2024 01 10 Riprendiamo con fedeltà e fiducia la preghiera per i nostri fratelli perseguitati

VENEZUELA- Trovato morto impiccato missionario dedito al popolo indigeno Warao MYANMAR - esercito bombarda due chiese, bambini uccisi IRAQ - I villaggi cristiani del Kurdistan bombardati dai turchi CINA - Wenzhou, nuovo arresto per il vescovo cinese Shao CINA - Hebei, la polizia cinese vieta il Natale ai bambini di Baoding
Fonte:
CulturaCattolica.it
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VENEZUELA- Trovato morto impiccato missionario dedito al popolo indigeno Warao

Il corpo di p. K’Okal è stato trovato impiccato ad un albero il 2 gennaio, dagli agenti della polizia in una zona boscosa a Guara, nello stato di Monagas.
Il missionario era scomparso il 1° gennaio 2024, da quando intorno alle 9 del mattino era partito dalla casa della congregazione nel settore Paloma, comune di Tucupita, sulla sua bicicletta, lasciando i documenti d’identità e il cellulare presso l’abitazione.
Alle 10 del mattino, ha salutato gli abitanti dello sviluppo urbano indigeno di Janokosebe, su un tratto dell’autostrada nazionale e ed è visto l’ultima volta intorno alle 11. P. K’Okal, era solito fare attività fisica, abitudine acquisita fin dai tempi da maratoneta in Kenya, a volte correndo, altre volte pedalando, compiendo lunghi viaggi, unendoli alla sua opera di evangelizzazione per andare a visitare le comunità da lui seguite.
Le Pontificie opere missionarie venezuelane ne hanno ricordato la capacità di ascolto e la dedizione nei confronti dei Warao. “Uno dei massimi esperti di questo popolo indigeno”, l’ha definito il Consiglio indigenista missionario del Brasile. La Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) ha sottolineato il suo “intenso processo di incarnazione e impegno”, la scomparsa di questo grande difensore e apostolo dei nativi “ci preoccupa e ci riempie di tristezza”, si legge nel messaggio di cordoglio inviato.

Un’inchiesta “seria e credibile” sulla morte del missionario “dal lungo sorriso”. È quanto chiede la comunità degli indios Warao, dello Stato di Delta Amacuro, nell’est del Venezuela, per chiarire le circostanze della morte di p. Josiah Asa K’Okal, sacerdote keniano dei Missionari della Consolata.
“Caro fratello, che la tua anima riposi in pace. Grazie per tanto amore per questa terra venezuelana, grazie per essere stato un grande missionario. Che Maria Consolata ti tenga tra i suoi eletti” si legge nel sito della Congregazione dei Missionari della Consolata.

Padre Josiah Asa K’Okal era nato il 7 settembre 1969 a Siaya, Nyanza (Kenya). Era entrato nella Comunità dei Missionari della Consolata dove aveva emesso la professione religiosa nel 1993. Dopo gli studi teologici a Londra, in Inghilterra, era stato ordinato sacerdote il 9 agosto 1997.
Nel 1997 è stato assegnato al Venezuela, dove si è impegnato in diversi servizi missionari. Ha inoltre servito la Congregazione come amministratore, consigliere, vice-superiore e superiore della Delegazione dei Missionari della Consolata in Venezuela.
Nella sua grande dedizione al popolo Warao, dal 2006 ha dedicato tempo allo studio della lingua e della cultura di questo popolo, accompagnando anche la sua “migrazione” in molte regioni del Venezuela e del Brasile, a causa della crisi che il Paese sta attraversando. Riconosciuto come missionario “dal lungo sorriso”, della vicinanza e del dialogo, per la sua dedizione e il suo servizio al popolo venezuelano, ha ottenuto la cittadinanza venezuelana. Nel 2022 ha conseguito un Master in Antropologia presso la FLACSO in Ecuador, sui Warao che migrano in Brasile: “Tra vulnerabilizzazione e resistenza strategica: il caso dei Warao sfollati a Boa Vista”. (L.M.)
(Agenzia Fides 3/1/2024)

MYANMAR - esercito bombarda due chiese, bambini uccisi

Almeno 15 persone, tra cui diversi bambini, sono stati uccisi in un bombardamento della giunta golpista birmana che ha colpito due chiese nel nella municipalità di Khampat, distretto di Tamu, mentre un secondo attacco è avvenuto mentre la gente fuggiva dagli edifici. Un altro ordigno è caduto vicino alla scuola della comunità, hanno aggiunto fonti locali che hanno chiesto di restare anonime. (Asia News 08/01/2024)

Ecco l’articolo cui rimanda Asia News:
BANGKOK - Almeno 15 persone, compresi bambini, sono state uccise in un attacco aereo su un villaggio nel nord-ovest del Myanmar, hanno riferito i media locali il 7 gennaio.

