2024 05 15 «No abbiate paura. Io ho vinto il mondo»

CONGO RD – il cardinale Ambongo minacciato dal governo – Continuano le atrocità del Nord Kivu nel silenzio della comunità internazionale
MOZAMBICO – Due assalti jihadisti in due giorni nel nord del Paese: bruciate due chiese, una scuola e oltre 190 case
MYANMAR – La giunta birmana bombarda il monastero di Magwe
CONGO RD – il cardinale Ambongo minacciato dal governo
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il procuratore generale del Paese vuole che il leader cattolico venga messo a tacere e processato. Perché?

Nella Repubblica Democratica del Congo, il 27 aprile il procuratore generale presso la Corte di cassazione, Firmin Mvonde Mambu, ha inviato una lettera al procuratore capo di Kinshasa-Matete, di cui “Bitter Winter” pubblica copia. Il procuratore generale ordina al procuratore capo di avviare un procedimento legale contro il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo cattolico romano di Kinshasa.

“Vi ordino di aprire un fascicolo giudiziario contro il suddetto presule – scrive il Procuratore generale – il quale viola deliberatamente le coscienze e sembra trovare piacere nel diffondere false voci e altri incitamenti della popolazione alla rivolta contro le istituzioni costituite e in complotti contro vite umane”.
Il procuratore generale minaccia il procuratore capo che la mancata persecuzione del cardinale “sarebbe considerata una complicità negli atti riprovevoli sopra menzionati”. Ambongo è accusato in particolare di aver diffuso “un flusso costante di dichiarazioni sediziose pronunciate durante conferenze stampa, interviste e altri sermoni” che sono “idonee a scoraggiare i soldati delle forze armate della Repubblica che combattono al fronte, ma anche a incitare ai maltrattamenti da ribelli e altri invasori delle popolazioni locali già martoriate da tanti anni di destabilizzazione”.

Il contesto è quello di un lungo conflitto tra la Chiesa cattolica e il governo del presidente Félix Tshisekedi. I vescovi cattolici hanno sollevato dubbi su possibili frodi nelle elezioni del dicembre 2023 che hanno rieletto Tshisekedi per un secondo mandato. Hanno inoltre accusato il governo dell’instabilità e della guerra nella parte orientale del Paese, che hanno portato tra l’altro all’assassinio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e di altre due persone nel Nord Kivu il 22 febbraio 2021, seguito il 5 marzo 2021, con l’uccisione di Mwilanya Asani William, l’avvocato che stava indagando sulla morte dei tre uomini.

Ambongo è stato particolarmente esplicito nel denunciare la responsabilità del governo nel deterioramento della situazione. In un’intervista del 18 aprile all’agenzia vaticana Fides, il Cardinale ha dato l’impressione di accusare l’amministrazione Tshisekedi di fornire armi alle milizie e agli insorti che si oppongono al governo del vicino Ruanda. In effetti, l’originale italiano dell’intervista era più ricco di sfumature rispetto alla versione inglese, come sottolinea Fides.

L’ufficio di Ambongo ha inoltre denunciato che al cardinale è stato recentemente negato l’accesso alla sala VIP dell’aeroporto di Kinshasa. Il problema non sono i cocktail gratis ma il fatto che Ambongo abbia ricevuto ripetute minacce di morte e farli passare nella sala vip è una misura adottata abitualmente a Kinshasa per proteggere chi necessita di maggiore sicurezza.

Ambongo è stato scelto da Papa Francesco come membro del C9, il consiglio cardinalizio che discute della riforma della Curia Romana. Recentemente, è stato spesso menzionato dai media come uno dei principali critici della “Fiducia supplicans”, il documento vaticano che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso e che si è rivelato impopolare tra molti vescovi africani.
(di Massimo Introvigne – Bitter Winter 05/07/2024)

CONGO RD – Continuano le atrocità del Nord Kivu nel silenzio della comunità internazionale
Papa Francesco esprime “dolore” per il “vile attacco” perpetrato lo scorso 3 maggio nel campo profughi di Mugunga, vicino a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, che ha ucciso almeno 17 persone ferendone più di 35. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato al vescovo di Goma, monsignor Willy Ngumbi Ngengele, Francesco si dice “vicino a tutti coloro che sono stati colpiti da questo atto di odio cieco, che non ha risparmiato molti bambini”.

Sono 16 morti e 30 feriti le vittime del bombardamento del 3 maggio di due campi per sfollati a Lac Vert e Mugunga, nei pressi di Goma, capoluogo del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. La maggior parte delle vittime sono donne e bambini, secondo un comunicato della SADC (Southern African Development Community), che ha una sua missione militare nell’area,

Il governo di Kinshasa accusa i guerriglieri dell’M23 e le forze armate del vicino Ruanda del bombardamento dei due campi profughi.

