024 05 22 PER NON DIMENTICARE: NIGERIA - Leah Sharibu compie 21 anni mentre è prigioniera di Boko Haram
NIGERIA - Rapito un sacerdote della diocesi di OnitshaMYANMAR - Colpite da bombardamenti aerei due chiese nello stato Chin
TURCHIA - Le basiliche del sultano: dopo Santa Sofia, anche Chora riapre come moschea
PER NON DIMENTICARE: NIGERIA - Leah Sharibu compie 21 anni mentre è prigioniera di Boko Haram
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NIGERIA - Rapito un sacerdote della diocesi di Onitsha
“Con rammarico vi informiamo del rapimento di uno dei nostri sacerdoti, Rev. P. Basilio Gbuzuo”. Così con una dichiarazione del 16 maggio firmata dal suo Cancelliere, P. Prudentius E. Aroh, la diocesi di Onitsha ha comunicato il rapimento di p. Basil Gbuzuo. Onitsha si trova nello Stato di Anambra, nella Nigeria centro-meridionale.
“Il rapimento è avvenuto mercoledì 15 maggio, lungo la tangenziale Eke Nkpor-Obosi, verso le 8 del mattino. P. Gbuzuo è un prete residente presso la parrocchia della Santissima Trinità, Ogidi. Finora i rapitori non hanno stabilito alcun contatto” afferma il comunicato.
La dichiarazione aggiunge che Mons. Valerian Okeke, arcivescovo metropolita di Onitsha, invita i fedeli e le persone di buona volontà a pregare affinché il sacerdote sia rilasciato illeso al più presto.
L’arcidiocesi inoltre sta intensificando gli sforzi per garantire la libertà di p. Gbuzuo, e affida il sacerdote alla “potente intercessione della Beata Vergine Maria, Madre dei sacerdoti, per la sua rapida liberazione dalle mani dei rapitori”.
P. Gbuzuo è solo l’ultimo di una lunga lista di sacerdoti, religiosi e religiose rapiti in Nigeria.
La piaga dei sequestri di persona a scopo estorsivo è un fenomeno diffuso in tutta la Nigeria, comprendente pure i rapimenti di massa, specie di studenti.
(L.M.) (Agenzia Fides 17/5/2024)
MYANMAR - Colpite da bombardamenti aerei due chiese nello stato Chin
Bombardamenti aerei dell’esercito regolare birmano hanno colpito una chiesa cattolica e una chiesa battista nel villaggio di Lungtak, nel territorio della città di Tonzang, nello stato birmano Chin, situato nella parte occidentale del Myanmar. Nel bombardamento, avvenuto tra l’11 e il 12 maggio, anche cinque case sono state distrutte, mentre gli abitanti del villaggio sono terrorizzati. Come confermano fonti locali di Fides, la chiesa cattolica colpita è sotto la giurisdizione della diocesi cattolica di Kalay e il sacerdote locale p. Titus En Za Khan è riuscito a fuggire con i fedeli, che sono sfollati nei boschi circostanti. “La violenza continua a toccare i civili, soprattutto nel territorio di Sagaing”, parte del quale ricade nella diocesi di Kalay, rileva a Fides una fonte cattolica locale.
Il villaggio di Luntak è stato colpito dalle forze aeree di Tatmadaw per eliminare i gruppi di ribelli ed è stato poi occupato dalle forze birmane, insieme con altri due villaggi. L’esercito regolare si sta scontrando con i combattenti dell’Esercito Nazionale Chin (CNA) e dell’Esercito Rivoluzionario Zomi (ZRA, altra formazione militare locale).
Come rileva la “Chin Human Rights Organization” (CHRO), Ong con status consultivo speciale presso il Consiglio economico e sociale Onu, nello stato Chin, che ha una popolazione a maggioranza cristiana (86% della popolazione totale), continua la violenza e si registra una grave crisi umanitaria tra popolazione civile.