Il paese è stato travolto da combattimenti sempre più feroci, con la giunta che combatte gli oppositori nel nord e nell’est.
I media locali parlano di 15 morti, compresi bambini, e 20 feriti.
Ma due testimoni – un uomo e una donna che hanno chiesto di rimanere anonimi per sicurezza – hanno detto all’AFP che il bilancio era più alto.
“19 persone sono state uccise, tra cui otto bambini”, ha detto l’uomo, che ha detto di aver visto un caccia della giunta in alto durante l’attacco.
Ha detto che le prime bombe hanno colpito due chiese nel villaggio, e un secondo attacco è avvenuto mentre la gente fuggiva dagli edifici.
“La maggior parte di loro sono stati uccisi fuori dall’area della chiesa mentre correvano per scappare”, ha detto.
In totale, l’aereo ha sganciato sei bombe, ha detto.
(AFP 2024 01 08)

IRAQ - I villaggi cristiani del Kurdistan: ‘Sempre più civili bombardati dai turchi’
La denuncia del parroco di Enishke p. Samir Youssef: “Proprio ieri mattina colpita la casa di una famiglia della nostra comunità, la paura è grande. Stanno arrivando a colpire sempre più vicino a noi”. Da qualche settimana in corso una nuova offensiva che coinvolge anche il nord-est della Siria.

“Ogni giorno l’aviazione turca bombarda le nostre montagne e prende di mira i nostri villaggi”. Lo racconta ad AsiaNews dalle montagne del Kurdistan iracheno p. Samir Youssef, parroco del villaggio di Enishke, nella diocesi di Amadiya. P. Samir conferma l’intensità della nuova attacchi che - dallo scorso 23 dicembre, in risposta a un attentato del Pkk e approfittando dell’attenzione internazionale concentrata su Gaza - l’esercito turco sta portando avanti contro le regioni controllate dai curdi nelle zone più vicine ai propri confini in Iraq e in Sira.

“Ieri mattina i turchi hanno colpito vicino alla casa di una famiglia cristiana - racconta p. Samir - un attacco che ha causato grande paura fra tutti gli abitanti dei nostri villaggi. Hanno bombardato tante volte in questi ultimi giorni, anche in altri villaggi in cui io sono parroco. Hanno colpito molto vicino a me, vicino alla mia chiesa, è stato un bombardamento molto forte, due o tre missili, uno di questi è caduto vicino a una casa di una famiglia cristiana. Ho parlato anche con il nunzio apostolico a Baghdad di questo bombardamento chiedendogli di inviare un messaggio all’ambasciatore turco. È importante raccontare e denunciare, perché stanno arrivando a colpire sempre più vicino a noi, nel mirino ci sono sempre di più i civili”.
“Erano seduti qui in una stanza – racconta ancora il parroco di Enishke - il padre e la madre: i vetri della casa sono andati distrutti, causando un profondo shock fra le famiglie della zona. Pezzi di missile sono entrati in casa: dalle finestre distrutte anche i bambini della famiglia sono stati investiti di striscio dai frammenti. In queste settimane hanno colpito più volte nell’area in cui vivono queste famiglie, che ormai vivono nella paura per il ripetersi di questi bombardamenti”.
Nei giorni scorsi dal vicino nord-est della Siria era stato l’arcivescovo siro-ortodosso di Jazira ed Eufrate mar Maurice Amsih a denunciare i bombardamenti turchi che colpiscono pesantemente i civili. Dalla sua Chiesa che comprende province di Hassaké e Deir-El-Zor, le aveva definite operazioni “prive di umanità e che violano le carte e i trattati internazionali”.
(Asia News 05/01/2024)

CINA - Wenzhou, nuovo arresto per il vescovo cinese Shao
Prelevato dalle forze di sicurezza ieri sera, invitandolo a portare con sé “abiti per ogni stagione”. Ordinato vescovo coadiutore con il mandato papale nel 2011, non riconosciuto dalle autorità per il suo rifiuto di aderire all’Assocazione Patriottica, dalla morte del suo predecessore nel 2016 gli è impedito di svolgere il suo ministero in una delle comunità cattoliche storicamente più significative in Cina. I fedeli ad AsiaNews: “Preghiamo affinché sia liberato presto”.