La situazione nel Nord Kivu è drammatica
. Secondo il Coordinamento della Società Civile di Bukavu, nel vicino Sud Kivu, gli sfollati nella confinante provincia sono 7 milioni. “Le donne e le ragazze subiscono violenze sessuali nei campi per sfollati, il tasso di malnutrizione è in crescita nei bambini, donne incinte, madri allattanti”. “Quello che stupisce i comuni cittadini è il colpevole silenzio della comunità internazionale che è più preoccupata di quello che succede in Ucraina e nella Striscia di Gaza, come se la vita di un congolese non contasse” afferma il comunicato inviato all’Agenzia Fides.
“Nonostante la sua situazione strategica e la sua adesione a diverse strutture regionali, il governo della RDC sembra essere completamente superato dagli avvenimenti” afferma il Coordinamento della Società Civile.
L’organismo della società civile ricorda inoltre che prima della strage del 3 maggio c’erano state altre gravi violazioni del diritto umanitario. Il bombardamento del 29 aprile del mercato centrale di Minova mentre la Croce Rossa stava distribuendo viveri e medicinali agli sfollati; lo stesso giorno un’altra bomba era caduta a Bushishi, a tre km da Minova, presso una sorgente d’acqua; il 30 aprile una bomba era caduta presso la residenza del direttore del centro ospedaliero di Minova. Questa località da sola ospita 69 siti per sfollati – ricorda la società civile di Bukavu- che sono fuggiti dalle atrocità commesse dall’M23 nel Territorio di Masisi e che sono ora doppiamente colpiti pur essendo sfollati”.
Secondo il Coordinamento della società civile l’obiettivo dell’M23 è quello di “asfissiare le città di Goma, tagliando ogni forma di approvvigionamento in derrate alimentari che provengono dal Sud Kivu. Per questo anche le imbarcazioni sul lago Kivu sono fatte oggetto di bombardamenti”.
Il Coordinamento della società civile di Bukavu chiede al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di incaricare il Procuratore della Corte Penale Internazionale di indagare sui crimini commessi contro i civili nell’area, e di imporre un embargo sulla vendita di armi a Ruanda ed Uganda accusate di appoggiare l’M23; chiede infine alle organizzazioni umanitarie di venire in soccorso degli sfollati nel Nord Kivu. (L.M.)
(Agenzia Fides 6/5/2024)

MOZAMBICO – Due assalti jihadisti in due giorni nel nord del Paese: bruciato due chiese, una scuola e oltre 190 case

I jihadisti affiliati allo Stato Islamico hanno effettuato due attacchi maggiori in due giorni nella Provincia di Cabo Delgado nel nord del Mozambico. All’assalto contro Macomia (capoluogo dell’omonimo distretto), il 10 maggio (vedi SOTTO Fides 10/5/2024) è seguito domenica 12 maggio quello contro il villaggio di Missufine, nel distretto Ancuabe.
Quest’ultimo attacco è iniziato intorno alle 18 ore locale ed è durato almeno 4 ore, costringendo la popolazione alla fuga precipitosa dal villaggio.
(Agenzia Fides 13/5/2024)

MOZAMBICO – Attacco jihadista all’alba nel distretto di Macomia; la popolazione in fuga nella foresta

Dalle prime ore di oggi, 10 maggio, è in corso un attacco dei jihadisti legati allo Stato Islamico nel distretto di Macomia, nella Provincia settentrionale mozambicana di Cabo Delgado.
Fonti locali descrivono la situazione come traumatica, da quando verso le 5 del mattino, circa 500 jihadisti sono entrati nel quartiere di Xinavane, nel capoluogo di Macomia, e hanno iniziato a sparare. La popolazione in preda al panico è fuggita nella foresta, in cerca di protezione.
Nei giorni scorsi lo Stato Islamico ha rivendicato attacchi contro due villaggi nel distretto di Chiúre, provincia di Cabo Delgado. Nell’attacco al villaggio di Siripa il 6 maggio i jihadisti rivendicano di aver bruciato due chiese, una scuola e oltre 190 case.
Tra le file dei jihadisti oltre a persone del posto vi sarebbero diversi stranieri, in particolari cittadini della Repubblica Democratica del Congo, secondo quanto riferiscono fonti locali.
Questi attacchi avvengono mentre è in corso il progressivo ritiro dalla provincia di Cabo Delgado dei militari della missione militare (SAMIM) della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC).
La SAMIM è presente a Cabo Delgado dalla metà del 2021 e, nell’agosto 2023, la SADC ha approvato la proroga per altri 12 mesi, fino a luglio 2024, secondo un piano di ritiro progressivo.
Il primo contingente ad essere ritirato è stato, il 5 aprile, quello del Botswana, seguito il 7 aprile dalle truppe sudafricane e del Lesotho.
L’unico partner SAMIM rimasto con truppe sul terreno è la Tanzania, che ha un accordo di sicurezza bilaterale separato con il Mozambico che potrebbe continuare oltre la conclusione ufficiale della missione SAMIM il 15 luglio.
Il Sudafrica è stato il maggior contribuente inviando circa 1.500 uomini a Cabo Delgado, responsabili delle operazioni di sicurezza proprio nel distretto di Macomia.
Il governo del Mozambico mira a sostituire il contingente SAMIM con un rafforzamento dei militari ruandesi (che sono presenti in Mozambico con un accordo separato) e rafforzando le milizie locali. (L.M.) (Agenzia Fides 10/5/2024)