In questa fase del conflitto - dati i successi militari ottenuti dalla forze della resistenza, in cui gli eserciti delle minoranze etniche si sono saldati alle Forze di Difesa popolare nel combattere la giunta militare al potere con il golpe del 2021 - l’esercito regolare birmano, per cercare di riguadagnare terreno, sta intensificando i bombardamenti aerei, con il risultato di colpire in modo indiscriminato i civili case e scuole e chiese, aggravando la situazione umanitaria in molte aree della nazione. (PA) (Agenzia Fides 15/5/2024)
TURCHIA - Le basiliche del sultano: dopo Santa Sofia, anche Chora riapre come moschea
L’edificio accessibile al pubblico e ai fedeli dopo la cerimonia ufficiale di inaugurazione. L’antico luogo di culto cristiano è stato convertito con un decreto presidenziale nell’agosto 2020. Il presidente Erdogan esalta le migliaia di “siti del patrimonio ancestrale” cui avrebbe “ridato vita”, ma non fa alcun accenno all’origine come basilica.
L’ex basilica cristiana (poi convertita in museo) di Chora, struttura storica di Istanbul al centro di una controversia politico religiosa sulla falsariga di quanto avvenuto con Santa Sofia, ha riaperto in questi giorni come moschea con una cerimonia ufficiale di inaugurazione. Il secolare edificio oggi di proprietà della Direzione generale delle fondazioni, ente governativo che gestisce e controlla i waqf risalenti all’impero ottomano e che esistono ancora oggi, è stato convertito da museo a luogo di culto musulmano con un decreto presidenziale dell’agosto 2020.
La secolare struttura è stata sottoposta a lavori di restauro dopo essere rimasta aperta al culto per un breve periodo. Costruita in origine come chiesa ai tempi dell’impero bizantino, poi convertita in moschea sotto quello ottomani, Chora è stata ed è tuttora un simbolo della ricchezza culturale e del patrimonio artistico della capitale economica e commerciale della Turchia.
L’edificio, noto per i suoi splendidi mosaici e affreschi, fu costruito per la prima volta come monastero nel 534 durante il regno dell’imperatore Giustiniano I e ha subito numerose ristrutturazioni nel corso dei secoli. La decisione di convertire Chora in moschea è arrivata poco dopo un’analoga trasformazione dell’iconica basilica di Santa Sofia, anch’essa trasformata in museo durante gli sforzi di secolarizzazione dei primi anni della Repubblica a inizio ‘900 sotto Mustafa Kemal Atatürk.
La riapertura di Chora come moschea fa parte di un’iniziativa politico-religiosa più ampia del governo e del presidente Recep Tayyip Erdogan, che prevede il restauro e la riapertura di 201 strutture storiche in occasione della Settimana delle Fondazioni. Durante una cerimonia presso il Complesso Presidenziale, il capo dello Stato ha sottolineato l’importanza di questi restauri, affermando: “Negli ultimi 21 anni abbiamo ridato vita a 5.500 siti del patrimonio ancestrale all’interno del nostro Paese e nel territorio geografico della nostra madrepatria”. Nessun accenno, di contro, al fatto che la moschea, un tempo museo, sia nata in origine come basilica cristiana e sia stata oggetto di un cambio d’uso forzato.
In Turchia vi è libertà di culto, tuttavia negli ultimi 20 anni si sono registrate violazioni alla pratica religiosa, cambi d’uso di ex basiliche cristiane e fatti di sangue a sfondo confessionale come l’assassinio di don Andrea Santoro nel 2006 e mons. Luigi Padovese nel 2010. In particolare, la conversione in moschee delle antiche basiliche cristiane - poi musei a inizio ‘900 sotto Ataturk - di Santa Sofia e Chora rientra nella politica nazionalista e islamica impressa da Erdogan per nascondere la crisi economica e mantenere il potere.