È iniziato con un nuovo arresto del vescovo di Wenzhou, nella provincia orientale dello Zhejiang, il 2024 dei cattolici in Cina. Fonti di AsiaNews riferiscono che mons. Peter Shao Zhumin - presule di 61 anni non riconosciuto dal governo cinese e per questo periodicamente recluso dalle autorità locali per impedirgli di svolgere il proprio ministero al servizio della vivace comunità cattolica locale - è stato portato via dalle forze di sicurezza la sera del 2 gennaio. “Gli è stato intimato di portare con sé gli abiti che indossa in primavera, estate, autunno e inverno - riferiscono da Wenzhou - quindi sembra che la situazione non sia promettente e che probabilmente sarà trattenuto a lungo. I fedeli sono preoccupati perché non sanno nemmeno quale sia la destinazione della sua detenzione”.

Mons. Shao venne ordinato vescovo coadiutore con un mandato papale nel 2011 ed è dunque succeduto al suo predecessore mons. Vincent Zhu Wei-Fang, alla morte di quest’ultimo nel settembre 2016. Rifiutandosi però di aderire agli organismi “ufficiali” imposti dal governo di Pechino ai cattolici cinesi non ha mai ottenuto il riconoscimento da parte delle autorità che considerano la sede “vacante” e ne hanno affidato il governo a un sacerdote che aderisce all’Associazione Patriottica, p. Ma Xianshi.

In occasione delle festività mons. Shao viene regolarmente arrestato per evitare che presieda celebrazioni pubbliche in una città che per le sue chiese è soprannominata la Gerusalemme d’Oriente. Quest’anno, però, le cose sono andate un po’ diversamente. Pochi giorni prima di Natale, il 16 dicembre, il vescovo Shao era stato portato via dalle forze di sicurezza ma era stato rilasciato due giorni dopo. Durante il periodo natalizio, il 24 e il 25 dicembre, è stato portato nella contea di Taishun, con lo scopo di impedirgli di celebrare la Messa di Natale. Ma aveva comunque riferito di aver trascorso uno dei Natali più sereni della sua vita.

L’arresto è però sopraggiunto dopo, in seguito a una nuova lettera che il vescovo Shao ha scritto a p. Ma il 31 dicembre, ritenendo in coscienza di dover protestare per le decisioni sulla diocesi prese senza rispettare la sua giurisdizione. “Le ho scritto - si legge nel testo che mons. Shao ha reso pubblico - esprimendo il mio desiderio di incontrarla al più presto per discutere le soluzioni ad alcuni dei complessi problemi della diocesi in questo momento. La risposta è stata che non era conveniente per lei incontrarmi. Quindi le scrivo per chiederle di trasmettere le mie opinioni ai miei fratelli sacerdoti e parrocchiani”.

“Nel 2019 - continua ancora mons. Shao - senza il mio permesso, c’è stata una ridistribuzione delle parrocchie e un trasferimento di sacerdoti da questa Chiesa, un declassamento non autorizzato della diocesi di Lishui a parrocchia sotto la diocesi di Wenzhou. Dopo quattro anni, ho letto di nuovo di una divisione delle parrocchie e del trasferimento di sacerdoti (deciso da p. Ma per il 6 gennaio ndr) senza il permesso del vescovo. Vi ho scritto immediatamente per chiedere una nomina. Lo stesso vale per la promozione dei seminaristi: secondo la legge della Chiesa, è necessario essere ordinati personalmente dal vescovo della diocesi o avere una da lui una procura. A norma del Codice di diritto canonico chiunque riceva gli ordini sacri per mancanza di una legittima procura all’ordinazione è automaticamente sospeso”.

La lettera avrebbe provocato una forte reazione da parte degli organismi ecclesiali “ufficiali” d Wenzhou, che sarebbe alla radice del nuovo arresto di mons. Shao. “Ora - conclude la fonte di AsiaNews - i fedeli sono mobilitati nella preghiera per lui, chiedendo al Signore di riportarlo alla sua comunità nel più breve tempo possibile”. (Asia News 03/01/2024)

CINA - Hebei, la polizia cinese vieta il Natale ai bambini di Baoding

In una provincia dove storicamente è forte la presenza dei cattolici le autorità hanno dispiegato nella notte di Natale imponenti misure di “sicurezza” per scoraggiare la partecipazione dei fedeli. Oggetti con richiami natalizi vietati nei dormitori delle università. L’augurio “ufficiale” del Partito ai cristiani per il 25 dicembre: “Continuate ad aderire al percorso di Xi Jinping e alla sinizzazione”.