MYANMAR – La giunta birmana bombarda il monastero di Magwe

Nei giorni scorsi la giunta militare birmana ha bombardato il monastero del villaggio di Akyi Pan Malun, nella municipalità di Saw, nella regione di Magwe, uccidendo almeno 14 persone e ferendone 30. Secondo quanto riferito dai residenti, nel monastero si erano riuniti i civili per “stabilire collegamenti di trasporto all’interno della municipalità”. Da qualche giorno la zona era stata privata delle connessioni internet, un evento che di solito precede i bombardamenti dell’aviazione.

La giunta militare birmana ha bombardato giovedì mattina il monastero di un villaggio a Saw Township, nella regione di Magwe, uccidendo almeno 14 persone e ferendone 30.
Secondo quanto riferito, il villaggio di Akyi Pan Malun è stato colpito da una bomba da 500 libbre, distruggendo l’intero monastero e bruciandone i terreni.
“Molte persone si sono incontrate nel monastero per discutere i piani per stabilire collegamenti di trasporto nella cittadina”, ha detto un residente.
Un leader volontario che assiste i residenti ha detto venerdì a The Irrawaddy: “Abbiamo trovato 14 cadaveri ma non tutti i membri della mia squadra sono ancora tornati.
“Prendere deliberatamente di mira i civili è un crimine. Un giorno agiremo contro il regime”.
I residenti si aspettano di trovare altri corpi tra le macerie e molte persone risultano ancora disperse.
L’abate del monastero è rimasto ferito. Secondo i residenti, nei giorni precedenti erano stati visti droni della giunta sopra il villaggio.
A Kyi Pan Malun si trova nel territorio controllato dalla resistenza a circa 12 km a nord-est della città di Kyaukhtu, sulla strada Pakokku.
(Notizia ripresa da Asia News Di Hein Htoo Zan 11 maggio 2024)

RICORDIAMO
MYANMAR – Oltre tre milioni gli sfollati del conflitto civile

Il numero di persone sfollate in Myanmar è raddoppiato negli ultimi sei mesi, portando il numero totale a oltre 3 milioni, ha reso noto Stephen Anderson, Coordinatore umanitario Onu e residente nel paese. Nella dichiarazione diffusa, si rileva la crescente crisi umanitaria nel paese. Il numero degli sfollati in Myanmar è aumentato drammaticamente dall’ottobre dello scorso anno, quando la resistenza armata guidata dalle Forze di Difesa Popolare e da diversi altri gruppi etnici – sollevatasi contro il colpo di stato militare del febbraio 2021 – si è intensificata nelle parti settentrionali e occidentali del Paese. I combattimenti si sono moltiplicati e le forze governative hanno lanciato massicce ritorsioni che hanno coinvolto e creato immane sofferenza alla popolazione civile
Secondo la dichiarazione delle Nazioni Unite, oltre 2,7 milioni di persone hanno abbandonato le proprie case da quando l’esercito ha preso il potere e più di un terzo di costoro sono bambini. I bambini sfollati devono affrontare enormi ostacoli per accedere all’istruzione e ad una corretta alimentazione, il che mette a repentaglio il loro futuro, avverte l’ONU, confermando che la metà degli sfollati in Myanmar provengono dalle regioni nordoccidentali di Chin, Magway e Sagaing.
“Gli sfollati stanno lottando per sopravvivere in una crisi umanitaria diffusa che ha lasciato nel bisogno complessivamente, nella nazione, 18,6 milioni di persone. Si tratta di un milione in più rispetto all’anno precedente. Tra le persone bisognose ci sono 6 milioni di bambini” si legge nel comunicato. In questo momento, si rileva, quasi un terzo della popolazione totale del paese (54 milioni di abitanti) ha bisogno di urgente assistenza umanitaria.
L’esercito birmano è impegnato in aspri combattimenti contro i combattenti di etnia Karen per riprendere il controllo della cittadina di Myawaddy, vicino al confine con la Thailandia. La città è considerata strategica perché è il principale centro commerciale con la Thailandia.
Secondo stime diffuse dalle organizzazioni indipendenti, dal febbraio 2021 in Myanmar sono state uccisi oltre 6.000 civili. Più di 20.000 persone sono detenute per motivi politici, inclusa la leader democratica Aung San Suu Kyi che sta scontando una condanna a 27 anni per presunta corruzione.
(PA) (Agenzia Fides 10/5/2024)