A seguito del decreto che ne ha sancito la trasformazione, le autorità musulmane hanno coperto con una tenda bianca le immagini di Gesù, affreschi e icone che testimoniano la radice cristiana di Hagia Sophia, millenaria struttura dedicata alla sapienza di Dio e risalente al sesto secolo. La trasformazione dei due edifici - patrimoni Unesco dell’umanità - è avvenuta nel 2020 nella prima fase della pandemia di Covid-19, all’interno di una controversia politico-religiosa che ha varcato i confini nazionali.
(AsiaNews08/05/2024)
PER NON DIMENTICARE
NIGERIA - Leah Sharibu compie 21 anni mentre è prigioniera di Boko Haram
La prigioniera ha compiuto 21 anni oggi (14 maggio), sei anni dopo essere stata rapita dalla sua scuola in Nigeria e tenuta in ostaggio per aver rifiutato di rinunciare alla sua fede cristiana.
Nel giorno del suo compleanno, un pastore vicino alla famiglia di Leah Sharibu ha chiesto al governo nigeriano e alla comunità internazionale di porre fine al loro “insondabile” e “strano silenzio” e di contribuire a garantire il rilascio della giovane donna.
Il ministro cristiano nigeriano Dr Gideon Para-Mallam, presidente della Fondazione Gideon e Funmi Para-Mallam Peace, ha scritto in una dichiarazione inviata all’organizzazione benefica cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN): “È estremamente deludente e straziante che sei anni su stiamo ancora parlando di Leah in cattività. Leah avrebbe dovuto essere rilasciata ormai, ma eccoci qui.
Il reverendo Para-Mallam ha aggiunto: “In un certo senso, bisogna davvero chiedersi: l’intera nazione della Nigeria non è forse prigioniera?”
Ha spiegato: “Leah è stata rapita insieme ad altre 110 studentesse della scuola secondaria femminile Dapchi nello stato di Yobe il 19 febbraio 2018, dalla fazione ISWAP [provincia dell’Africa occidentale dello Stato islamico] di Boko Haram... Circa un mese dopo, tutte le ragazze sono state rilasciate attraverso negoziati con il gruppo terroristico islamico da parte del governo federale della Nigeria. Sono stati rilasciati tutti, ma non Leah Sharibu. Perché?”
Ha aggiunto: “Tutte le ragazze rapite si sono convertite all’Islam, ma la ragazza cristiana di 14 anni Leah Sharibu ha scelto di non convertirsi ma è rimasta fedele alla sua fede cristiana. La sua libertà di religione e di credo è stata violata e oggi è ancora detenuta a causa della sua fede cristiana”.
Il reverendo Para-Mallam ha sottolineato che la stessa Sharibu “ha fatto appello al governo federale della Nigeria e all’Associazione cristiana della Nigeria affinché agiscano per salvarla” in un video diffuso sei mesi dopo la sua prigionia. Ha poi invitato a pregare “affinché un giorno Leah possa uscire dalla prigionia di Boko Haram”, insieme a “diverse altre ragazze cristiane”, così come “musulmani ancora in prigionia contro la loro volontà”.
Il pastore ha sottolineato: “I nigeriani devono unirsi attraverso le fedi per alzare la voce a sostegno della liberazione di Leah e degli altri prigionieri. Ci siamo dentro insieme. La persecuzione verso uno è persecuzione verso tutti”.
Ha aggiunto: “La Chiesa in Nigeria prega e desidera incoraggiare la Chiesa globale a ricordare Leah e ad agire nelle loro nazioni con ogni mezzo possibile per convincere i loro governi a raggiungere il governo nigeriano attraverso i circoli diplomatici, per vedere che Leah sia liberata. insieme a diverse ragazze cristiane costrette a convertirsi all’Islam e date in sposa come schiave sessuali a comandanti, combattenti e altri alti funzionari di Boko Haram”.
“Le ultime notizie su Leah Sharibu risalgono al 2023. Vorrei chiedervi di mantenere viva la speranza e di continuare a pregare affinché un giorno Leah possa uscire dalla prigionia di Boko Haram”, ha detto in un’intervista ad ACS.
(14 MAGGIO 2024 ACS International)