Veglia natalizia vietata ai bambini. Blocchi del traffico e chiusura dei negozi. Divieto di esposizione di oggetti che richiamino il Natale nei dormitori delle università. Sono alcune delle misure dispiegate dalle autorità locali di Baoding, città settentrionale della provincia cinese di Hebei non lontana dalla capitale Pechino.

Essendo una diocesi dalla lunga storia, un gran numero di cattolici vive nella zona di Baoding. Per questo in occasione della notte di Natale quest’anno la polizia ha adottato eccezionali misure di sicurezza nel centro della città. Le autorità hanno annunciato il controllo del traffico nel centro storico di Yuhua Road, dove si trova la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, sede della diocesi di Baoding. A tutti i veicoli non è stato permesso di entrare nel centro storico dopo le 16 e agli autobus che passano da questa zona è stato ordinato di cambiare il percorso. Inoltre, a tutti i negozi dell’area intorno alla chiesa è stata ordinata la chiusura e non sono state consentite vendite e promozioni natalizie.

Una fonte che vive a Baoding ha confermato le informazioni e ha detto ad AsiaNews che gli agenti di polizia erano ovunque intorno alla chiesa. I veicoli della polizia erano parcheggiati vicino alla chiesa e c’erano anche agenti in tenuta antisommossa. Tutti i negozi intorno alla chiesa erano chiusi. La fonte ha raccontato che la polizia ha impedito ai genitori con i bambini di entrare in chiesa. La polizia ha detto ai genitori di lasciare la chiesa perché “non era sicuro per i bambini, dato che c’erano troppe persone all’interno”. La polizia era ovunque all’interno della chiesa, con un’atmosfera pesante, in aperto contrasto con lo spirito della festa.

L’atmosfera era tesa anche a Donglü, la cui chiesa è metà di pellegrinaggi. Secondo quanto raccontato dalla nostra fonte la polizia staziona nel villaggio da una settimana prima di Natale. Donglü dista 20 chilometri da Baoding, ed è famosa per la sua Madonna della Cina. Nel 1900, i cattolici cercarono rifugio in questo villaggio durante la Rivolta dei Boxer, l’ondata di violenza contro gli stranieri e contro il cristianesimo sostenuta dalla dinastia Qing. Ma a Donglü il gruppo dei Boxer che cercò di attaccare la chiesa fu sconfitto.

Anche gli studenti delle scuole e delle università locali hanno ricevuto un avviso che li obbligava a rimanere nel campus la vigilia di Natale per evitare festeggiamenti, mentre ogni oggetto con elementi natalizi non è stato ammesso nei dormitori.

La situazione di Baoding è un riflesso del rafforzamento dei controlli sulla religione imposto in tutta la Repubblica popolare cinese negli ultimi anni. Circolano avvisi del governo, delle scuole e delle aziende su come “boicottare le feste straniere” e “vietare la promozione commerciale del Natale”. Nel frattempo, alcuni account sui social network con sfondo ufficiale commemorano l’anniversario della battaglia del lago di Changjin in Corea del Nord, in cui l’esercito cinese costrinse le truppe dell’ONU a ritirarsi a sud nel 1950, affermando che è stato l’esercito, non Babbo Natale, a dare la pace al popolo cinese.

Da parte loro le autorità cinesi hanno inviato gli auguri di Natale all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi e al Consiglio cristiano cinese, gli organismi “ufficiali” dei cattolici e dei protestanti. Nella lettera diffusa dall’Amministrazione nazionale per gli affari religiosi, entrambe le associazioni vengono elogiate per aver seguito la guida del pensiero di Xi Jinping e lo spirito del 20° Congresso del Partito Comunista Cinese. L’augurio natalizio del governo di Pechino è dunque quello di continuare ad aderire al percorso di Xi e alla sinizzazione, nonché di “gestire rigorosamente gli affari religiosi”.

L’associazione protestante ufficiale ha appena eletto i suoi nuovi leader in occasione dell’11ª Conferenza tenuta la scorsa settimana. Wang Huning, consigliere politico di Xi Jinping e responsabile dell’ideologia, ha esortato i delegati ad “aderire alla direzione della sinizzazione”, ai valori fondamentali del socialismo e alla cultura tradizionale cinese. Wang ha chiesto ai leader delle associazioni cristiane di “acquisire una profonda comprensione delle teorie e delle politiche del Partito sulla religione”. “Siete chiamati a gestire rigorosamente gli affari religiosi”, ha ribadito Wang, ribadendo la linea indicata da Xi.
(AsiaNews di John Ai 26/12/2023)